Giovedì, commento al Vangelo: Fuoco d’amore

Vangelo e commento del giovedì della 29.a settimana del tempo ordinario.

Vangelo (Lc 12, 49-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:

— Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto! Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione.

— D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera.


Commento

Gesù si rivolge ai suoi discepoli svelando loro i desideri più profondi del suo cuore: la sua impazienza incontenibile di dare la vita per amore di tutti gli uomini, un amore che è simboleggiato dall’immagine del fuoco. Gesù è la luce del mondo (cfr. Gv 8, 12), ed è anche fuoco e calore. Dio si presentò sotto l’immagine di un roveto che ardeva senza consumarsi, suscitando lo stupore di Mosè (cfr. Es 3, 2-3). Manifestava così la sua impazienza di liberare il suo popolo dall’oppressione del potere del faraone. Mosè fu portatore di questo fuoco divino, fuoco che continuò ad ardere nel corso di tutta la storia della salvezza, fino al momento culminante in cui Gesù, sul Calvario, ricevette “un battesimo”, quello che tanto desiderava ricevere, quando morì sulla Croce per liberare tutti dall’oppressione del peccato.

Cinquanta giorni dopo quella nuova Pasqua che ebbe luogo sul monte Calvario, durante la festa di Pentecoste, venne lo Spirito Santo sui discepoli sotto forma di lingue di fuoco. Gli apostoli, pieni dello Spirito di Dio, annunciarono Gesù, e quel giorno furono battezzate circa tremila anime (cfr. At, 2). Era un nuovo battesimo, attraverso il quale quei pellegrini e poi tutti noi cristiani abbiamo ricevuto il frutto della redenzione che Gesù ci ha guadagnato sulla Croce.

Però Gesù sapeva che quel fuoco di amore salvifico avrebbe trovato ostacoli, provocando divisione anche all’interno di una stessa famiglia. Già l’anziano Simeone, visto Gesù bambino, dopo averlo proclamato salvatore di tutti i popoli, annunciò a Maria che Egli sarebbe stato anche “segno di contraddizione” (Lc 2, 34). Però questa divisione non prevarrà: il fuoco e la luce sono più intensi del freddo e delle tenebre. Noi cristiani, grazie al battesimo, siamo portatori di quello stesso fuoco di Cristo, apostoli, per vocazione divina. Come ci dice san Josemaría, “Cancella, con la tua vita d’apostolo, l’impronta viscida e sudicia che i seminatori impuri dell’odio hanno lasciato. – E incendia tutti i cammini della terra con il fuoco di Cristo che porti nel cuore”[1].


[1] San Josemaría, Cammino, n. 1.

Josep Boira