Meditazioni: Venerdì della 6ª settimana di Pasqua

Riflessione per meditare il venerdì della sesta settimana di Pasqua. I temi proposti sono: La gioia cristiana; Il dono della sapienza; Il sapiente è il sale della terra.

- La gioia cristiana

- Il dono della sapienza

- Il sapiente è il sale della terra


OGNI ANNO, nella notte di Pasqua la Chiesa canta il preconio pasquale, espressione della gioia per la vittoria di Cristo: «Esulti il coro degli angeli [...]. Gioisca la terra inondata da così grande splendore [...]; questo tempio tutto risuoni per le acclamazioni del popolo in festa». Dopo i dolorosi giorni della passione, gli apostoli riacquistarono la gioia nel contemplare il volto del risuscitato. Nell’ultima cena Cristo li aveva avvertiti: «Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia [...]; vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia» (Gv 16, 20.22).

La gioia è un’aspirazione impressa nella nostra natura. «Il nostro cuore cerca la gioia profonda, piena e duratura, che possa dare “sapore” all’esistenza»[1]. Nella vita accanto a Gesù possiamo trovare la gioia che desideriamo, anche in mezzo alle difficoltà o alle sofferenze: questo è un elemento centrale dell’esperienza cristiana. Dopo la Pentecoste, per la prima comunità la gioia diventa uno stile di vita, perché la felicità è il frutto della presenza dello Spirito Santo. «Ogni giorno erano perseveranti insieme nel tempio e, spezzando il pane nelle case, prendevano cibo con letizia e semplicità di cuore» (At 2, 46), racconta il libro degli Atti degli Apostoli.

La gioia e l’amore vanno di pari passo. «L’uomo non può vivere senza amore»[2], ricordava san Giovanni Paolo II all’inizio del suo pontificato. La gioia cristiana nasce, prima di tutto, dal saperci amati incondizionatamente da Dio: egli ci accoglie, ci accetta e ci ama così come siamo, anche quando a noi sembra che non sia presente. «Rallegratevi in modo tale – diceva sant’Agostino – che, qualunque sia la situazione in cui vi trovate, abbiate presente che il Signore è vicino; niente deve preoccuparvi»[3].


COMINCIA LA CONSUETUDINE del decenario allo Spirito Santo, che ci può aiutare a preparare la Solennità di Pentecoste. In una tradizionale invocazione al Paraclito, noi cristiani gli chiediamo il dono di «conoscere le cose rette e godere sempre delle sue divine consolazioni». Tra la sapienza e la gioia c’è anche un vincolo stretto. Il primo e più grande dono dello Spirito Santo è il dono di sapienza, che ci dà una profonda conoscenza del mistero di Dio, un sapere nuovo e pieno di carità, con il quale «l’anima acquista familiarità, per così dire, con le cose divine»[4]. San Tommaso d’Aquino assicurava che la sapienza è «un certo sapore»[5] di Dio, un piacere per tutto ciò che è spirituale, che porta sempre felicità.

Dice la Sacra Scrittura: «Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai in nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento» (Sap 7, 7-9). «Il vero sapiente non è semplicemente colui che sa le cose di Dio, ma colui che le sperimenta e le vive»[6]. I santi ci danno il miglior esempio di questa sapienza gioiosa; seguendo le loro tracce impariamo a impregnare con la luce della sapienza la vita intera: esperienze, sentimenti, sogni, progetti.

Il dono della sapienza, «che ci fa conoscere e gustare Iddio, ci rende capaci di valutare rettamente le situazioni e le cose di questa vita. [...] Certamente il cristiano sa anche riconoscere quanto c’è di buono nell’uomo, apprezza le vere gioie della vita e partecipa alle lotte e agli ideali terreni. Anzi, sente tutte queste cose nell’intimo dell’anima, le condivide e le vive con impegno tutto speciale, proprio perché egli conosce come nessun altro le profondità dello spirito umano»[7]. La sapienza ci introduce nel significato profondo della realtà, anche nei suoi continui chiaroscuri. Con essa andiamo oltre la superficie delle cose per indagare intorno al significato ultimo di quel che avviene.


SAN PAOLO rimase a Corinto a predicare la parola di Dio per lungo tempo perché, in una visione, il Signore gli aveva detto: «Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti del male» (At 18, 9). La fermezza della fede e della testimonianza di Paolo poggiava sulla convinzione che Dio, che conosce tutti i cuori e tutte le cose, era accanto a lui.

Il dono di sapienza ci insegna «a sentire con il cuore di Dio, a parlare con le parole di Dio»[8]. Non è frutto di studio, né nasce da una buona disposizione intellettuale, benché possa appoggiarsi su di essi. È un dono gratuito del dolce Ospite dell’anima, grazie al quale scopriamo la bontà e la grandezza del Signore, che riempie di sapore la nostra vita in modo da diventare «sale della terra» (Mt 5, 13). Il cuore del «sapiente» ha il sapore di Dio e diventa per gli altri un testimone della sua presenza.

La Sacra Scrittura narra che all’inizio del suo regno Salomone ebbe un sogno nel quale Dio lo invitò a chiedere qualunque cosa: «Chiedimi ciò che vuoi che io ti conceda» (1 Re 3, 5). A questa proposta divina il re rispose: «Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male» (1 Re 3, 9). Piacque agli occhi di Dio che Salomone gli avesse chiesto sapienza, come il più grande di tutti i tesori. Prendendo esempio dal re saggio, possiamo chiedere allo Spirito Santo questo dono, dato che «quando la sapienza divina ci porta per mano, noi ci inoltriamo fiduciosi nel mondo»[9]. Maria, causa della nostra letizia e sede della sapienza, si unisce a noi in questa richiesta.


[1] Benedetto XVI, Messaggio, 15-III-2012.

[2] San Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, n. 10.

[3] Sant’Agostino, Sermone «Siate sempre allegri nel Signore», PL 38, 933-935.

[4] San Giovanni Paolo II, Udienza, 9-IV-1989.

[5] San Tommaso d’Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 45, a. 2, ad. 1.

[6] San Giovanni Paolo II, Udienza, 9-IV-1989.

[7] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 133.

[8] Papa Francesco, Udienza, 9-IV-2014.

[9] San Giovanni Paolo II, Udienza, 29-I-2003.