Meditazioni: Sabato della 33a settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel sabato della 33a settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Nella vita eterna Dio ci sorprenderà col suo amore e la sua misericordia; Il Signore ha stabilito un patto con noi; La vita futura illumina la nostra vita terrena.

- Nella vita eterna Dio ci sorprenderà col suo amore e la sua misericordia

- Il Signore ha stabilito un patto con noi

- La vita futura illumina la nostra vita terrena


CREDIAMO E SPERIAMO «NELLA RESURREZIONE dai morti e nella vita del mondo che verrà»: così recita il simbolo della fede, che è un compendio della dottrina cristiana. Domani celebreremo la solennità di Cristo Re e nella vigilia di questo grande giorno la Chiesa ci invita a considerare la risurrezione della carne. Questa verità di fede fa parte, fin dall’inizio, del contenuto essenziale del messaggio che trasmettevano gli apostoli.

Sulla possibilità della vita eterna i giudei erano divisi. Un gruppo, quello dei sadducei, non credeva nella risurrezione della carne e affermava «che l’anima muore con il corpo»[1]. Un altro gruppo, invece, quello dei farisei, l’accettava perché così veniva esposto in alcuni testi della Scrittura (cfr. Dn 12, 2-3) e nella tradizione orale (cfr. At 23, 8). Perciò, una volta, alcuni sadducei di intenzione poco retta interrogarono Gesù su questo argomento allo scopo di mettere in ridicolo la fede nella risurrezione. Partono da un caso immaginario e intricato: una donna ha avuto sette mariti, tutti fratelli di una stessa famiglia, che sono morti uno dopo l’altro senza lasciare discendenza. E domandarono a Gesù: «La donna, dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie?» (Lc 20, 33).

Gesù, pazientemente, risponde – e allo stesso tempo illumina anche noi – che la vita dopo la morte non risponde agli stessi schemi della vita terrena. La vita eterna è «un’altra» vita. I risuscitati – disse Gesù – saranno «uguali agli angeli» (Lc 20, 36), vivranno in uno stato diverso, del quale non abbiamo esperienza e che non possiamo temere. «In Gesù Dio ci dona la vita eterna, la dona a tutti, e tutti grazie a Lui hanno la speranza di una vita ancora più vera di questa. La vita che Dio ci prepara non è un semplice abbellimento di questa attuale: essa supera la nostra immaginazione, perché Dio ci stupisce continuamente con il suo amore e con la sua misericordia»[2].


NELLA SUA RISPOSTA AI SADDUCEI, semplice e allo stesso tempo assai originale, Gesù precisa che «Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui» (Lc 20, 38). Gesù ricorda l’episodio di Mosè davanti al roveto ardente, nel quale Dio rivela se stesso come «il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe» (Lc 20, 37). «Colui che parlò a Mosè dal roveto e dichiarò di essere il Dio dei padri, è il Dio dei vivi»[3].

Dio ha voluto che il suo nome rimanesse unito a quello di coloro con i quali ha stabilito un’alleanza, con i quali ha stretto un patto che è più forte della morte. «Il Signore non gioisce tanto quando lo si chiama il Dio del cielo e della terra, come quando lo si chiama il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe»[4], dice san Giovanni Crisostomo. E quella stessa alleanza l’ha stipulata anche con noi, per cui possiamo dire con assoluta sicurezza: egli è il nostro Dio! Il Signore considera il nostro nome unito al suo: io sono di Dio e Dio è mio. «Io ho bisogno di confidarti la mia emozione interiore – esclama san Josemaría –, quando leggo le parole del profeta Isaia: “Ego vocavi te nomine tuo, meus es tu!” – Io ti ho chiamato, ti ho portato nella mia Chiesa, sei mio! Dio mi dice che sono suo! C’è da diventare pazzi d’Amore!»[5].

Dio ci ama come cosa sua e ha stabilito un’alleanza con noi. È il Dio vivo che ci vuole dare la vita in suo Figlio. Gesù Cristo vive, egli stesso è l’alleanza, egli è la vita e la risurrezione, perché con il suo amore crocifisso ha vinto la morte e il potere delle tenebre. Nella vita di Gesù, nell’esperienza del suo amore fedele per noi, possiamo gustare qualcosa della vita risuscitata.


NELL'ANTICO TESTAMENTO Dio viene chiamato spesso «il Dio vivo». Così recita, per esempio, un salmo: «L’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente: quando verrò e vedrò il volto di Dio?» (Sal 42, 3). Anche il profeta Geremia lo chiama «Dio vero», «Dio vivente e re eterno» (Ger 10, 10). Nel Nuovo Testamento, d’altra parte, troviamo la confessione di fede di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16, 16). Non c’è spazio per il dubbio: solamente in Dio c’è vita e la stessa cosa egli vuole per noi.

I sadducei pensavano, tuttavia, che la vita dell’uomo conducesse definitivamente verso la morte. Così hanno supposto anche molti pensatori nel corso della storia. Però Gesù Cristo capovolge del tutto questa concezione. Al contrario di ciò che sostenevano i sadducei, in realtà siamo nati per non morire mai, siamo destinati a una felicità eterna. Né del resto si potrebbe dire che questa vita illumina quella che verrà dopo la morte, ma che «è l’eternità - quella vita - a illuminare e dare speranza alla vita terrena di ciascuno di noi!»[6].

Il nostro cammino, che indubbiamente è composto da momenti gradevoli e anche da momenti penosi, è un pellegrinaggio verso l’eternità. Là ci aspetta Dio. Stiamo camminando in questa vita terrena verso la vita piena. Se guardiamo solamente con occhi umani, potremmo pensare che il cammino dell’uomo parta dalla vita con destinazione la morte. Ma se cerchiamo di guardare con gli occhi di Dio, scopriamo che è proprio il contrario: camminiamo verso la vita piena, è la vita eterna quella che giustifica il nostro andare quotidiano. «La morte sta dietro, alle spalle, non davanti a noi. Davanti a noi sta il Dio dei viventi, il Dio dell’alleanza, il Dio che porta il mio nome»[7]. Maria, che misteriosamente ha dato alla luce il Dio della vita, ci può aiutare a tenere fisso lo sguardo su questa vita che non finisce mai e che già ha avuto inizio nei nostri cuori.


[1] Origene, commento a questo passo in Catena aurea.

[2] Papa Francesco, Angelus, 10-XI-2013.

[3] Sant’Ireneo di Lione, Libr. 4, 5, 2-5, 4.

[4] San Giovanni Crisostomo, commento a questo passo in Catena aurea.

[5] San Josemaría, Forgia, n. 12.

[6] Papa Francesco, Angelus, 10-XI-2013.

[7] Ibidem.