- Le anime sono come il buon vino
- Pazienza con le nostre debolezze
- Accogliere il dolore con pazienza
UNA VOLTA Gesù raccontò la parabola di un uomo che aveva piantato un albero di fichi nella sua vigna. Nonostante fosse andato diverse volte «a cercarvi frutti» (Lc 13, 6), non ne trovò mai. Dopo tre anni così, arrivò alla conclusione che non valeva la pena continuare a occuparsene e per questo chiese al vignaiolo di tagliarlo. Che senso aveva occupare il terreno della tenuta se non produceva nulla? Ma il vignaiolo rispose: «Padrone, lascialo ancora quest’anno, finché gli avrò zappato attorno e avrò messo il concime. Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai» (Lc 13, 8-9). Come l’albero di fichi, a volte può sembrare che alcune persone non diano frutto. Cerchiamo di aiutarle a maturare, stimolandole ad abbandonare certi atteggiamenti o difetti, ad acquisire le virtù o a seguire delle buone pratiche. Ma nonostante il nostro impegno, potremmo accorgerci che l’altro non reagisce con il ritmo che vorremmo. Allora la nostra prima reazione potrebbe assomigliare a quella dell’uomo della parabola: non ha senso continuare a provarci.
In quei momenti possiamo ricordare che uno dei primi aspetti della carità, enumerati da san Paolo, è la pazienza (cfr. 1Cor 13, 4-7). Quando non vediamo i frutti che ci aspettavamo, allora possiamo amare in modo autentico. Questo atteggiamento, infatti, è simile all’amore che Dio ha per noi e che altre persone – specialmente i nostri genitori e i nostri educatori – hanno avuto nei nostri confronti. Sapere che il Signore e gli altri ci rivolgono uno sguardo paziente ci spinge «a essere comprensivi con gli altri, persuasi che le anime, come il vino buono, migliorano col tempo» [1]. Non si matura da un giorno all’altro. Si tratta di un processo che dura anni e che ha bisogno, per svilupparsi, dell’amore paziente del vignaiolo. «La grazia agisce, in via ordinaria, come la natura: per gradi. — Non possiamo propriamente anticipare l’azione della grazia: però, per quanto dipende da noi, dobbiamo preparare il terreno e cooperare, quando Dio ce la concede. (...) La grazia, normalmente, segue i suoi tempi, e non gradisce violenze. Fomenta le tue sante impazienze…, ma non perdermi la pazienza» [2].
LA VIRTÙ della pazienza si riferisce anche al modo in cui ci guardiamo. Possono esserci periodi in cui ci spazientiamo perché la nostra lotta risulta sterile. Anche se cerchiamo di crescere in una virtù o di estirpare un vizio, può succedere che percepiamo che i nostri sforzi non producono alcun frutto visibile. Di nuovo può essere d’aiuto considerare che il Signore ci guarda come il vignaiolo della parabola. «Dio, di fronte alla nostra infedeltà, si mostra “lento all’ira” (cfr. Es 34, 6; cfr Nm 14, 18): anziché sfogare il proprio disgusto per il male e il peccato dell’uomo, si rivela più grande, pronto ogni volta a ricominciare da capo con infinita pazienza» [3].
Le proprie debolezze, quando vengono riconosciute con umiltà e si lotta sinceramente per estirparle, possono essere come il concime che fa crescere le piante. E in effetti, non risultano molto gradevoli, e possono darci l’impressione che non ci sia alcun frutto nella vigna della nostra vita. Ma se continuiamo a lavorare il terreno con pazienza, confidando che la grazia di Dio accompagna il nostro impegno, prima o poi cresceranno verdi germogli. Certamente questo non significa che arriverà un momento in cui tutte le nostre fragilità scompariranno, ma, accanto al concime presente nella vigna, abbonderanno anche gli alberi carichi di frutti.
«Nelle battaglie dell’anima, – diceva san Josemaría - la strategia, a volte, è saper attendere, dovendosi applicare il rimedio conveniente con pazienza, con tenacia. Aumentate, dunque, gli atti di speranza. Vi ricordo che subirete delle sconfitte o che passerete per degli alti e bassi — Dio voglia che siano impercettibili — nella vostra vita interiore, perché nessuno è immune da queste vicissitudini. Ma il Signore, che è onnipotente e misericordioso, ci ha concesso i mezzi idonei per vincere. Basta che li impieghiamo, come dicevo, con la decisione di cominciare e ricominciare ogni momento, se fosse necessario» [4].
IL RITMO di vita che a volte si vive nel quotidiano non è sempre propizio per la virtù della pazienza. Ciò che anni fa richiedeva grandi quantità di tempo – comunicazioni, spostamenti, lavori… – ora si può ottenere quasi immediatamente. Per questo, può succedere che applichiamo la stessa logica davanti a qualcosa che ci contraria: cerchiamo qualcosa che ponga fine rapidamente a quella sofferenza. «Ne abbiamo bisogno come della “vitamina essenziale” per andare avanti, ma ci viene istintivo spazientirci e rispondere al male col male: è difficile stare calmi, controllare l’istinto, trattenere brutte risposte, disinnescare litigi e conflitti in famiglia, al lavoro o nella comunità cristiana» [5]. L’impazienza a volte ci porta a fare ciò che realmente non desideriamo, come ad esempio trattare in modo scorretto qualcuno o cadere in un vizio, pensando che questo sia il modo migliore per risolvere un problema. Poi, però, recuperiamo la prospettiva e ci rendiamo conto che le circostanze ci hanno spinto fortemente a comportarci in quel modo.
La pazienza è un tratto di una personalità matura e libera: permette di superare le frustrazioni e di guardare al futuro con speranza. Ma è, soprattutto, un frutto dello Spirito Santo (cfr. Gal 5, 22) che egli ci concede se lo chiediamo. Ed è, inoltre, la risposta che Gesù diede davanti alle sofferenze della Passione. «Con mitezza e mansuetudine accetta di essere arrestato, schiaffeggiato e condannato ingiustamente; davanti a Pilato non recrimina; sopporta gli insulti, gli sputi e la flagellazione dei soldati; porta il peso della croce; perdona chi lo inchioda al legno e sulla croce non risponde alle provocazioni, ma offre misericordia» [6]. Il Signore accolse il dolore con una pazienza «che è il frutto di un amore più grande» [7]. La Vergine Maria non fuggì dalla croce. Possiamo chiederle di aiutarci ad accogliere con pazienza le lotte di ogni giorno, sapendo che «è meglio la pazienza che la forza di un eroe» (Pr 16, 32).
[1] San Josemaría, Amici di Dio, n. 78.
[2] San Josemaría, Solco, n. 668.
[3] Papa Francesco, Udienza, 27-III-2024.
[4] San Josemaría, Amici di Dio, n. 219.
[5] Papa Francesco, Udienza, 27-III-2024.
[6] Ibid.
[7] Ibid.