Meditazioni: Martedì della seconda settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel martedì della seconda settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Muoviamoci con la disinvoltura di figli; Gesù è la pienezza del culto e della morale; La virtù della magnanimità.

- Muoviamoci con la disinvoltura di figli

- Gesù è la pienezza del culto e della morale

- La virtù della magnanimità


MOLTE DELLE GIORNATE che gli apostoli passavano insieme a Gesù erano, sicuramente, stancanti. Assai spesso la folla si accalcava intorno al maestro di Nazaret. Alle guarigioni e ai discorsi pieni di vita si dovrebbero sommare i tanti chilometri percorsi. I discepoli dovevano essere più o meno abituati ai momenti di stanchezza e alla fame. Perciò siamo in grado di capire la scena che ci narra il Vangelo della Messa di oggi: passando attraverso un campo di frumento, gli apostoli non si trattengono dallo strappare alcune spighe. Forse anche noi, dopo una giornata di lotte e di attività consuete, penseremmo soltanto a un meritato riposo, e Gesù difende il comportamento dei suoi apostoli.

Non è il proprietario del campo che se la prende con gli apostoli affamati; sono i farisei che, scandalizzati perché facevano questo in un giorno di sabato, cominciano a criticare i discepoli di Gesù. «Guarda! Perché fanno in giorno di sabato quello che non è lecito?» (Mc 2, 24). Può colpire la frequenza con cui nella Sacra Scrittura vediamo queste autorità israelite giudicare gli altri, darsi da fare nel valutare i comportamenti altrui. Non si rendono conto che questi discepoli camminano per i campi assieme a Dio fatto uomo. Anche noi, nel bel mezzo del nostro lavoro ordinario, possiamo sentire vicina e amabile la presenza di Gesù che, lungi da toglierci la libertà, ci aiuta a muoverci con maggiore disinvoltura in questo mondo che ci appartiene.

«In quanto fondamento, la filiazione divina configura l’intera nostra vita: ci porta a pregare con la fiducia dei figli di Dio, a muoverci nella vita con la scioltezza dei figli di Dio, a ragionare e a decidere con la libertà dei figli di Dio, ad affrontare il dolore e la sofferenza con la serenità dei figli di Dio, ad apprezzare le cose belle come lo fa un figlio di Dio»[1]. Sentirci figli di Dio, e dunque fratelli di Gesù Cristo, ci permette di lavorare e di riposare nella tranquillità del suo amore.


PUR TENENDO PRESENTE L’ATTEGGIAMENTO orgoglioso dei farisei, la risposta di Gesù appare sorprendente, soprattutto se si ascolta con le orecchie degli israeliti del suo tempo: «Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» (Mc 2, 27). La seconda parte della frase mette in evidenza la divinità di Gesù. Se il sabato era il giorno divino per eccellenza, il Signore, nel collocarsi al disopra delle sue regole e dei precetti, lascia intendere chiaramente che il nuovo senso del culto e della vita morale è Lui. Questa verità è di somma importanza per la nostra stessa vita interiore. Perciò possiamo chiedere a Gesù che le nostre pratiche di pietà e l’adempimento dei comandamenti non siano mai cose vuote, ma mostrino sempre la pienezza che proviamo nel seguire Lui.

«Tutti quelli che hanno la fede in Gesù Cristo sono chiamati a vivere nello Spirito Santo, che libera dalla Legge e nello stesso tempo la porta a compimento secondo il comandamento dell’amore»[2]. Essere innamorati di Gesù Cristo e chiedere in ogni momento allo Spirito Santo che ci aiuti a discernere la volontà di Dio per noi, ci rende molto liberi. Superiamo così la casistica che ci impone di fare questo e di non fare quello – per esempio, mangiare le spighe del campo –, perché sappiamo che Dio non ha lo sguardo giudicante dei farisei, ma il volto amabile ed esigente di un buon padre.

Sapendoci amati da Dio, vogliamo dimostrargli in ogni momento il nostro amore anche con piccoli atti di affetto. Così le nostre giornate si trasformano in occasioni stupende per strappare a Gesù un sorriso. A volte ci stancheremo, non riusciremo a realizzare tutti i propositi, potremmo addirittura venir meno e allontanarci dall’amore di Dio. Ma se non dimentichiamo che quello che nella nostra vita è realmente importante è l’affetto che Dio ci regala disinteressatamente, allora ci rimane sempre la libertà di ritornare al suo amore. «Il Signore ci aiuti a camminare sulla strada dei Comandamenti, ma guardando l’amore a Cristo, verso l’incontro con Cristo, sapendo che l’incontro con Gesù è più importante di tutti i Comandamenti»[3].


«IL SABATO È STATO FATTO PER L’UOMO e non l’uomo per il sabato! Perciò il Figlio dell’uomo è signore anche del sabato» (Mc 2, 27). La prima parte della risposta di Gesù nasconde un importante insegnamento. Il Signore non vuole che la nostra risposta positiva alla sua chiamata ci rimpicciolisca l’anima o generi in noi preoccupazioni superflue. Tutto ciò che egli ha disposto, anche nei dettagli più quotidiani della nostra esistenza, è indirizzato a farci felici. Ecco perché vuole, nello stesso tempo, che abbiamo una grandezza di prospettiva e di cuore propria di un figlio di re, perché appunto questo noi siamo. Possiamo chiedere a Gesù una virtù molto amata da san Josemaría e che è indispensabile per provare le vertigini di una vita vissuta accanto a Dio: la magnanimità.

«Magnanimità: animo grande, capiente, che fa posto a molti. È la forza che ci fa uscire da noi stessi, permettendoci di intraprendere opere grandi, a beneficio di tutti. Nel magnanimo non c’è posto per la meschinità; non viene a patti con l’avarizia, non fa calcoli egoistici né si serve di raggiri. Il magnanimo impiega senza riserve le sue forze in ciò che vale la pena; è quindi capace di offrire se stesso. Non si accontenta di dare: semplicemente si dà. Così può arrivare a capire qual è la più grande dimostrazione di magnanimità: darsi a Dio»[4]. Il magnanimo non spreca le sue energie riflettendo su quanto dare o fin dove vale la pena arrivare, perché si dà completamente e gli interessa solamente arrivare alla meta, che è Cristo.

«L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore» (Lc 1, 46). La vita di nostra Madre fu felicemente magnanima, perché seppe rallegrarsi nella salvezza di Dio. Santa Maria, porta del cielo e stella del mattino, non si stanca di pregare Dio per noi affinché ci sentiamo sempre più figli.


[1] Mons. Fernando Ocáriz, Lettera pastorale, 28-X-2020, n. 3.

[2] Papa Francesco, Udienza, 11-VIII-2021.

[3] Ibid.

[4] San Josemaría, Amici di Dio, n. 80.