Meditazioni: martedì della 2ª settimana di Avvento

Riflessioni per meditare nel martedì della seconda settimana di Avvento. Ecco i temi proposti: Il Signore viene a cercarci; Cominciare e ricominciare sempre; Confidare più in Dio e meno in noi stessi.

Il Signore viene a cercarci  Cominciare e ricominciare sempre Confidare più in Dio e meno in noi


Il Signore viene a cercarci

«Il Signore verrà, e tutti i santi con lui: in quel giorno splenderà una grande luce»[1]. Gesù viene sulla terra a perdonarci, a salvarci, come leggiamo nel Vangelo della Messa di oggi: «Che cosa vi pare? Se un uomo ha cento pecore e una di loro si smarrisce, non lascerà le novantanove sui monti e andrà a cercare quella che si è smarrita?» (Mt 18, 12). Il Buon Pastore viene a cercare colui che, per una ragione o l’altra, si è allontanato. Ritorna ancora una volta per riempirci della sua vita, per consolidarci nella nostra chiamata alla santità.

Vogliamo ascoltare nuovamente la voce che la prima lettura descrive come quella di «un pastore che fa pascolare il gregge e con il suo braccio lo raduna; porta gli agnellini sul petto e conduce dolcemente le pecore madri» (Is 40, 11). Il Signore si è assunto l’impegno di farci gustare la gioia della santità e insiste nella nostra ricerca: «Si affretta a cercare la centesima pecora che si era perduta [...]. Meravigliosa condiscendenza di Dio, che così cerca l’uomo, dignità grande dell’uomo, così cercato da Dio!»[2].

Anche noi, senza indugio, andiamogli incontro, disposti a rinnovare il nostro amore. «È giunto per noi un giorno di salvezza, di eternità. Una volta ancora si odono i richiami del Pastore Divino, le sue parole affettuose: “Vocavi te nomine tuo” – ti ho chiamato per nome. Come nostra madre, Egli ci invita per nome. Anzi, con il nomignolo affettuoso, famigliare. Laggiù, nell’intimità dell’anima, chiama, e bisogna rispondere: “Ecce ego, quia vocasti me”, eccomi, perché mi hai chiamato, deciso stavolta a non permettere che il tempo passi come l’acqua sui ciottoli, senza lasciare traccia»[3]. Vogliamo che questo Avvento lasci traccia nelle nostre anime perché, ascoltando il nostro nome dalle labbra del Buon Pastore, vogliamo che la sua grazia ci rinnovi.


Cominciare e ricominciare sempre

«Nel deserto preparate la via al Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata» (Is 40, 3-4). Le parole del profeta Isaia che leggiamo nella prima lettura della Messa ci invitano a disporci il meglio possibile per accogliere la grazia che il Signore vuole concederci alla sua venuta.

Ci rendiamo conto che dovremmo migliorare in tante cose: nel nostro desiderio di arrivare a una vita contemplativa, nello spirito di sacrificio, nel modo di lavorare, nella preoccupazione per le anime, nell’apostolato... E non in una maniera generica, ma in alcuni punti precisi: per esempio, in quello che ci consigliano nella direzione spirituale o nella confessione, o in quella virtù concreta che sappiamo farci tanto bene. Possiamo aspirare, con la grazia di Dio, a essere trasformati sempre un po’ di più, anche se a volte più lentamente di quanto vorremmo: «Non ho mai apprezzato – scriveva san Josemaría – quelle biografie che ci presentano – con ingenuità, ma anche con carenza di dottrina – le imprese dei santi come se essi fossero stati confermati in grazia fin dal seno materno. Non è così. Le vere biografie degli eroi della fede sono come la nostra storia personale: lottavano e vincevano, lottavano e perdevano; in tal caso, contriti, tornavano alla lotta»[4].

Per andare incontro a Gesù è necessario non fare mai tacere l’impulso interiore che ci stimola a cercarlo, che ci spinge continuamente verso la santità che ci aspetta. «Vado ancora avanti – dice sant’Agostino –, ancora cammino, sono ancora in rotta, ancora mi sforzo, ma non sono ancora arrivato. Pertanto, se anche tu cammini, ti sforzi, se pensi a ciò che deve venire, dimentica il passato, non mettere il tuo sguardo su di esso, per non restare agganciato al luogo che ritorni a guardare. Se dici: basta così!, sei perduto»[5].


Confidare più in Dio e meno in noi

Dopo aver raccontato la parabola del pastore che va in cerca della pecora smarrita, Gesù conclude: «Così è volontà del Padre vostro che è nei cieli, che neanche uno di questi piccoli si perda» (Mt 18, 14). Il Signore non ci abbandona mai. Questa è la nostra speranza. Ci saranno sempre scivoloni, ma proprio questa debolezza, quando è riconosciuta come tale, attrae la fortezza di Dio. Egli, che è il Signore degli eserciti, dirige la lotta, «e un comandante sul campo di battaglia stima più il soldato che, dopo essersela data a gambe, ritorna e attacca con ardore il nemico, al quale mai aveva voltato le spalle, ma contro il quale neppure aveva mai condotto un’azione valorosa»[6]. Non si santifica chi non cade mai – un’anima come questa non esiste –, ma colui che si rialza agilmente.

La vita cristiana è una vita di combattimenti spirituali. È una lotta piena di pace, di sportività, di gioia, perché ha come fondamento principale la fiducia in Dio. «Gesù, che comprende la nostra fragilità, ci attrae a sé guidandoci come per un piano inclinato ove si sale a poco a poco, giorno per giorno, perché desidera che il nostro sforzo sia perseverante. Ci cerca come cercò i discepoli di Emmaus, andando loro incontro; come cercò Tommaso per mostrargli e fargli toccare con le sue stesse mani le piaghe aperte nel suo corpo. Proprio perché conosce la nostra fragilità Gesù attende sempre che torniamo a Lui»[7].

È necessario, dunque, essere umili davanti a Dio, come un bambino che da parte sua fa di tutto per comportarsi bene e, anche se spesso non ci riesce, avverte sempre l’affetto incondizionato dei suoi genitori. Il Signore si compiace quando vede che ricorriamo a Lui per chiedergli aiuto e, se necessario, il suo perdono. Sta lì, in buona parte, il segreto della santità. Possiamo contare anche sull’aiuto della nostra Madre Santissima. Ella ci aiuta sempre a ricominciare, a lasciarci trovare di nuovo dal Buon Pastore: «Ricorri, per mezzo di Maria, tua Madre, all’Amore Misericordioso di Gesù. – Un miserere e in alto il cuore! Si ricomincia di nuovo»[8].


[1] Martedì della II settimana di Avvento, antifona d’ingresso.

[2] San Bernardo, Sermone nell’Avvento del Signore, I, 7.

[3] San Josemaría, Forgia, n. 7.

[4] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 76.

[5] Sant’Agostino, Sermone 169, 18.

[6] San Gregorio Magno, Omelie sui Vangeli, 34, 4.

[7] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 75.

[8] San Josemaría, Cammino, n. 711.