Meditazioni: Lunedì della seconda settimana del Tempo Ordinario

Riflessioni per meditare nel lunedì della seconda settimana del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Gesù è la retta via; L’obbedienza sta nell’ascoltare Dio; La vita di orazione è creativa.

- Gesù è la retta via

- L’obbedienza sta nell’ascoltare Dio

- La vita di orazione è creativa


«A chi cammina per la retta via mostrerò la salvezza di Dio» (Sal 49, 23). Questo versetto del Salmo 49 rivela, in forma condensata, la meta alla quale tendiamo e il mezzo per raggiungerla. Desideriamo di tutto cuore sperimentare l’azione salvifica di un Dio che ci ama e che non vuole per noi né il male né la morte. Pertanto siamo convinti che tanto le gioie quotidiane quanto i momenti di difficoltà possono essere indirizzati a questa nuova vita che vuole regalarci. Dio ci sta salvando in ogni momento.

«Io sono la via, la verità e la vita» (Gv 14, 6), dice Gesù. Ecco perché camminare per la retta via, come ci propone il salmista, non consiste nel riempire la nostra giornata di regole formali o, ancor meno, nel vivere con il timore che forse non siamo capaci di raggiungere l’ideale al quale Dio ci chiama. Gran parte della maturità e della vitalità della nostra vita interiore dipende dal fatto che scopriamo, in tutta la sua profondità, che cosa significa che la nostra esistenza consista nel camminare insieme a una persona: Gesù Cristo. Allora non saremo più assillati dalla preoccupazione di percorrere la via corretta, e saremo sempre disponibili ad accogliere la sua parola e a sapere dove ci vuole condurre. La nostra vita diventa così un’avventura divina.

«L’orazione, iniziata con una ingenuità da bambini, procede ora come un fiume ampio, calmo e sicuro, perché segue il cammino dell’amicizia con Colui che disse: Io sono la via»[1]. Possiamo aprirci a Gesù Cristo solo attraverso il dialogo con lui. Vogliamo che tutta la nostra vita passi attraverso il setaccio del suo sguardo per trasformare la nostra. Sappiamo bene che non è la stessa cosa un sorriso o un dettaglio di servizio che nascono dall’impulso di saperci in compagnia di Gesù, e una vita nella quale egli sia assente. In tal modo, tutto quello che facciamo acquista una dimensione molto più profonda: è manifestazione dell’amore di Dio.


In un passo della Scrittura il profeta Samuele si presenta al cospetto del re d’Israele con un messaggio importante e inatteso. Saul pensava di aver fatto quello che Dio gli aveva chiesto: vincere il popolo nemico. Tuttavia la sua obbedienza non era stata completa, perché aveva deciso di trattenere per sé il bottino. Aveva nascosto questo piccolo atto di ribellione alle parole del Signore sotto un manto di motivi soprannaturali: si giustificava pensando che gli animali del popolo nemico potevano servire per i sacrifici a Dio. Samuele gli fa notare l’auto-inganno nel quale è incorso: «Il Signore gradisce forse gli olocausti e i sacrifici quanto l’obbedienza alla voce del Signore? Ecco, obbedire è meglio del sacrificio, essere docili è meglio del grasso degli arieti» (1 Sam 15, 22).

Una delle grandi sfide della nostra vita sta nell’unire le nostre occupazioni quotidiane alla voce di Dio che nasce nell’orazione. Ci piacerebbe che tutto quello che facciamo, da quando ci svegliamo fino all’ultimo secondo prima di cadere addormentati per la notte, fosse una risposta libera e amorevole alle insinuazioni divine. L’obbedienza non è una virtù che abbia come fine quello di piegare la nostra libertà a una autorità che dà ordini. L’obbedienza cristiana consiste, invece, nel nostro impegno nel leggere sulle labbra di Gesù i suoi continui inviti a fare il bene.

«Nella preghiera dobbiamo essere capaci di portare davanti a Dio le nostre fatiche, la sofferenza di certe situazioni, di certe giornate, l’impegno quotidiano di seguirlo, di essere cristiani, e anche il peso del male che vediamo in noi e attorno a noi, perché Egli ci dia la speranza, ci faccia sentire la sua vicinanza, ci doni un po’ di luce nel cammino della vita»[2]. Possiamo chiedere con fede al Signore che tutta la nostra vita sia come un gran fiume che nasce dai nostri momenti di orazione. Così dal terreno su cui ci troviamo noi, forse in certi periodi apparentemente rinsecchito, andranno spuntando dei fiori che neppure immaginavamo che avessero bisogno di un poco d’acqua per fiorire.


Una costante relazione amorosa con Cristo, stimolata nell’orazione, ci fa sentire un desiderio irrefrenabile di convertirci. Non vogliamo che la nostra vita interiore sia un semplice adempimento esteriore, ma siamo desiderosi di conoscere in ogni momento quello Dio si aspetta da noi nel più intimo della nostra anima. La vita di orazione si trasforma così in una continua chiamata a vivere «la creatività dell’amore»[3] e rimanere lontani da una routine malintesa. Forse è l’ora di mettersi nella disposizione di riascoltare i suggerimenti di Dio per portare a termine quel lavoro, per quel modo di trattare un familiare o per quella iniziativa apostolica. Il Signore, come il vento, non si ripete mai.

È Gesù che nel Vangelo della Messa di oggi ci invita ad avere il coraggio di percorrere vie inesplorate: «Nessuno cuce un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio; altrimenti il rattoppo nuovo porta via qualcosa alla stoffa vecchia e lo strappo diventa peggiore. E nessuno versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino spaccherà gli otri, e si perdono vino e otri. Ma vino nuovo in otri nuovi» (Mc 2, 21-22). In ogni momento dell’orazione abbiamo l’opportunità di chiederci se il vino nuovo degli insegnamenti di Gesù lo stiamo ricevendo veramente in otri nuovi, vale a dire, in un cuore che è chiamato a essere giovane in ogni momento.

San Josemaría ripeteva che «nostra Madre è un modello di corrispondenza alla grazia; se noi contempliamo la sua vita, riceveremo dal Signore la luce necessaria per divinizzare la nostra esistenza quotidiana [...]. Seguendo il suo esempio nell’obbedire al Signore, cerchiamo ora di capire l’insegnamento che ci viene dalla delicata combinazione di sottomissione e autorità che osserviamo in Maria. In Lei non c’è ombra del contegno delle vergini stolte, che obbediscono, ma senza criterio. La Madonna ascolta con attenzione quello che il Signore le chiede, riflette su quanto non comprende, domanda quello che non sa. Poi, si dà totalmente al compimento della volontà divina: Ecco la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto. Non è meraviglioso? Maria Santissima, maestra di tutto il nostro agire, ci insegna così che l’obbedienza a Dio non è servilismo, non soggioga la coscienza: ci muove nel nostro intimo a scoprire la libertà dei figli di Dio»[4].


[1] San Josemaría, Amici di Dio, n. 306.

[2] Benedetto XVI, Udienza, 1-II-2012.

[3] Papa Francesco, Video-messaggio, 3-IV-2020.

[4] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 173.