Meditazioni: 1ª Domenica d’Avvento (Ciclo A)

Riflessioni per meditare nella prima domenica d’Avvento (Ciclo A). I temi proposti sono: Ricominciare ogni giorno da capo; Sostenuti dalla grazia di Dio; Diventare fiduciosi nel suo aiuto.

- Ricominciare ogni giorno da capo

- Sostenuti dalla grazia di Dio

- Diventare fiduciosi nel suo aiuto


Oggi iniziamo il periodo di Avvento, alcuni giorni di attesa perché sappiamo che la venuta di Gesù è vicina. La liturgia di questa domenica ci invita a considerare la nostra vita in preparazione alla venuta del Signore: «O Dio, nostro Padre, suscita in noi la volontà di andare incontro con le buone opere al tuo Cristo che viene, perché egli ci chiami accanto a sé nella gloria a possedere il regno dei cieli»[1]. Tutta la nostra esistenza è un tempo di attesa fino al grande giorno in cui Gesù verrà a prenderci con sé. Perciò, in preparazione a quell'incontro, la saggezza della Chiesa ci fa innalzare una supplica a Dio per avere un maggiore desiderio di fare il bene.

San Paolo scrive nella sua lettera ai Romani: «È ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti.» (Rm 13, 11). Dio ci ha lasciato questo mondo in eredità, vuole che ci dedichiamo alla cura dei suoi, ci incoraggia a seminare il bene nella nostra vita e intorno a noi. Un giorno - non sappiamo quando - il Signore tornerà, e quale gioia porteremo al cuore di Cristo quando andremo ad incontrarlo! Fino a quel momento, vogliamo essere vigili, perché non conosciamo né il giorno né l'ora.

Questo Avvento può essere un buon momento per considerare i compiti che Dio ci ha affidato e per vedere come li stiamo portando avanti. Forse, insieme alla gratitudine per tante gioie, riconosceremo di aver trascurato alcuni aspetti. Oggi possiamo decidere di ripartire da questi punti, seguendo il consiglio spesso dato da san Josemaría: «Ricominciare? Sì, ricominciare. Io, come te, mi immagino, ricomincio ogni giorno, ogni ora, ricomincio ogni volta che faccio un atto di contrizione»[2].


«Vegliate dunque, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà» (Mt 24, 42). Può sembrare che questa esortazione di Gesù abbia un tono troppo urgente. Ma non è forse questa la verità? La vita è breve, il tempo passa molto velocemente e può capitare che, a causa del ritmo frenetico con cui spesso viviamo, alcuni aspetti centrali della nostra esistenza vengano messi in secondo piano. Il Signore vuole stare con noi, vuole che non lo dimentichiamo, e per questo ci chiama sempre di nuovo. L'invito a vegliare è un'espressione della volontà di Dio, è un modo per svegliarci se siamo un po' addormentati. Gesù ci invita a riassaporare l'essenziale.

«Vegliate». Il Signore ci chiama a rinnovare il nostro desiderio di santità, a reindirizzare a Dio quello che sia necessario. È lo stesso invito che san Paolo rivolge ai Romani: «Rivestitevi del Signore Gesù Cristo e non abbiate cura della carne» (Rm 13, 14). Si tratta, in definitiva, di cercare una vita «non secondo lo stile mondano, bensì secondo lo stile evangelico: amare Dio con tutto il nostro essere, e amare il prossimo come lo ha amato Gesù, cioè nel servizio e nel dono di sé. La cupidigia dei beni, la voglia di avere beni, non sazia il cuore, anzi provoca più fame»[3].

Gesù stesso ci viene offerto come dono di vita nuova. Mentre ci prepariamo alla nascita del bambino Gesù, possiamo considerare queste verità. Il Signore desidera riempirci della sua grazia. Questo tempo di Avvento, un tempo di attesa, è un'opportunità per aprirci a questo dono e accoglierlo con tutto il cuore. In questo modo, verrà alla luce la versione migliore di noi stessi, il miglior io in ognuno di noi.


La nostra vita è un dono di Dio. Durante l'Avvento, un tempo di grazia speciale, la Chiesa ci ricorda sempre questa verità: Dio vale più di altre cose che soffocano o riducono l'amore, cose che alla fine feriscono e turbano. «In una società che spesso pensa troppo al benessere, la fede ci aiuta a levare lo sguardo e a scoprire la vera dimensione della nostra esistenza. Se siamo portatori del Vangelo, il nostro passaggio su questa terra sarà fecondo»[4]. Guardare in alto; riscoprire la dimensione autentica della nostra vita; lasciare un segno ed essere fecondi nel nostro passaggio su questa terra. Questo può essere un buon programma per l'Avvento.

La conversione è innanzitutto una grazia: è luce per vedere e forza per volere. Vogliamo guardare il volto di Dio perché ci salvi. Sappiamo che i nostri limiti non ci definiscono e che il nostro sostegno è la forza infinita di Dio. Signore, riponiamo la nostra fiducia in te. Dobbiamo dirglielo, perché Dio è molto rispettoso della nostra libertà e aspetta che lo lasciamo partecipare alla nostra vita. Se glielo chiediamo, se lasciamo nelle sue mani i compiti più difficili e se ci sforziamo di portare a termine quelli che sono alla nostra portata, siamo certi che ci darà la sua luce e la sua forza.

Sapendo chi è il nostro Signore e il suo consiglio di essere vigili, vogliamo mantenere questa disposizione d'amore, anche quando a volte la stanchezza è presente nelle nostre giornate. Contiamo sulla presenza di Maria: ha saputo vivere in vigile attesa durante i mesi della gestazione del Signore e saprà tenerci svegli e gioiosi, ricominciando ogni volta che sarà necessario, fino alla venuta del nostro Gesù.


[1] Messale romano, I domenica d’Avvento, preghiera Colletta.

[2] San Josemaría, In dialogo con il Signore, edizione critico-storica, p. 157.

[3] Francesco, Angelus, 4-VIII-2019.

[4] Mons. Fernando Ocáriz, articolo “Felici perché chiamati così lasceremo traccia", Avvenire, 10-X-2018.