Meditazioni: Giovedì della 3ª settimana di Avvento

Riflessioni per meditare nel giovedì della terza settimana di Avvento. Ecco i temi proposti: Dio è fedele alle sue promesse; L’esempio di san Giovanni Battista; La fedeltà è sempre creativa.

- Dio è fedele alle sue promesse

- L’esempio di san Giovanni Battista

- La fedeltà è sempre creativa


IN GRAN PARTE DEL LIBRO del profeta Isaia leggiamo quanto duole a Yahvé l’infedeltà del suo popolo. Eppure arriva un momento nel quale Dio decide di consolare Gerusalemme, perdonare tutti i suoi peccati e suggellare un’alleanza eterna. Lo ricordiamo oggi, nella prima lettura della Messa. Il linguaggio che utilizza il profeta è quasi materno: «Per un breve istante ti ho abbandonata, ma ti raccoglierò con immenso amore», «ti ho nascosto per un poco il mio volto, ma con affetto perenne ho avuto pietà di te», «non si allontanerà da te il mio affetto» (Is, 54, 7-10). Alle nostre infedeltà, Dio risponde con misericordia. «La sua collera dura un istante, la sua bontà per tutta la vita» (Sal 30, 6). Il suo amore è più forte del nostro peccato.

In Avvento la liturgia ci ricorda continuamente il desiderio divino di stare con gli uomini. Il Signore desidera che l’uomo non rifiuti la sua compagnia e si lasci amare. «Dio è vicino, e fa opere grandi di salvezza per chi confida in Lui. [...] Dio ama di un amore senza fine, che neppure il peccato può frenare, e grazie a Lui il cuore dell’uomo si riempie di gioia e di consolazione»[1]. La storia umana, per quel che ci riguarda, è tristemente piena di infedeltà. Ciò nonostante, Dio ha una pazienza infinita e non si stanca di educarci come alcuni padri fanno con un loro figlio. Il suo cuore è sempre incline al perdono. Dio mantiene la sua alleanza nonostante tutto, di generazione in generazione. Come dice san Paolo, «Dio rimane fedele, perché non può rinnegare se stesso» (cfr. 2 Tm 2, 13).

«Questo “mistero” della fedeltà di Dio costituisce la speranza della storia»[2]. Si tratta della più grande garanzia per la nostra lealtà, perché «fedele è il Signore in tutte le sue parole e buono in tutte le sue opere» (Sal 145, 13). «Qual è il fondamento della nostra fedeltà?», si domandava una volta san Josemaría; e rispondeva: «Ti direi, a grandi linee, che si basa sull’amore di Dio, che fa vincere tutti gli ostacoli: l’egoismo, la superbia, la stanchezza, l’impazienza...»[3].


IN QUESTE SETTIMANE di Avvento Giovanni Battista è molto presente nella liturgia della Parola. Ascoltiamo i momenti più importanti della sua singolare missione di preparare il cammino a Gesù. Guardiamo a lui per imparare ad aspettare con desiderio crescente la nascita del redentore. Giovanni è l’ultimo dei profeti e il primo a morire per Cristo. Nel Vangelo di oggi Gesù parla di suo cugino alla folla: «Che cosa siete andati a vedere nel deserto? Una canna sbattuta dal vento? Allora, che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che portano vesti sontuose e vivono nel lusso stanno nei palazzi del re. Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta» (Lc 7, 24-26).

Fra le caratteristiche della personalità di Giovanni, e che sono un modello per i cristiani, mette in evidenza la fedeltà. Il Precursore non esita a indicare il Messia, non teme di perdere i suoi discepoli o di rimanere solo perché conosce e si identifica con la sua missione. «Ecco l’Agnello di Dio» (Gv 1, 29) «che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali» (Lc 3, 16), dice. Sono le espressioni di un cuore umile, consapevole di essere di passaggio, come ognuno di noi; sa che la sua felicità sta nel mettere Dio in primo piano, e così non si sente indispensabile.

Il Battista non è «una canna sbattuta dal vento», di natura instabile, compiacente al punto da stare bene con tutti; Giovanni è un messaggero di Dio che vive per la sua missione, anche se questo lo obbliga a fare alcuni sacrifici personali. La lealtà verso Dio e la verità lo inducono anche a spargere il suo sangue. Per questo san Giovanni Paolo II ha potuto affermare che la «fedeltà radicale a Cristo risplende nel martirio di san Giovanni Battista»[4].


«LA TUA ALLEANZA l’hai stabilita per sempre»[5]. Questa certezza è stata presente in san Giovanni Battista durante tutta la sua vita. La fedeltà di Dio non conosce tramonto. Dio è quello di sempre. Nel considerare l’intensità del suo amore, la creatura si sente spinta a contraccambiare a sua volta con un amore fedele, frutto della propria libertà. Oggi, nell’Antifona della comunione, leggiamo i consigli che Paolo dà a Tito: «È apparsa infatti la grazia di Dio [...]. Viviamo in questo mondo con prudenza, giustizia e pietà, nell’attesa che si compia la beata speranza e la manifestazione della gloria del gran Dio e Salvatore nostro Gesù Cristo» (cfr. Tt 2, 12-13). Questa fedeltà a Dio richiede una intimità autentica con Gesù nella preghiera, perché nel colloquio con il Signore abbiamo la prova del suo amore – dolce ed esigente – e questo ci fa essere generosi.

L’espressione del volto di una vita santa e fedele è composta da tanti momenti che non si notano all’esterno, perché la maggior parte delle volte rimangono nascosti, ma in ogni caso sono dovuti all’amore: un sorriso, un particolare nell’ordine, ringraziare o chiedere perdono quando abbiamo offeso un’altra persona, una risposta amabile... Riferendosi al beato Álvaro, una volta san Josemaría disse: «Vorrei che voi lo imitaste in molte cose, ma soprattutto nella lealtà. In questi tanti anni della sua vocazione gli si sono presentate molte occasioni – umanamente parlando – di arrabbiarsi, di infastidirsi, di essere sleale; e ha avuto sempre un sorriso e una fedeltà incomparabili. Per motivi soprannaturali, non per virtù umana. Sarebbe molto bello che lo imitaste in questo»[6].

«La fedeltà col passare del tempo è il nome dell’amore; di un amore coerente, vero e profondo»[7]. Durante la vita l’amore autentico si rinnova molte volte al giorno. Così cresce sempre più, rimane vivo; la fedeltà non è inerzia o un semplice lasciar passare il tempo. Essere fedeli non vuol dire essere persone inflessibili; niente è più lontano dalla fedeltà che il semplice mantenere una preferenza per il passato. La persona fedele è creativa, è capace di rinnovarsi e di sognare in grande all’interno dei progetti di Dio.

E se, in qualche momento, il cammino diventa un po’ più duro, la reazione dell’uomo fedele è chiedere aiuto per mettere, da parte sua, tutto per andare sempre avanti. Se guardiamo Maria, Vergine fedele, possiamo mettere nelle sue mani i nostri desideri di amare come lei.

[1] Papa Francesco, Udienza, 16-III-2016.

[2] Benedetto XVI, Omelia nell’Epifania del Signore, 6-I-2008.

[3] San Josemaría, Forgia, n. 532.

[4] San Giovanni Paolo II, Angelus, 29-VIII-1999.

[5] Giovedì della III settimana di Avvento, Antifona di ingresso.

[6] San Josemaría, Appunti di una riunione familiare, 19-II-1974.

[7] Benedetto XVI, Discorso, 12-V-2010.