Meditazioni: 31a Domenica del Tempo Ordinario (B)

Riflessioni per meditare nella 31a Domenica del Tempo Ordinario. I temi proposti sono: Dio invita l’uomo a condividere il suo amore; La nostra risposta a tutta questa generosità è libera; Amare Dio e gli uomini vanno di pari passo.

- Dio invita l’uomo a condividere il suo amore

- La nostra risposta a tutta questa generosità è libera

- Amare Dio e gli uomini vanno di pari passo


«QUAL È il primo di tutti i comandamenti?» (Mc 12, 28). Con questa domanda ha inizio una conversazione intima tra uno scriba e Gesù. «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”» (Mc 12, 29-30). Anche se la risposta non apparirà strana a chiunque abbia familiarità con la tradizione giudaica, se riflettiamo con calma, le parole di Cristo ci rivelano una cosa sorprendente: Dio, il creatore del cielo e della terra, l’onnipotente ed eterno, chiede all’uomo di amarlo. Chi ha tutto, chi ha fatto tutto e può tutto, si presenta come uno che ha bisogno. Invita noi, sue creature venute su dalla polvere (cfr. Gn 2, 7), a condividere il suo amore e la sua felicità.

Questo saggio israelita è ammirato da ciò che ascolta. Il suo cuore ben disposto si riempie di luce e si rende conto che il suo interlocutore ha certe risposte e un modo di parlare che gli ispirano fiducia. Non può evitare una emozionata reazione: «Bene, Maestro!» (Mc 12, 32). Non era frequente che uno scriba riconoscesse così apertamente che Gesù aveva ragione e, inoltre, che lo facesse con tanta semplicità. La reazione della maggioranza dei suoi compagni era stata quella contraria e, forse per questo, san Marco ci dice che «nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo» (Mc 12, 34). Noi, invece, vorremmo riempire Gesù delle domande che ci frullano nella mente. Vorremmo chiedergli di spiegarci le stesse cose di nuovo perché, uscite dalle sue labbra, le cose non suonano mai allo stesso modo, le sue parole non ritornano mai senza dare frutto (cfr. Is 55, 11).

Il demonio lotta con insistenza contro questo rapporto pieno di fiducia che Dio vuole stabilire con gli uomini. Ci vuole convincere, come fece con i nostri progenitori, che Dio ha interessi distorti: «Non morirete affatto! – disse loro per ingannarli –. Anzi, Dio sa che il giorno in cui voi ne mangiaste si aprirebbero i vostri occhi e sareste come Dio, conoscendo il bene e il male» (Gn 3, 4-5). «Non abbiamo forse tutti in qualche modo paura, se lasciamo entrare Cristo totalmente dentro di noi, se ci apriamo totalmente a lui? Paura che Egli possa portar via qualcosa della nostra vita? Non abbiamo forse paura di rinunciare a qualcosa di grande, di unico, che rende la vita così bella? [...]. Non abbiate paura di Cristo! Egli non toglie nulla, e dona tutto. Chi si dona a lui, riceve il centuplo. Sì, aprite, spalancate le porte a Cristo, e troverete la vera vita»[1].


CON PAROLE di san Josemaría possiamo chiedere al Signore che apra le nostre menti a questo dono del suo primo comandamento: «Quando mi accorgo di capire così poco delle tue generosità, della tua bontà, della tua sapienza, del tuo potere, della tua bellezza... Quando mi accorgo di capire così poco, non mi rattristo: mi rallegro che tu sei tanto grande da non entrare nel mio povero cuore, nella mia miserabile mente. Dio mio! [...]. Tutta questa generosità, tutto questo potere, tutta questa bellezza... mia! E io... suo!»[2].

Se poi fosse poca la nostra sorpresa dovuta alla volontà di Dio di entrare in un rapporto di amore fiducioso con gli uomini, ci offre oltretutto una completa libertà nel rispondere al suo invito; non fa nessun genere di ricatto, né pressioni, né manovre. Ci rendiamo conto facilmente di essere liberi, che sta a noi accettare tutte le cose buone, ma anche di poter fare come se non ne avessimo sentito parlare. Quando qualcuno vuole essere amato, ma non obbliga gli altri a farlo, è particolarmente pronto a ricevere qualunque dimostrazione di affetto. Riceve ogni cosa come un dono, il suo cuore trabocca di gioia sin per i più minuti particolari. E così, in certo qual modo, è Dio con noi: non perché non meriti il nostro amore, ma perché noi non saremo mai in grado di soddisfarlo. La distanza è infinita, ma Dio l’ha percorsa, con molto piacere, nel suo figlio Gesù Cristo. Egli stesso ha detto che il suo gioco è soave e il suo carico leggero (cfr. Mt 11, 30).


«IL SECONDO È QUESTO: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi» (Mc 12, 31). Hanno interrogato Gesù sul comandamento più importante, ed Egli risponde con due comandamenti. È come se li mettesse a uno stesso livello, come se fossero due facce di una stessa moneta. «Solo la mia disponibilità ad andare incontro al prossimo, a mostrargli amore, mi rende sensibile anche di fronte a Dio. Solo il servizio al prossimo apre i miei occhi su quello che Dio fa per me e su come Egli mi ama»[3].

Aiutando gli altri, cercando di imitare lo stile divino, capiamo meglio Dio e il suo amore per noi. Dare affetto e riceverlo, da Dio e dagli altri, sono momenti che non si possono separare. Se li distinguiamo troppo, corriamo il rischio di rimanere nella teoria, di rimpicciolire le due relazioni. L’amore che Dio ha per noi diventa concreto nella necessità di mio fratello, nella mia disponibilità a stargli vicino, per aiutarlo, per accompagnarlo. «Abbiamo bisogno di riconoscere che ogni persona è degna della nostra dedizione. Non per il suo aspetto fisico, per le sue capacità, per il suo linguaggio, per la sua mentalità o per le soddisfazioni che ci può offrire, ma perché è opera di Dio, sua creatura. Egli l’ha creata a sua immagine, e riflette qualcosa della sua gloria. Ogni essere umano è oggetto dell’infinita tenerezza del Signore, ed Egli stesso abita nella sua vita. Gesù Cristo ha donato il suo sangue prezioso sulla croce per quella persona»[4].

Ai piedi di questa stessa croce, nel luogo in cui tutti noi abbiamo ottenuto la possibilità di accedere a una relazione prossima con Dio, c’è nostra madre. La Vergine Maria è colei che meglio ha conciliato i due comandamenti: amava Dio perché amava gli altri e amava gli altri perché amava Dio. La nostra «amabile madre» ci può introdurre, prendendoci per mano, in questo torrente di affetto.

[1] Benedetto XVI, Omelia, 24-IV-2005.

[2] San Josemaría, Meditazione, 19-III-1975.

[3] Benedetto XVI, Enc. Deus caritas est, n. 18.

[4] Papa Francesco, Es. ap. Evangelii gaudium, n. 274.