Mercoledì, commento al Vangelo: Il rapporto filiale con il Padre

Vangelo e commento del mercoledì della 27.a settimana del tempo ordinario.

Vangelo (Lc 11, 1-4)

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse:

— Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli.

Ed egli disse loro:

— Quando pregate dite:

Padre,

sia santificato il tuo Nome,

venga il tuo Regno;

dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo

a ogni nostro debitore,

e non abbandonarci alla tentazione.


Commento

L’evangelista Luca ci dice che Gesù pregava con una certa frequenza. Spesso lo faceva in luoghi appartati e tranquilli. E questo richiama molto l’attenzione dei discepoli. Sono molti i modi di rivolgersi a Dio: come Creatore, come Sovrano, come Giudice. Ma quegli uomini che stavano vicini a Gesù e lo ascoltavano volevano avere con Dio un rapporto simile a quello che vedevano nel loro Maestro, il rapporto fiducioso di un figlio con suo padre.

Questo ci può aiutare a pensare che anche le persone che ci stanno attorno potrebbero trovare in noi dei maestri di orazione se si sentissero attratti dal nostro modo di pregare. Noi cristiani, in realtà, siamo chiamati a trasmettere una tradizione di preghiera che ha avuto inizio proprio in Gesù e che è diventata vita, nel corso di oltre duemila anni, per le tantissime persone che hanno coltivato un rapporto filiale con Dio Padre.

La parola “Padre” è seguita, nella versione di Matteo, da “nostro”. Ci rivolgiamo a Dio personalmente, ben sapendo che una persona vive e cresce in seno a una famiglia. Nessuno va avanti solo. Nessuno cresce solo. La nostra prima compagnia, naturalmente, è quella del Padre, quella del Figlio e quella dello Spirito Santo. Perciò nel Padrenostro esprimiamo il desiderio che tutti riconoscano la santità di Dio, lo accolgano come Padre e permettano a Cristo di regnare nei loro cuori, perché l’amore sia il motore di tutti i desideri, pensieri ed opere.

Non si può trattare Dio come Padre ignorando che abbiamo dei fratelli. L’amore a Dio e al prossimo va sempre insieme. Perciò nel cuore della nostra preghiera c’è anche la richiesta del cibo che ci permetta di andare avanti e crescere come persone e nella comunione con gli altri: accogliendo, perdonando, pregando per loro, avvicinandoli a Dio. Il nostro rapporto con il Padre comprende una invocazione di abbandono e di fiducia, viste le difficoltà e gli attacchi del nemico: non permettere che cadiamo nella tentazione, non permettere che Ti sostituiamo, non permettere che mettiamo nulla al di sopra di Te.

Juan Luis Caballero