Meditazioni: Domenica della 7ª settimana di Pasqua, Ascensione (ciclo B)

Riflessione per meditare la domenica della settima settimana di Pasqua, Ascensione. I temi proposti sono: Gesù invia i discepoli prima di ascendere al cielo; Il significato dell’Ascensione; L’Ascensione del Signore e la speranza cristiana.

- Gesù invia i suoi discepoli in missione

- Ritorna in Cielo, ma non ci abbandona

- Gesù ci precede come capo


Quaranta giorni dopo la Pasqua, la Chiesa celebra l’Ascensione di Gesù al cielo. «Il Signore Gesù, re della gloria, vincitore del peccato e della morte, - sottolinea il Prefazio della Messa - [oggi] è salito al cielo tra il coro festoso degli angeli. Mediatore tra Dio e gli uomini»[1].

La Sacra Scrittura ci racconta che, poco prima di salire al cielo, Gesù aveva detto ai discepoli: «Così sta scritto: il Cristo patirà e risorgerà dai morti il terzo giorno, e nel suo nome saranno predicati a tutti i popoli» (Lc 24, 46-47). Prima di salire alla destra del Padre, Gesù affida un’impresa ambiziosa: quella di evangelizzare non solo il popolo di Israele o l’impero romano, ma il mondo intero, la creazione tutta. «Sembra davvero troppo audace l’incarico che Gesù affida a un piccolo gruppo di uomini semplici e senza grandi capacità intellettuali! Eppure questa sparuta compagnia, irrilevante di fronte alle grandi potenze del mondo, è inviata a portare il messaggio d’amore e di misericordia di Gesù in ogni angolo della terra»[2].

Anche noi abbiamo ricevuto questo stesso compito divino, e per questo sentiamo così vicino quel giorno nel quale Gesù è salito al cielo. San Josemaría diceva che «l'apostolato è come il respiro del cristiano; un figlio di Dio non può vivere senza questo palpito spirituale. La festa odierna ci ricorda che lo zelo per le anime è un comandamento dell'amore del Signore che, nell'ascendere alla gloria, ci invia come suoi testimoni al mondo intero. È grande la nostra responsabilità, perché essere testimoni di Cristo presuppone innanzitutto un comportamento degno della sua dottrina e quindi anche la lotta necessaria affinché la nostra condotta ricordi Gesù, evocando la sua figura amabilissima. La nostra condotta deve essere tale che gli altri possano dire, vedendoci: ecco un cristiano, perché non odia, perché sa comprendere, perché non è animato da zelo fanatico, perché domina i suoi istinti, perché si sacrifica, perché manifesta sentimenti di pace, perché ama»[3].

San Luca racconta che, poco prima di salire al cielo, Gesù «li condusse fuori verso Betania e, alzate le mani, li benedisse» (Lc 24, 50). In qualche modo, da quel giorno «le sue mani rimangono distese su questo mondo. Le mani di Cristo benedicente sono come un tetto che ci protegge (…). Nell’andarsene, egli viene per elevarci sopra noi stessi e aprire il mondo a Dio. Per questo i discepoli si rallegrarono ritornando da Betania. Per fede sappiamo che Gesù, tiene le sue mani distese su di noi. Questo è il motivo costante della gioia cristiana»[4].


Oggi, la liturgia delle ore medita alcune parole di sant’Agostino su questo mistero: «Non abbandonò il cielo, discendendo fino a noi; e nemmeno si è allontanato da noi, quando di nuovo è salito al cielo.(…) Perciò egli è disceso dal cielo per la sua misericordia e non è salito se non lui, mentre noi unicamente per grazia siamo saliti in lui»[5].

Gesù ascende al cielo, ma non ci abbandona: «Siccome Gesù è presso il Padre, Egli non è lontano, ma è vicino a noi. Ora non si trova più in un singolo posto del mondo come prima della ‘ascensione’; ora, nel suo potere che supera ogni spazialità, Egli è presente accanto a tutti e invocabile da parte di tutti, attraverso tutta la storia e in tutti i luoghi»[6].

Gesù ascende al Padre e, allo stesso tempo, rimane con noi: lo Spirito Santo abita nella nostra anima in grazia e il Signore resta con noi anche fisicamente nell’Eucarestia. «Anche ora è possibile avvicinare intimamente Gesù, corpo e anima. Cristo ci ha indicato chiaramente il cammino che passa attraverso il Pane e la Parola: alimentiamoci quindi con l'Eucaristia, e conosciamo e pratichiamo ciò che Gesù venne a insegnarci, conversando con Lui nell'orazione»[7].


«Essi stavano fissando il cielo mentre egli se ne andava, quand'ecco due uomini in bianche vesti si presentarono a loro e dissero: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo? Questo Gesù, che di mezzo a voi è stato assunto in cielo, verrà allo stesso modo in cui l'avete visto andare in cielo» (At 1, 10-11). La solennità dell’Ascensione ci infiamma nella speranza di condividere la gioia di Gesù, alla quale siamo chiamati quali membra del suo corpo. «Non se n’è andato per disinteressarsi di questo mondo, ma ha voluto precederci come nostro capo affinché noi, membra del suo corpo, vivessimo l’ardente speranza di seguirlo nel suo regno»[8].

«Questo "esodo" verso la patria celeste, che Gesù ha vissuto in prima persona, l’ha affrontato totalmente per noi. E’ per noi che è disceso dal Cielo ed è per noi che vi è asceso, dopo essersi fatto in tutto simile agli uomini, umiliato fino alla morte di croce, e dopo avere toccato l’abisso della massima lontananza da Dio. Proprio per questo il Padre si è compiaciuto in Lui e Lo ha "sovraesaltato" (Fil 2, 9), restituendoGli la pienezza della sua gloria, ma ora con la nostra umanità. Dio nell’uomo – l’uomo in Dio: questa è ormai una verità non teorica ma reale. Perciò la speranza cristiana, fondata in Cristo, non è un’illusione ma, come dice la Lettera agli Ebrei, "in essa noi abbiamo come un’àncora della nostra vita" (Eb 6, 19), un’àncora che penetra nel Cielo dove Cristo ci ha preceduto»[9].

Il Signore ci aspetta in cielo e ci manda lo Spirito Santo, i suoi doni e i suoi frutti, affinché anche noi raggiungiamo la meta. «Dopo che il Signore fu salito al Cielo, i discepoli si raccolsero in preghiera nel Cenacolo, con la Madre di Gesù (cfr At 1, 14), invocando insieme lo Spirito Santo, che li avrebbe rivestiti di potenza per la testimonianza da rendere a Cristo risorto (cfr Lc 24, 49; At 1, 8). Ogni comunità cristiana, unita alla Vergine Santissima, rivive in questi giorni tale singolare esperienza spirituale in preparazione alla solennità della Pentecoste»[10].


[1] Messale Romano, Messa dell’Ascensione del Signore, Prefazio.

[2] Francesco, Regina Caeli, 3-V-2018.

[3] San Josemaría, È Gesù che passa , n. 122.

[4] Benedetto XVI-Joseph Ratzinger, Gesù di Nazaret, II. p. 400.

[5] Sant’Agostino, Sermone dell’Ascensione, 1-2; PLS 2, 494-495.

[6] Benedetto XVI-Joseph Ratzinger, Gesù di Nazaret, II, p. 329.

[7] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 118.

[8] Messale Romano, Messa dell’ Ascensione del Signore, Prefazio.

[9] Benedetto XVI, Regina Caeli, 4-V-2008.

[10] Benedetto XVI, Regina Caeli, 8-V-2005.