Meditazioni: Domenica di Pentecoste

Riflessione per meditare la domenica di Pentecoste. I temi proposti sono: La nostra missione è continuare la missione di Gesù; La filiazione divina è frutto dello Spirito Santo che abita in noi; Lo Spirito di Gesù viene in nostro soccorso quando i nostri piedi traballano.

La nostra missione è continuare la missione di Gesù

«Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi» (Gv 20, 21). Con la festa di Pentecoste si potrebbe dire che termina la missione di Gesù sulla terra e comincia la nostra, stimolati, incitati e sostenuti dal suo stesso Spirito. Riceviamo la sua medesima missione, quella che il Padre aveva affidato a lui. Vuole continuarla affidandosi a noi. Siamo pieni di gratitudine per un simile dono e vogliamo che il fuoco che ardeva nel cuore di Gesù Cristo non si estingua, ma provochi l’incendio che egli ha immaginato e voluto. Le piccole fiamme che sono apparse sulle nostre teste vogliamo che si propaghino fino al più lontano angolo della terra. Ci entusiasma la possibilità di essere buoni strumenti dei progetti divini per riempire il mondo del calore e della luce che il Salvatore è venuto a regalarci.

In questa missione non siamo soli, ma contiamo su un aiuto inestimabile. Gesù ce lo aveva promesso dicendo che non ci avrebbe lasciati orfani e lo ha fatto (cfr. Gv 14, 18). « lo Spirito di Dio, dove entra, scaccia la paura; ci fa conoscere e sentire che siamo nelle mani di una Onnipotenza d’amore: qualunque cosa accada, il suo amore infinito non ci abbandona. Lo dimostra la testimonianza dei martiri, il coraggio dei confessori della fede, l’intrepido slancio dei missionari, la franchezza dei predicatori, l’esempio di tutti santi, alcuni persino adolescenti e bambini. Lo dimostra l’esistenza stessa della Chiesa che, malgrado i limiti e le colpe degli uomini, continua ad attraversare l’oceano della storia, sospinta dal soffio di Dio e animata dal suo fuoco purificatore »[1].

Spesso abbiamo la sensazione di essere rimasti orfani, ma non vogliamo che questo ci paralizzi. È parte della zizzania che il diavolo tenta di seminare tra il frumento buono dell’amore di predilezione al quale siamo chiamati. Sentirlo e percepirlo chiaramente non significa scendere a patti con questa sensazione, ma può servire proprio da stimolo a considerare ancora una volta, con l’aiuto dello Spirito Santo, che siamo figli molto amati. Con san Josemaría vogliamo introdurci in questa miniera inesauribile di grazia: «La Gloria, per me, è l’Amore, è Gesù, e, con Lui, il Padre – mio Padre – e lo Spirito Santo – mio Santificatore –»[2]. In questa intimità condivisa della Trinità trovano posto e soluzione le nostre paure e le nostre angosce.

La filiazione divina è frutto dello Spirito Santo che abita in noi

La prima volta che ci siamo lanciati a camminare da soli, forse dalle braccia di nostro padre a quelle di nostra madre, non sapevamo come sarebbe andata a finire, perché non lo avevamo fatto prima. Però averli vicini, davanti e dietro, è stato sufficiente per quei bambini ingenui e avventurosi che eravamo. Non ci siamo fermati a pensare se era facile, adatto alla nostra età, se valeva la pena o se dopo ce ne saremmo pentiti. Non ha avuto neppure un gran peso come ci sentivamo in quel momento perché non eravamo molto coscienti di quasi nulla, salvo dell’affetto dei nostri genitori e della loro contentezza per quella grande impresa. Questo è stato sufficiente per noi e quando abbiamo ricevuto l’abbraccio di entrambi come premio alla nostra prodezza, ci siamo resi conto che rischiare e camminare era meraviglioso. Speriamo che lo Spirito sia capace di infiammare la nostra volontà perché vibri all’unisono con i desideri divini di seminare nel mondo la pace e la gioia.

L’orazione è il luogo privilegiato per ascoltare la sua voce e prenderla in considerazione lanciandoci in quell’andatura divina. «È un dono che riceviamo gratuitamente; è dialogo con Lui nello Spirito Santo, che prega in noi e ci permette di rivolgerci a Dio chiamandolo Padre, Papà, Abbà (cfr Rm 8, 15; Gal 4, 6); e questo non è solo un “modo di dire”, ma è la realtà: noi siamo realmente figli di Dio. “Infatti, tutti coloro che sono guidati dallo Spirito Santo di Dio, costoro sono figli di Dio” (Rm 8, 14)»[3].

Alcune volte viviamo, pur senza pensarlo, come se Dio si fosse allontanato da noi a causa dei nostri peccati, della nostra volontà ribelle o dei nostri tradimenti. Teoricamente sappiamo che Gesù non ci abbandona... Eppure egli ci sorprende continuamente con la sua reazione davanti alla nostra fragilità. «Gesù Risorto, apparendo per la prima volta ai suoi, dice: “Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati” (Gv 20, 22-23). Gesù non condanna i suoi, che lo avevano abbandonato e rinnegato durante la Passione, ma dona loro lo Spirito del perdono. Lo Spirito è il primo dono del Risorto e viene dato anzitutto per perdonare i peccati. Ecco l’inizio della Chiesa, ecco il collante che ci tiene insieme, il cemento che unisce i mattoni della casa: il perdono. Perché il perdono è il dono all’ennesima potenza, è l’amore più grande, quello che tiene uniti nonostante tutto, che impedisce di crollare, che rinforza e rinsalda. Il perdono libera il cuore e permette di ricominciare: il perdono dà speranza; senza perdono non si edifica la Chiesa»[4].

Lo Spirito di Gesù viene in nostro soccorso quando i nostri piedi traballano

Lo Spirito Santo vuole riempirci di pace perché possiamo godere della missione che ci affida. È una pace che si fonda sul fatto che siamo figli e siamo chiamati a una stretta convivenza e vicinanza con Dio. San Josemaría ci mostra fino a che punto può essere nocivo non possedere le solide basi di questa grazia divina: «L’attacco alla fede distrugge l’edificio spirituale. È sconcertante la tentazione contro la speranza. Però la malvagia sicurezza che Dio non mi ama e che non lo amo è ciò che annienta e, anche fisiologicamente, lascia vuoto il cuore e strappa alla triste vita umana la sua finalità: dar gloria e Amare il suo Signore. Credo, spero, amo»[5].

Il Papa Francesco ci propone una soluzione alla portata di qualunque fortuna: «Oggi impariamo che cosa fare quando abbiamo bisogno di un cambiamento vero. Chi di noi non ne ha bisogno? Soprattutto quando siamo a terra, quando fatichiamo sotto il peso della vita, quando le nostre debolezze ci opprimono, quando andare avanti è difficile e amare sembra impossibile. Allora ci servirebbe un “ricostituente” forte: è Lui, la forza di Dio. È Lui che, come professiamo nel “Credo”, “dà la vita”. Quanto ci farebbe bene assumere ogni giorno questo ricostituente di vita! Dire, al risveglio: “Vieni, Spirito Santo, vieni nel mio cuore, vieni nella mia giornata”»[6].

Santa Teresina di Lisieux parlava del giorno della sua Cresima in un modo molto profondo: «Quale felicità sentivo nell’anima! Come gli apostoli, aspettavo esultante la visita dello Spirito Santo... [...]. Finalmente è arrivato il momento felice. Non ho sentito nessun vento impetuoso quando è disceso lo Spirito Santo, ma piuttosto quella fievole brezza il cui sussurro aveva ascoltato Elia sul monte Horeb»[7]. Anche noi vogliamo avere l’udito attento in modo che il Consolatore ci racconti le meraviglie alle quali ci chiama e per le quali siamo stati creati.

«“Non vi lascerò orfani”. Oggi, festa di Pentecoste, queste parole di Gesù ci fanno pensare anche alla presenza materna di Maria nel cenacolo. La Madre di Gesù sta in mezzo alla Comunità dei discepoli, radunata in preghiera: è memoria vivente del Figlio e invocazione vivente dello Spirito Santo. È la Madre della Chiesa. Alla sua intercessione affidiamo in maniera particolare tutti i cristiani, le famiglie e le comunità che in questo momento hanno più bisogno della forza dello Spirito Paraclito, Difensore e Consolatore, Spirito di verità, di libertà e di pace[8].


[1] Benedetto XVI, Omelia di Pentecoste 2009, 31-V-2010.

[2] San Josemaría, Apuntes íntimos, nn. 1653-1655 (8-X-1932, appunti di certi esercizi spirituali a Segovia).

[3] Papa Francesco, Omelia di Pentecoste 2014, 8-VI-2014.

[4] Papa Francesco, Omelia di Pentecoste 2017, 4-VI-2017.

[5] San Josemaría, nota a margine del Decenario allo Spírito Santo, di Francisca Javiera del Valle, ed. del 1932, p. 98. Il corsivo è dell’autore.

[6] Papa Francesco, Omelia di Pentecoste 2018, 20-V-2018.

[7] Teresina del Bambino Gesù, Manoscritto A, cap. IV, 36v°.

[8] Papa Francesco, Omelia di Pentecoste 2016, 15-V-2016.