Meditazioni: giovedì della 5ª settimana di Pasqua

Riflessioni per meditare il giovedì della quinta settimana di Pasqua. I temi proposti sono: Come Cristo ci ha amato; Rinnovare l’amore dopo un certo tempo; Amare nel presente.

Come Cristo ci ha amato Rinnovare l’amore dopo un certo tempo Amare nel presente


Come Cristo ci ha amato

Durante l’Ultima Cena Gesù dice: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi» (Gv 15, 9). Probabilmente gli apostoli non riuscirono a capire quelle parole, perché ancora non avevano vissuto la Passione del Signore. Resteranno sorpresi, poi, per questa donazione di Dio fino alla morte, questo mistero straordinario che supera ogni nostra capacità. «Gesù si è consegnato volontariamente alla morte per corrispondere all’amore di Dio Padre, in perfetta unione con la sua volontà, per dimostrare il suo amore per noi. Sulla croce Gesù “mi ha amato e ha consegnato se stesso per me” (Gal 2,20). Ciascuno di noi può dire: mi ha amato e ha consegnato se stesso per me. Ciascuno può dire questo “per me”. Che cosa significa tutto questo per noi? Significa che questa è anche la mia, la tua, la nostra strada»[1].

Come siamo stati testimoni alcune settimane fa, nel Triduo Pasquale «Gesù non ha solo parlato, non ci ha lasciato solo parole. Egli dona se stesso. Ci lava con la potenza sacra del suo sangue, cioè con il suo donarsi “sino alla fine”, sino alla Croce. La sua parola è più di un semplice parlare; è carne e sangue “per la vita del mondo”. Nei santi Sacramenti, il Signore sempre di nuovo s’inginocchia davanti ai nostri piedi e ci purifica. PreghiamoLo, affinché dal bagno sacro del suo amore veniamo sempre più profondamente penetrati e così veramente purificati!»[2].

La vita cristiana ci induce a fare di tutto per amare e servire gli altri come ha fatto Cristo. Si è consegnato del tutto, con decisione e generosità. Alla fine, l’unica cosa importante sarà quanto e come abbiamo amato nel tempo di cui disponiamo in questo mondo. Allo stesso tempo, non ignoriamo le nostre limitazioni: senza l’aiuto di Dio non saremmo capaci di un amore del genere. Questo compito di amare come Cristo è sempre nuovo «nel senso che non ci riusciamo pienamente; non arriviamo mai ad amare “come io vi ho amato”, quando chi lo dice è la carità infinita, lo stesso amore»[3]. Abbiamo bisogno che Cristo ci infiammi e ci dia la sua stessa vita, la sua capacità di amare sino alla fine.

Rinnovare l’amore dopo un certo tempo

Nella scena che leggiamo nel vangelo di oggi il Signore continua a parlare della sua chiamata, della sua predilezione per noi, ci vuole sempre accanto a sé: «Rimanete nel mio amore» (Gv 15, 9). L’amore che Dio ha avuto per noi è ciò che costituisce il fondamento della nostra vita e della nostra capacità di amare. Egli ha voluto il nostro concreto temperamento, l’ambiente in cui viviamo, la nostra libertà, le nostre capacità e inoltre tiene conto dei nostri limiti e dei nostri difetti. Rimanere in questo primo amore vuol dire prolungare per tutta la vita quella irrequietezza di cuore così abituale nei giovani, per quanto passi il tempo.

Nell’andare avanti nella vita possiamo sentire che il cuore vorrebbe diffondere l’amore che riceviamo e che diamo. Forse lo troviamo in tante cose buone del mondo: la natura, gli amici, la bellezza di tutto ciò che è vero, ecc. Il desiderio che in quei momenti si fa strada punta a qualcosa di più grande, perché constatiamo che, pur essendo realtà nobili, non sono sufficienti a soddisfare i nostri aneliti. «È Gesù che cercate quando sognate la felicità; è Lui che vi aspetta quando niente vi soddisfa di quello che trovate; è Lui la bellezza che tanto vi attrae; è Lui che vi provoca con quella sete di radicalità che non vi permette di adattarvi al compromesso; è Lui che vi spinge a eliminare le maschere che rendono falsa la vita; è Lui che vi legge nel cuore le decisioni più vere che altri vorrebbero soffocare. E' Gesù che suscita in voi il desiderio di fare della vostra vita qualcosa di grande, la volontà di seguire un ideale, il rifiuto di lasciarvi inghiottire dalla mediocrità, il coraggio di impegnarvi con umiltà e perseveranza per migliorare voi stessi e la società, rendendola più umana e fraterna»[4].

Diceva san Josemaría che «la libertà rinnova l’amore, e rinnovarsi significa essere sempre giovane, generoso, capace di grandi ideali e di grandi sacrifici. Ricordo la gioia che provai quando venni a sapere che in portoghese i giovani sono chiamati os novos. Sono nuovi davvero. E io, che ho compiuto molti anni, posso dirvi che, nel rivolgermi ai piedi dell’altare al Dio che allieta la mia giovinezza, mi sento molto giovane, e so che non mi riterrò mai vecchio; perché, se resto fedele al mio Dio, l’Amore mi vivificherà continuamente; la mia giovinezza si rinnoverà, come quella dell’aquila»[5].

Amare nel presente

Da quando il Signore è entrato con maggiore intensità nella nostra vita, cerchiamo di seguirlo con l’entusiasmo degli apostoli; essi, nello scoprire il senso autentico della loro vita, si misero immediatamente in cammino. «Perché immediatamente? Perché si sentirono attratti. Non furono rapidi e ben disposti perché avevano ricevuto un ordine, ma perché erano stati attratti dall’amore. I buoni propositi non sono sufficienti per seguire Gesù, ma è necessario ascoltare la sua chiamata tutti i giorni. Solo lui, che ci conosce e ci ama sino alla fine, ci fa andare avanti nel mare della vita. Come ha fatto con i discepoli che lo hanno ascoltato. Perciò abbiamo bisogno della sua Parola: fra le tante parole di tutti i giorni abbiamo bisogno di ascoltare quella Parola che non ci parla di cose, ma di vita»[6].

In ogni tappa della vita, nelle nuove situazioni nelle quali ci muoviamo, possiamo scoprire manifestazioni diverse di quello stesso amore che diede inizio alla nostra donazione. È sempre più maturo, perché sa con chi cammina e per chi si dona; sa che vale la pena; in un certo senso, porta avanti la sua missione con maggiore coscienza e libertà. San Josemaría ci ricorda che «la donazione di ognuno di noi è stato un dono di se stesso, generoso e disinteressato; per il fatto che continuiamo questa donazione, la fedeltà è una donazione continua: un amore, una liberalità, un distacco che perdura, e non il semplice risultato dell’inerzia»[7]. Amiamo il Signore nel presente, con la giovinezza del primo e fondamentale amore che non finisce, perché Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre. Anche se passano gli anni e cambiano le situazioni in cui ci troviamo, l’amore che c’è nel nostro cuore continua a essere sorgente di vita, perché Gesù ci ama in maniera ogni giorno nuova.

In questo percorso «l’esperienza della debolezza personale propria e altrui, a confronto con la stupenda proposta che la fede cristiana e lo spirito dell’Opera ci presentano, non deve scoraggiarci. Di fronte al disincanto che può far nascere la sproporzione tra l’ideale e la povera realtà della nostra vita, dobbiamo essere certi che possiamo ricominciare ogni giorno con la forza della grazia dello Spirito Santo»[8] e con l’aiuto di Maria, nostra Madre.


[1] Papa Francesco, Udienza, 27-III-2013.

[2] Benedetto XVI, Omelia, 20-III-2008.

[3] Mons. Fernando Ocáriz, A la luz del Evangelio, p. 192.

[4] San Giovanni Paolo II, Discorso, 19-VIII-2000.

[5] San Josemaría, Amici di Dio, n. 31.

[6] Papa Francesco, Omelia, 26-I-2020.

[7] San Josemaría, Cartas 2, n. 12.

[8] Mons. Fernando Ocáriz, Lettera, 28-X-2020, n. 9