​Meditazioni: 2ª domenica di Avvento (Ciclo B)

Riflessioni per meditare nella domenica della seconda settimana di Avvento (Ciclo B). Ecco i temi proposti: La misericordia e la pazienza di Dio; La chiamata alla conversione; Rifiutare il peccato

La misericordia e la pazienza di Dio ǀ La chiamata alla conversione ǀ Rifiutare il peccato


La misericordia e la pazienza di Dio

Cominciamo la seconda settimana di Avvento e il Signore viene di nuovo incontro a noi invitandoci a preparare la venuta di suo Figlio. Il ciclo liturgico ci aiuta a non perdere di vista l’amore misericordioso di Dio che non si stanca di perdonarci. Per questo ci invita a ricordare, già dalla prima lettura, l’invito alla conversione che fa il profeta Isaia: «Una voce grida: “Nel deserto preparate la via del Signore, spianate nella steppa la strada per il nostro Dio. Ogni valle sia innalzata, ogni monte e ogni colle siano abbassati; il terreno accidentato si trasformi in piano e quello scosceso in vallata”» (Is 40, 3-4).

I profeti dell’Antico Testamento, mentre esortavano il popolo a convertirsi dei loro peccati, annunciavano anche che in futuro si sarebbe stabilita un’alleanza nuova ed eterna per mezzo di un discendente di Davide. La lettura di Isaia allude a un araldo che annuncerà l’arrivo del Signore: «Sali su un alto monte, tu che annunci liete notizie a Sion! Alza la tua voce con forza, tu che annunci liete notizie a Gerusalemme. Alza la voce, non temere; annuncia alla città di Giuda: “Ecco il vostro Dio! Ecco, il Signore Dio viene con potenza» (Is 40, 9-10).

San Marco inizia il suo vangelo citando proprio questo invito del profeta perché facesse da fondale alla presentazione di san Giovanni Battista: è lui la figura annunciata da Isaia, è lui che preparerà l’arrivo definitivo del Signore. L’inizio della vita pubblica di Gesù è preceduto dalla preghiera e dalla penitenza del cugino, che predicava l’importanza della «conversione per il perdono dei peccati» (Mc 1, 4).

Il tempo di Avvento è un buon momento per accogliere questo invito al cambiamento interiore; possiamo anche ringraziare il Signore per aver dimostrato la sua misericordia verso di noi, perdonando ripetutamente i nostri peccati. Egli «presiede la nostra orazione e tu, figlio mio, stai parlando con Lui come si parla a un fratello, a un amico, a un padre: pieno di fiducia. Digli: Signore, tu sei tutta la Grandezza, tutta la Bontà, tutta la Misericordia e io so che mi ascolti! È per questo che mi innamoro di te, con la rozzezza dei miei modi, delle mie povere mani insudiciate dalla polvere del cammino»[1].


La chiamata alla conversione

Dopo la presentazione del Battista, san Marco fa un breve profilo della sua predicazione, delle sue opere e degli effetti della sua missione: «Accorrevano a lui tutta la regione della Giudea e tutti gli abitanti di Gerusalemme [...]. Giovanni era vestito di peli di cammello, con una cintura di pelle attorno ai fianchi, e mangiava cavallette e miele selvatico» (Mc 1, 5-6).

La vita austera di san Giovanni è la prima cosa del suo messaggio che ci colpisce. Predica con opere, come degno rappresentante di una famiglia sacerdotale, pienamente dedito alla missione che il Signore gli aveva assegnato. Il suo atteggiamento, il suo modo di vivere e le sue vesti dimostrano che si tratta del nuovo Elia, di colui che era previsto come precursore dell’Unto di Dio. Inoltre, si ritira nel deserto e vive un’esistenza penitenziale che Gesù stesso loderà più avanti: «Che cosa siete andati a vedere? Un uomo vestito con abiti di lusso? Ecco, quelli che vestono abiti di lusso stanno nei palazzi dei re! Ebbene, che cosa siete andati a vedere? Un profeta? Sì, io vi dico, anzi, più che un profeta» (Mt 11, 8-9).

Lo stile di vita di Giovanni Battista, il modo in cui preparò la venuta di Gesù, è ciò che la Chiesa ci propone da meditare mentre ci avviamo alla celebrazione del Natale. «L’appello di Giovanni va dunque oltre e più in profondità rispetto alla sobrietà dello stile di vita: chiama a un cambiamento interiore, a partire dal riconoscimento e dalla confessione del proprio peccato. Mentre ci prepariamo al Natale, è importante che rientriamo in noi stessi e facciamo una verifica sincera sulla nostra vita»[2].

Anche noi siamo chiamati a prepararci interiormente alla Nascita di Cristo con opere di conversione e penitenza. Così predicava san Josemaría all’inizio di un anno liturgico: «Il Signore ci vuole disposti a donarci, fedeli, sensibili, innamorati. Ci vuole santi, totalmente suoi. [...] Sei stato chiamato a una vita di fede, di speranza, di carità. Non puoi restringere i tuoi orizzonti e restare in un mediocre isolamento. [...] Chiedilo con me alla Madonna, immaginandoti quei mesi della sua vita in attesa del Figlio che doveva nascere. E la Madonna, Maria Santissima, farà di te alter Christus, ipse Christus: un altro Cristo, lo stesso Cristo»[3].


Rifiutare il peccato

La figura penitente di san Giovanni Battista preparava tutti quelli che accorrevano a lui. Invitava tutti a desiderare e a chiedere la grazia che avrebbe portato il Messia: «Viene dopo di me colui che è più forte di me: io non sono degno di chinarmi per slegare i lacci dei suoi sandali. Io vi ho battezzato con acqua, ma egli vi battezzerà in Spirito Santo» (Mc 1, 7-8). Anche se i riti battesimali di san Giovanni non erano ancora il sacramento con il quale Gesù ci inserisce nel mistero della sua morte e risurrezione, servivano comunque a manifestare il desiderio di cambiare, l’avversione al peccato e la conversione a Dio.

Una delle dimensioni dell’Avvento, a parte la preparazione al Natale, è la considerazione del giudizio, della venuta definitiva di Gesù alla fine dei tempi. Vedere la nostra vita alla luce di quel momento che indubbiamente arriverà, in molti casi ci aiuta a cambiare la prospettiva con la quale consideriamo le vicende della nostra esistenza quotidiana. Ci invita a trarre tutto il profitto dai talenti ricevuti, ci stimola a utilizzare meglio il tempo e a dare maggior gloria a Dio. Inoltre, la conversione comprende il dolore di aver offeso Dio e il proposito di rifiutare il peccato come l’unico vero male: «Vorrei avere, Signore, per davvero e una volta per sempre, un’avversione infinita a tutto ciò che possa essere anche l’ombra del peccato, seppure veniale. Vorrei, Signore, una compunzione come quella di coloro che più hanno saputo piacerti»[4].

La pratica penitenziale di san Giovanni Battista non si limitava al rito battesimale, ma inoltre, come un modo per manifestare all’esterno il cambiamento interiore, i pellegrini «confessavano i loro peccati» (Mc 1, 5). Anche se ancora non si trattava del sacramento della riconciliazione, quelle confidenze facilitavano l’azione di Dio in ogni anima e l’inizio di una nuova vita. Dopo la venuta di Cristo noi possiamo non soltanto manifestare esteriormente le nostre debolezze – come coloro che parlavano con Giovanni –, ma godiamo del perdono di Dio stesso nel sacramento della misericordia: «Celebrare il Sacramento della Riconciliazione significa essere avvolti in un abbraccio caloroso: è l’abbraccio dell’infinita misericordia del Padre [...]. Ogni volta che noi ci confessiamo, Dio ci abbraccia, Dio fa festa!»[5].

Ricorriamo alla santissima Vergine, modello di preparazione all’arrivo del Bambino Dio. Ella ci aiuterà a chiedere, con l’orazione colletta della Messa, che purifichiamo le nostre disposizioni in questo tempo di Avvento: «Dio grande e misericordioso, fa’ che il nostro impegno nel mondo non ci ostacoli nel cammino verso il tuo Figlio, ma la sapienza che viene dal cielo ci guidi alla comunione con il Cristo, nostro Salvatore»[6].


[1] San Josemaría, In dialogo con il Signore, Ares, Milano, 2019, p. 134.

[2] Benedetto XVI, Angelus, 4-XII-2011.

[3] San Josemaría, È Gesù che passa, n. 11.

[4] San Josemaría, Appunti intimi, n. 23, del IV-1930

[5] Papa Francesco, Udienza, 19-II-2014.

[6] Orazione colletta, Seconda domenica di Avvento.