La sfida dei cattolici alla seduzione del falso storico

Andrea Tornielli cerca, con taglio giornalistico nell'«Inchiesta sulla Resurrezione», di rispondere ad alcune domande sulla morte e rinascita di Cristo. Quali prove o indizi possiamo raccogliere su quanto avvenuto quella notte? La Sindone è uno di questi indizi? Che fondamento hanno le teorie «esoteriche»?

L'industria editoriale lo ha capito in fretta: le «teorie cospiratone» funzionano. Fanno vendere. Sono il sale degli ultimi bestseller. Funziona il complotto. Funziona la leggenda. Funziona l'altra storia. Il caso dei casi è Il codice da Vinci di Dan Brown. Ma non è il solo. Dan Brown ha raddoppiato con Angeli e Demoni. La spagnola Matilde Asensi, con L'ultimo Catone, si è inventata una suora detective, chiamata a decifrare uno strano tatuaggio - sette croci e sette lettere in greco antico che formano la parola stauros, ovvero croce - inciso sul cadavere di un etiope trovato sui monti della Grecia.

Una terzina del Purgatorio di Dante diventa la mappa per individuare la croce di Cristo. Andrea Tornielli, storico e giornalista, nel suo ultimo saggio Inchiesta sulla resurrezione, pubblicato da Il Giornale e con una prefazione di Gianfranco Ravasi affronta il problema dell'altra verità, quella diffusa via best-sellers da Dan Brown e da tutti i cultori delle verità nascoste.

Leggende che si basano su frammenti di tardi vangeli apocrifi, su documenti dubbi o fabbricati ad arte, che hanno riscritto la storia di Gesù: «Facendolo magari morire nel Kashmir o sposare con Maria di Magdala per dare così inizio a una stirpe di sangue reale». Come ricordava qualche tempo fa Tullio Avoledo, l’autore di Lo Stato dell’unione - romanzo che gioca e ridicolizza la voglia di storia alternativa di questa epoca -, gli scaffali delle librerie sono pieni di teorie sulla «cospiration moon» (l'idea che l'uomo non è mai stato sulla luna), sui Kennedy, sui templari e su tutto ciò che sa di sospetto, segreto, non risolto. E il sogno di chi vuole eliminare dalla storia il caso.

Tutto deve avere una causa, una spiegazione, un filo rosso razionale. C'è l'esigenza di trovare un grande burattinaio: una multinazionale, un presidente degli Stati Uniti, un Papa. Le teorie cospiratorie, per calcolo, per cultura o per interesse editoriale, scelgono come nemico i due pilastri della storia e del pensiero occidentale: il capitalismo (soprattutto l'America) e il cristianesimo (soprattutto i cattolici).

E bisogna dire che finora è stata la Chiesa a segnalare l'insidia del «danbrownismo» e dei suoi doni. Il codice da Vinci è un romanzo popolare, di successo, ma fa passare per plausibile, verosimile, una leggenda senza alcun fondamento storico. Gesù sposa Maria Maddalena e dà origine a una stirpe di figli di Dio, i merovingi, futuri re di Francia, che verranno sconfitti da Pipino il Breve e Carlo Magno in combutta con il papato. Cristo, inoltre, avrebbe affidato la sua Chiesa non a Pietro, ma a sua moglie. Sarebbe poi stato l'imperatore Costantino a reinventare un nuovo cristianesimo sopprimendo l'elemento femminile. La scelta di riconoscere solo quattro Vangeli «innocui» e di dimenticare gli apocrifi. La resistenza di pochi «illuminati», Gran Maestri del priorato di Sion, letterati e artisti fra cui Leonardo da Vinci che avrebbero lasciato indizi segreti nelle loro opere. E in tutto questo non potevano mancare i templari, perseguitati dalla Chiesa perché «sapevano la verità». Ci sono anche i cattivi, vale a dire l'Opus Dei, che coniuga fede e affari.

Il cardinale di Genova Tarcisio Bertone ha polemizzato, a lungo, con queste tesi. Molti storici cattolici si sono preoccupati di rispondere, passo per passo, alla lettura un po' esoterica di Dan Brown. Tornielli precisa che il solo Vangelo apocrifo in cui si parla di un bacio di Gesù alla Maddalena (in bocca? Sulla guancia? in fronte?) è quello di Filippo, che risale alla seconda metà del III secolo dopo Cristo, 200 anni dopo gli eventi di Gerusalemme. I Vangeli «innocui», insomma quelli canonici, al più tardi raccontano la storia del Nazareno novant'anni dopo la sua morte. Ma per Brown i secondi sono taroccati, gli apocrifi, per il solo fatto di non essere riconosciuti dalla Chiesa, sono senza alcun dubbio attendibili. «I documenti inoppugnabili che sono alla base del Codice - conclude Tornielli - sarebbero stati in parte ritrovati nel 1975 nella Biblioteca nazionale di Parigi». Ma - aggiunge - sono stati ritrovati dalle stesse persone che li avevano nascosti. Non sono antichi, ma falsi moderni.

Il segreto del successo del Codice da Vinci è proprio qui. Ormai crediamo a tutto, purché sia falso.

Vittorio Macioce // Il Giornale