Il lavoro è per l’uomo, non viceversa, afferma il Santo Padre

Il lavoro è un mezzo voluto da Dio per l’uomo, non un fine in se stesso, ha ricordato questa domenica il Papa presiedendo l’Eucaristia per il mondo dei lavoratori.

Nella Basilica vaticana, l’omelia della Santa Messa, voluta specificamente da Benedetto XVI, ha avuto come sfondo la memoria del giorno di San Giuseppe – 19 marzo –, patrono dei lavoratori, anche se la sua solennità si celebrerà lunedì, essendo questa la terza domenica di Quaresima.

Hanno concelebrato con il Papa 100 sacerdoti, tra i quali il Cardinale Camillo Ruini – Vicario del Santo Padre per la diocesi di Roma e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) –, il Vescovo Giuseppe Betori – Segretario Generale del suddetto organismo – e il Vescovo Arrigo Miglio, Presidente della Commissione Episcopale italiana per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace. Insieme a loro, erano presenti anche un centinaio di sacerdoti.

Tra le migliaia di fedeli che hanno partecipato all’Eucaristia, erano presenti circa venti associazioni – la maggior parte di ispirazione cristiana – che rappresentano il mondo del lavoro, alle quali il Papa ha rivolto parole di accoglienza. Il Pontefice ha constatato che “la realtà del lavoro”, un “aspetto importante dell’esistenza umana”, è oggi “al centro di cambiamenti rapidi e complessi”. Il Vescovo di Roma ha voluto tuttavia ricordare che già la Bibbia mostra “come il lavoro appartenga alla condizione originaria dell’uomo”, facendo parte del “progetto divino”; il Figlio di Dio, infatti, “si dedicò per molti anni” a questo.

“La Chiesa ha sempre mostrato, specialmente nell’ultimo secolo, attenzione e sollecitudine per questo ambito della società, come testimoniano i numerosi interventi sociali del Magistero e l’azione di molteplici associazioni di ispirazione cristiana”, ha aggiunto. “Il lavoro riveste primaria importanza per la realizzazione dell’uomo e per lo sviluppo della società”, ha quindi sottolineato.

Per questo, ha spiegato poi, è necessario che il lavoro “sia sempre organizzato e svolto nel pieno rispetto dell’umana dignità e al servizio del bene comune”. “Al tempo stesso, è indispensabile che l’uomo non si lasci asservire dal lavoro, che non lo idolatri, pretendendo di trovare in esso il senso ultimo e definitivo della vita”. Su questo punto, ha affermato, “l’insegnamento biblico sul lavoro trova il suo coronamento nel comandamento del riposo”.

E’ per questo che c’è un giorno “santificato, cioè consacrato a Dio, in cui l’uomo comprende meglio il senso della sua esistenza ed anche dell’attività lavorativa”. Questa “deve servire al vero bene dell’umanità, permettendo all’uomo come singolo o come membro della società di coltivare e di attuare la sua integrale vocazione”, ha osservato. Perché ciò sia possibile, Benedetto XVI ha sottolineato la necessità di “vivere una spiritualità che aiuti i credenti a santificarsi attraverso il proprio lavoro”.

E questo, ha detto, “imitando san Giuseppe, che ogni giorno ha dovuto provvedere alle necessità della Santa Famiglia con le sue mani e che per questo la Chiesa addita quale patrono dei lavoratori”. “La sua testimonianza mostra che l’uomo è soggetto e protagonista del lavoro”, ha riconosciuto Benedetto XVI. Il Papa ha proposto questo santo come modello affinché “apprendano i cristiani a testimoniare in ogni ambito lavorativo l’amore di Cristo, sorgente di solidarietà vera e di stabile pace”.

Allo stesso modo, il Santo Padre ha voluto pregare specificamente, al termine della sua omelia, per i giovani – “che a fatica riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro” –, i disoccupati e “coloro che soffrono i disagi dovuti alla diffusa crisi occupazionale”, e ha concluso invocando la protezione di Maria e Giuseppe per tutti i lavoratori e per tutte le famiglie.

Nel corso dell’omelia, il Papa ha rivolto un saluto speciale a monsignor Arrigo Miglio, che in precedenza aveva ringraziato per il suo magistero – in tema di lavoro – in difesa dei fondamenti per ogni società e cultura che vogliano definirsi realmente umane. Il presule, nel suo intervento, ha ricordato anche Giovanni Paolo II, che “ci ha lasciato un ricco insegnamento sul lavoro e sul ruolo centrale della persona umana nel mondo del lavoro”, soprattutto con tre encicliche: Laborem exercens, Sollicitudo rei socialis e Centesimus annus. Papa Karol Wojtyla, inoltre, “si è fatto egli stesso catechista instancabile della dottrina sociale della Chiesa nei numerosi pellegrinaggi del 19 marzo”, incontrando i lavoratori dell’industria, dell’agricoltura e di vari settori, condividendo i loro problemi nella preghiera e nella vicinanza fraterna e solidale, secondo quanto ha citato la “Radio Vaticana”. Monsignor Miglio ha quindi ringraziato Benedetto XVI per “aver voluto continuare in questo giorno la bella tradizione seguita dal Suo predecessore”, incontrando rappresentanze del mondo del lavoro.

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