Giovani e lavoro nel cuore di Paolo VI

Alcuni incontri del prossimo beato Paolo VI con il fondatore dell’Opus Dei, san Josemaría Escrivá, e con il beato Álvaro del Portillo.

Il riconoscimento della santità nella vita della Chiesa, di cui, grazie a Dio, siamo diventati così spesso testimoni oculari, non è un fatto marginale, come se si trattasse del conferimento di una delle tante onorificenze civili, ma costituisce una delle sue note distintive. Dal XX secolo fino ad oggi molti di noi hanno avuto la gioia di assistere ad una sequenza veramente ammirevole di pontefici santi: Giovanni XXIII, adesso Paolo VI, Giovanni Paolo II, ed anche, in cammino verso gli altari, Pio XII e Giovanni Paolo I. Tutto ciò non è casuale. Come proprio Paolo VI ebbe a scrivere nel 1969, Dio stesso ci offre modelli di virtù sempre nuovi e per mezzo di un gran numero di santi si prefigge di stimolarci efficacemente a raggiungere il suo Regno.1 Nella stessa Lettera apostolica Papa Montini ne sottolineava la rilevanza all'interno degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, puntualizzando che «questo appello alla santità è ritenuto come specialissimo compito dello stesso magistero conciliare e come sua ultima finalità».2

La santità, tra l'altro, crea legami e favorisce profonde sintonie. Il fondatore dell'Opus Dei ed il suo primo successore, il recente beato mons. Álvaro del Portillo, ebbero frequenti ed intensi rapporto con il Papa Paolo VI, sin da quando era Sostituto della Segreteria di Stato. Álvaro del Portillo arrivò a Roma la prima volta il 25 maggio 1943 per essere ricevuto in udienza privata da Pio XII, al quale poté parlare ampiamente degli apostolati dei membri dell'Opus Dei, iniziati una quindicina d'anni prima. Allora era laico, e perciò si presentò in Vaticano con l'uniforme spagnola da Ingegnere Civile, quale egli era: una divisa blu con i bottoni dorati, abbastanza simile a quella degli ufficiali di marina. Quando lo videro in tale foggia, qualcuno lo scambiò addirittura per un ammiraglio. L'anno dopo sarebbe diventato uno dei primi tre sacerdoti dell'Opus Dei, il 25 giugno 1944 a Madrid.

Durante quella prima permanenza a Roma Álvaro conobbe parecchie personalità ecclesiastiche; ed ebbe diversi incontri con mons. Giovanni Battista Montini. Ne scaturì una sincera amicizia in cui entrò subito a far parte san Josemaría, appena lo raggiunse nell'Urbe il 23 giugno 1946. In diverse occasioni, negli anni successivi, San Josemaría affermò espressamente: «nemmeno posso dimenticare che le prime parole di affetto e di incoraggiamento che mi furono rivolte a Roma, nel 1946, furono quelle dell'allora mons. Montini»3,eletto Papa il 21 giugno 1963 con il nome di Paolo VI.

L'anno dopo, nel 1964, il fondatore dell'Opus Dei, al termine di un'udienza con il Papa avvenuta il 24 gennaio, disse al Santo Padre che don Álvaro lo aveva accompagnato e lo attendeva lì fuori, nell'anticamera dell'Appartamento pontificio. Paolo VI lo fece subito entrare, ricordando gli incontri che avevano avuto dal 1946 in poi, e nel vederlo gli disse: 'Sono diventato vecchio'. Ma don Álvaro replicò immediatamente: 'No, Santità, è diventato Pietro'. Prima di accomiatarli il Santo Padre volle farsi scattare due fotografie con loro, mentre ripeteva affettuosamente, sottovoce, 'Don Alvàro, don Alvàro…'.4

Due anni prima era nato un progetto, voluto da san Giovanni XXIII per realizzare un'attività sociale alla periferia di Roma con i donativi ricevuti per l'ottantesimo compleanno di Pio XII, nel 1956, affidandone all'Opus Dei la realizzazione e la gestione.5

L'obiettivo era erigere un Centro internazionale per la gioventù lavoratrice, nell'attuale quartiere Casal Bruciato al Tiburtino, costituito da una residenza per giovani lavoratori, un centro di formazione professionale con diverse specializzazioni, una biblioteca di quartiere, una scuola sportiva. Attorno a queste attività avrebbero ruotato via via altre iniziative educative, a beneficio delle famiglie della zona, senza alcuna discriminazione.

Nel 1962 si costituì l'Associazione Centro ELIS, che avrebbe provveduto a gestire professionalmente tale complesso di iniziative, al quale, con l'andar del tempo, contribuirono tante altre persone, anche non cattolici. San Josemaría promosse con grande impegno lo sviluppo del Centro, nel cui quadro giuridico le donne dell'Opus Dei avevano dato vita ad una Scuola Alberghiera Femminile Internazionale (SAFI), con diversi programmi di formazione umana, professionale e sportiva per la donna.

San Giovanni XXIII non riuscì a vedere l'inizio delle attività del Centro ELIS. Fu il suo successore, il beato Paolo VI, ad inaugurarlo personalmente il 21 novembre 1965, pochi giorni prima della chiusura del Concilio, affinché i Padri conciliari potessero visitare il Centro e ricevere un incoraggiamento nella loro sollecitudine per gli strati sociali più bisognosi. Il 21 novembre il Pontefice inaugurò gli edifici, celebrando la santa Messa nella chiesa parrocchiale di San Giovanni Battista in Collatino, adiacente al Centro, affidata a sacerdoti dell'Opus Dei e dedicata al santo di cui papa Montini portava il nome.

In quella memorabile occasione Paolo VI raccontò una sua visita alle zone limitrofe, avvenuta nell'immediato dopoguerra, durante la quale egli capì che la formazione professionale era basilare per migliorare la situazione di quei ragazzi senza lavoro

provenienti da famiglie di condizione economica disagiata. Alla presenza di numerosi padri conciliari e di san Josemaría, il Papa disse che l'ELIS "non è un semplice albergo, non una semplice officina o una semplice scuola, non è un campo sportivo qualsiasi: è un centro dove l'amicizia, la fiducia, la letizia formano atmosfera; dove la vita ha una sua dignità, un suo senso, una sua speranza".

Nel discorso ufficiale, pronunciato dopo la Messa, nei locali del Centro ELIS, ringraziò con espressioni vibranti quanti avevano lavorato per realizzare il progetto, che era "un'altra prova dell'amore della Chiesa". Il fondatore, rispondendo al discorso del Papa, descrisse brevemente la nascita del Centro e la sua funzione di servizio alla gioventù, per insegnare ai giovani "che il lavoro santificato e santificante è parte essenziale della vocazione del cristiano". San Josemaría lesse il suo discorso con emozione nella voce, visibilmente commosso dalla presenza del Vicario di Cristo, il quale, prima di lasciare il Centro ELIS, lo abbracciò esclamando davanti a tutti: "Qui tutto è Opus Dei".

Francesco Calogero

Per vedere un video sull'inaugurazione del Centro ELIS cliccare qui.


1 Cfr Paolo VI, Lett. Apost. Sanctitas Clarior (19.03.1969), inizio.

2 Ibidem.

3 San Josemaría, Colloqui, n. 46.

4 Cfr Vázquez de Prada, Il Fondatore dell'Opus Dei, vol. III, 2004, pag. 466.

5 Cfr ibidem, pag. 471.