Di ritorno fra le 99: la storia della mia conversione

María Agustín è una giovane filippina che racconta la sua conversione al cattolicesimo dopo “aver giocato a nascondino” con Dio. Ecco il suo racconto.

Una volta un amico mi ha raccontato che alcuni pastori legano le zampe delle pecore che si allontanano dall’ovile. “Che crudeltà!”, ho pensato. Poi mi ha spiegato che se le caricano sulle spalle e le riportano indietro: in questo modo la pecora impara a rimanere nell’ovile e si rende conto dell’affetto del pastore.

La storia della mia vita è qualcosa di simile.

Mia madre era protestante e mio padre cattolico non praticante. Durante la mia infanzia egli lavorava all’estero e ritornava a casa soltanto per pochi giorni l’anno. Io cercavo di rimediare alla sua assenza stando con i miei amici, ma non era sufficiente. Non potevo comprendere che Dio è padre perché non avevo potuto sperimentare la paternità. In questo modo, mi sono dichiarata agnostica, dimenticando di avere un’anima.

mi dicevo agnostica, dimenticando di avere un’anima

Quando mi sono iscritta all’università, ho avuto la possibilità di assistere ad alcune lezioni di filosofia, storia e anche teologia: i miei occhi si andavano aprendo alla fede cattolica, anche se ancora mantenevo le distanze. Al secondo anno mi sono iscritta a un corso sui sacramenti. Il professore era un sacerdote dell’Opus Dei. Con il suo linguaggio semplice e profondo, ha risvegliato in me la curiosità per i misteri del cattolicesimo.

A metà semestre il sacerdote ha parlato di “direzione spirituale”. Io non sapevo che cosa significasse, ma sentivo che la mia vita aveva bisogno di una direzione; così mi sono decisa a parlare con lui. Fra le altre cose, mi ha consigliato di leggere il libro “Rome sweet Home”, nel quale Scott Hahn, un pastore protestante, racconta il suo viaggio di fede verso la Chiesa cattolica. Ho preso molti appunti e ho visto chiaramente che volevo essere cattolica. A questo punto il sacerdote mi ha invitato a rivolgermi alla mia parrocchia per fare la professione di fede. Ma poi è passato un certo tempo e io ancora non avevo fatto il passo decisivo.

Intanto sono ritornata alle mie vecchie abitudini. Non pregavo più. Sentivo uno spirito ribelle che si divertiva comportandosi male. Io mi guardavo allo specchio e capivo che quella “non ero io”. Ho avuto un fidanzato con il quale le cose sono andate bene per un certo tempo, ma dopo un’aspra discussione con lui ho capito di aver bisogno che Qualcuno lassù mi orientasse nella vita, in modo da vivere con serenità e sobriamente.

mi guardavo allo specchio e capivo che quella “non ero io”

Conclusi gli studi all’università, un pomeriggio un’amica mi ha detto che una professoressa dell’università voleva vedermi. Ricordava il mio desiderio di diventare cattolica e voleva sapere se avevo bisogno di aiuto. Allora nella mia anima si è scatenata una tempesta. Ho capito che stavo facendo aspettare Dio e che stavo negando a me stessa tanti momenti di felicità.

Mi sono preparata a ricevere la pienezza della fede in un centro dell’Opus Dei. In poco tempo ho ricevuto la comunione e la cresima. Il Signore è stato molto buono con me. Attribuisco la mia conversione a san Josemaría Escrivá, perché nei suoi libri ho trovato ispirazione per non scoraggiarmi e continuare al passo di Dio: “La conversione – dice san Josemaría – è cosa di un istante. La santificazione è lavoro di tutta la vita”. Ora che faccio parte delle 99 pecore, spero di convertirmi tutti i giorni.