«Dan Brown seduttore»: cattolici contro il Codice da Vinci

Nel bestseller, secondo i tradizionalisti, si attacca la fede. In Spagna esce un libro per contestarlo.

Sulle fonti, l'ispirazione, il nucleo (chiamiamolo così) spirituale del romanzo di Dan Brown, la battaglia è aperta da tempo - una battaglia (e per molti persino un affare) a tutto campo, senza esclusione di colpi bassi.

Il Codice da Vinci colpisce e investe simboli importanti e, dunque, capita così quando di mezzo ci sono temi e icone complesse e ambigue. Si pensi al Santo Graal, alla massoneria e innanzitutto alla figura stessa di Gesù: è naturalmente una battaglia di idee, ma anche (come nel caso in questione), una battaglia circa la fede, e per di più in particolare circa la fede nel romanzo.

Potrà sembrare un paradosso - ma paradossale non è - che gli unici a prendere sul serio un romanzo di genere e di enorme successo come Il Codice da Vinci (a parte i tanti lettori che, come giusto, sospendono l'incredulità in quanto gesto utile alla lettura di una storia di fantasia), sono i cattolici tradizionalisti. In particolare ci riferiamo a un settimanale di informazione, Corrispondenza romana, il quale in una sua nota di agenzia riporta le idee e le dichiarazioni di José Antonio Ullate. Questi, giornalista e intellettuale spagnolo della rivista Fey y Razon, è anche autore di un’opera in via di pubblicazione, da Libros Libres, con il titolo La verità sul Codice da Vinci.

La questione, ripetiamo, è la fede, ed è curiosa la tesi esposta: che cioè conta soprattutto la forza di verità che un romanzo può avere. Appunto, scrive Ullate, si tratta «di potere di seduzione» circa idee e nozioni importanti riguardo allo gnosticismo. Ullate, dopo avere naturalmente attaccato la «spiritualità da bar» su cui si impernia il romanzo, scende nel particolare e dice che in realtà non si tratta affatto di un romanzo o per meglio dire sì, di un romanzo si tratta, ma è comunque un'opera che non va sottovalutata per quanto riguarda la forza d'impatto, ovvero «di seduzione». Il problema è la «posizione gnostica», ovvero ad esempio il riflesso che la lettura del testo di Dan Brown pone rispetto al rapporto tra Gesù e la Maddalena. Qui, fa notare Ullate, il romanzo fa supporre un rapporto sentimentale: ma non c'è solo questo. Il critico chiama in causa soprattutto i lettori «di colossale ingenuità» che leggono senza passare al vaglio della ragione idee e concetti, i quali in realtà sbeffeggiano la fede.

A questo punto un lettore laico potrebbe domandarsi - come autocritica - se esclusivamente ai cattolici si debba effettivamente demandare la denuncia di questo sincretismo religioso. Come mai la sinistra italiana, insomma, si beve il romanzo di Brown, mentre i cattolici tradizionalisti, la destra cattolica, ne denuncia l'insipienza e la vacuità ideale? Come mai chi difende i valori della laicità, e dunque della ragione, non si pone alcuna domanda riguardo a questo intreccio di impreparazione o addirittura di perfidia storica; mentre i cattolici pre-conciliari, con singolare scambio delle parti, si richiamano all'uso e al vaglio di quello che un tempo era il sapere illuministico?

Enzo Di Mauro // Il Corriere della Sera