Consacrazione dell'Opus Dei allo Spirito Santo

Don Álvaro lesse il testo della consacrazione dell'Opus Dei allo Spirito Santo, che implorava lo Spirito Santo di effondere sui suoi fedeli, elencandoli, i doni dell’intelletto, della sapienza, della scienza, del consiglio, del timore, della fortezza “che ci renda saldi nella fede, costanti nella lotta e fedelmente perseveranti nell’Opera di Dio”.

Alle locuzioni divine del 1970, che tanto lo aiutarono nella sua perseverante orazione per la Chiesa, seguì presto una “scoperta”: l’azione, l’effusione dello Spirito Santo nella Messa. Il Padre giunse così a capire come fosse avvenuta, per bontà divina, “la fioritura dell’Opus Dei in persone di ogni razza, lingua e nazione” .

Non era mai stato favorevole a proporre devozioni particolari, ma sentì la necessità che la famiglia dell’Opus Dei facesse una ulteriore consacrazione: avrebbe offerto l’Opera allo Spirito Santo, affinché fosse sempre uno strumento fedele al servizio della Chiesa.

Alle dodici e trenta del 30 maggio 1971, giorno di Pentecoste, fece la consacrazione nell’oratorio del Consiglio Generale. Dietro all’altare, una grande vetrata illuminata riproduce la scena della Pentecoste. Don Álvaro lesse il testo della consacrazione dell'Opus Dei allo Spirito Santo, che implorava lo Spirito Santo di effondere sui suoi fedeli, elencandoli, i doni dell’intelletto, della sapienza, della scienza, del consiglio, del timore, della fortezza “che ci renda saldi nella fede, costanti nella lotta e fedelmente perseveranti nell’Opera di Dio” . Infine, il dono della pietà “che ci dia il senso della nostra filiazione divina, la coscienza gaudiosa e soprannaturale di essere figli di Dio e, in Gesù Cristo, fratelli di tutti gli uomini” .

Non mancava la preghiera per tutto il Popolo di Dio e per i suoi pastori, per la cui situazione erano state spese tante lacrime:

“Ti supplichiamo di assistere sempre la tua Chiesa, e specialmente il Romano Pontefice perché ci guidi con la sua parola e il suo esempio e affinché raggiunga la vita eterna insieme al gregge che gli è stato affidato; che mai manchino i buoni pastori e che tutti noi fedeli, servendoti con santità di vita e integrità nella fede, raggiungiamo la gloria del Cielo” .

Per la Consacrazione, da rinnovarsi tutti gli anni nei Centri dell’Opera, il Padre compose un testo che mostrò a don Álvaro. Questi volle aggiungere un riferimento al Fondatore, per esprimere la fedeltà che i suoi figli avrebbero dovuto sempre dimostrargli. Il Padre non avrebbe voluto, ma poi cedette e il testo dice: “Conserva sempre nella tua Opera i doni spirituali che le hai elargito, affinché, secondo la tua amabilissima volontà, indissolubilmente uniti a nostro Padre, al Padre e a tutti i nostri fratelli, cor unum et anima una, siamo santi e fermento efficace di santità fra tutti gli uomini. Fa’ che siamo sempre fedeli allo spirito che hai affidato al nostro Fondatore, e che sappiamo custodirlo e trasmetterlo in tutta la sua divina integrità” (PR, vol. XVII, Documenta vol. II, Opus Dei (Consacrazioni), p. 23). Su questo punto: cfr Álvaro del Portillo, Sum. 1600).

"Fa’ che siamo sempre fedeli allo spirito che hai affidato al nostro Fondatore, e che sappiamo custodirlo e trasmetterlo in tutta la sua divina integrità"

Il Padre fu investito da una nuova pioggia di grazie. Il grido clama, ne cesses rinnovò nella sua anima uno spirito di veglia, che lo teneva in tensione, sempre attento a Dio. Ogni locuzione divina era un passo avanti, un gradino nell’ascesa, parte di un gioco silenzioso tra Dio e l’anima. Le parole si imprimevano a fuoco nel suo spirito e accendevano il suo amore.

Guidato dallo Spirito Santo, cercò rifugio nel Cuore Sacratissimo di Gesù, tabernacolo della misericordia divina. Ai primi di settembre del 1971, quando fece ritorno da Caglio, consigliò ai suoi figli di recitare spesso una giaculatoria: Cor Iesu Sacratissimum et Misericors, dona nobis pacem! . Era anche un modo per rivelare loro qualcosa dell’azione dello Spirito Santo nella sua anima. Essi ne prendevano puntualmente nota, dopo le meditazioni o le tertulias nelle quali veniva alla luce qualche nuova esperienza spirituale. Nell’ottobre 1971, per esempio, confidò loro l’atto di abbandono che aveva composto: “Signore, Dio mio, nelle tue mani abbandono il passato, il presente e il futuro, il piccolo e il grande, il poco e il molto, il temporale e l’eterno” . E aggiunse: “Per arrivare a questo atto di abbandono, bisogna lasciarci la pelle”.

Il Fondatore dell’Opus Dei, III, Andrés Vázquez de Prada. Ed. Leonardo International, Milano.