“Cercavo un lavoro e ho trovato Dio”

La testimonianza di Patrizia, che, a 25 anni, ha scoperto la fede lavorando in un centro dell’Opus Dei a Milano e ha ricevuto il battesimo.

Patrizia vive nell’hinterland milanese. Di padre italiano e madre giapponese, è rimasta orfana del papà all’età di 8 anni. Per aiutare economicamente la madre e il fratello, dopo la terza media ha dovuto smettere di studiare e cercarsi un lavoro. Così è entrata in contatto con il centro Cortenova, che gestisce i servizi da base del Collegio Universitario Viscontea, opera apostolica dell’Opus Dei.

“Ero insoddisfatta: mi sentivo diversa dai miei coetanei, estranea, e non capivo che senso avesse la vita della nostra famiglia, così dura e piena di difficoltà. Mi mancava lo studio, e così, a 25 anni, ho deciso di prendere un diploma superiore, iscrivendomi a una scuola serale. Per questo ho lasciato il lavoro di commessa, che aveva un orario molto impegnativo, e ho cominciato a lavorare come operatrice telefonica in un call center. Il mio nuovo lavoro era compatibile con gli studi, ma non mi soddisfaceva. In fondo al mio cuore c’era un grande desiderio di fare qualcosa per gli altri.

Un giorno ho visto un’inserzione su Metro: il Centro Cortenova, annesso al Collegio Universitario Viscontea, cercava personale femminile, da impiegare nell’area dei servizi alla persona. È stata questa la frase “magica”, che mi ha attirata: forse era il lavoro che stavo cercando!

Dopo un colloquio di selezione, sono stata assunta con un orario pomeridiano che mi permetteva di frequentare la scuola serale e di studiare. Svolgevo le mie mansioni in cucina e nel servizio in sala da pranzo. Nel mio nuovo ambiente di lavoro notavo qualcosa di diverso, che mi attraeva e mi faceva sentire a mio agio: vedevo nelle persone la gioia, la serenità e l’ottimismo che anch’io avrei voluto avere. Mi veniva spontaneo raccontare a queste persone cose della mia vita. Non mi sarei mai immaginata che attraverso il lavoro quotidiano sarei riuscita a dare un senso alla vita, rendendomi utile ma soprattutto scoprendone il valore soprannaturale

Un giorno Giusi venne al lavoro piena di gioia, raccontandoci che tornava dalla cerimonia di battesimo di una signora dello Sri Lanka, che lei stessa aveva aiutato a prepararsi.

Non riesco ancora a spiegarmi come mi sia uscita di getto questa frase: “Giusi, nemmeno io sono battezzata: anch’io vorrei cominciare questo cammino verso Dio. A scuola sto studiando le varie religioni e ho visto che tutte sono un ripiegarsi dell’uomo su se stesso, sulle sue forze, mentre il Cattolicesimo è un aprirsi a Qualcuno che è Dio e che ci aiuta”. Ero stupita di me stessa: per la prima volta nella mia vita stavo confidando a qualcuno di non essere battezzata: era il segreto, che mi ero sempre tenuta per me, per paura di non essere accettata dalle persone per la mia “diversità”.

Giusi e Ombretta hanno cominciato per me un corso di catechismo, a cui partecipavano anche altre ragazze di Cortenova. Ho cominciato a parlare periodicamente anche con il cappellano del centro Cortenova. Contemporaneamente ho seguito gli incontri insieme agli altri catecumeni della Diocesi di Milano, in un percorso durato due anni: sono volati!

A Cortenova mi hanno aiutata a tradurre nella vita di tutti i giorni i contenuti del catechismo; Cammino, di san Josemaría, mi ha fatto scoprire che la vita cristiana non è un insieme di doveri da compiere, ma è qualcosa che ti riempie di gioia e dà senso a tutto ciò che fai. Finalmente cominciavo a capire il senso della mia vita e a rendermi conto che la felicità che cercavo sta nell’essere unita a Dio. Il punto di Cammino a cui sono affezionata è il 335: “Un'ora di studio, per un apostolo moderno, è un'ora d'orazione” perché quando “non avevo tempo” per pregare avevo imparato che anche il mio studio poteva essere orazione.

Finalmente è arrivato il gran giorno: nella Veglia Pasquale in Duomo, l’Arcivescovo Card. Tettamanzi ha amministrato il battesimo, la cresima e la prima comunione a me e ad altri sette catecumeni. Ero emozionatissima. Mentre l’acqua del battesimo mi scorreva sulla testa, ho sentito che il mio passato era cancellato e che ero una persona nuova. E mi sono sentita accolta nella nuova famiglia della Chiesa: non mi sentivo più diversa e come estranea, ma con un senso grande di appartenenza. Ora il mio desiderio più grande è che anche mia madre e mio fratello arrivino alla gioia della fede.”