Audio del Prelato: “Insegnare agli ignoranti” e “Consigliare i dubbiosi”

Mons. Javier Echevarría, nell'audio di questo mese, riflette sulle due prime opere di misericordia spirituale.

Tra le opere di misericordia spirituale, oggi mi soffermo sulle prime due: insegnare agli ignoranti e consigliare i dubbiosi. Insegnare è uno dei compiti più belli che possiamo compiere noi tutti. Pensiamo al lavoro educativo delle madri: quanta pazienza, gioia e generosità dimostrano nella cura dei figli, aiutandoli a raggiungere la maturità umana e quella soprannaturale! Papa Francesco ha detto che “la madre, anzitutto, insegna a camminare nella vita e sa come orientare i figli [...]. Non lo ha imparato nei libri, ma lo ha imparato nel proprio cuore”.

Voglio aggiungere che, contemporaneamente, anche il padre di famiglia deve imparare ogni giorno, con cuore retto, a essere un buon marito, un buon padre, spendendosi quotidianamente – come fa la moglie – nell’occuparsi del buon clima di famiglia e nel tenerlo acceso.

Il cuore: questo è il segreto delle opere di misericordia, che coinvolgono la volontà e nascono dalla carità, da quell’amore di Dio che può arrivare ad altre persone attraverso di te, attraverso di me.

Nel Vangelo ascoltiamo queste parole che Cristo rivolge a coloro che sono venuti a catturarlo nell’orto degli ulivi: “Ogni giorno stavo seduto nel Tempio a insegnare”. La sua vita pubblica, infatti, consisteva soprattutto nell’insegnarci il cammino di figli di Dio, nell’illuminare la nostra intelligenza, nell’aprirci la via per arrivare a Dio Padre con l’aiuto del Paraclito.

Su questa stessa linea, meraviglia la forza del suo discorso della montagna, delle parabole che descrivono il regno dei cieli e anche i dialoghi di Gesù con i personaggi più diversi: scene nelle quali il Maestro trasmette a tutti – anche a quelli come noi che siamo ancora in cammino – le diverse modalità di percorrere i sentieri della salvezza. Per questo, come del resto indica il Papa, “per essere capaci di misericordia, dobbiamo per prima cosa metterci all’ascolto della parola di Dio. Questo significa recuperare il valore del silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta”.

Può adempiere l’ufficio di buon maestro, e può consigliare rettamente gli altri, soltanto chi è sempre disposto a imparare. Tutti dobbiamo aprirci con docilità agli insegnamenti del Maestro se è vero che vogliamo aiutare il prossimo con sincerità. Per questo, leggere il Vangelo con attenzione e raccoglimento – un’abitudine che vi invito a praticare tutti i giorni, con una lettura tranquilla, calma, meditando quello che Dio ci predica –, ci renderà più sensibili a verificare la misericordia del Padre celeste e cogliere in tal modo le ispirazioni dello Spirito Santo. Allora, quando dovremo orientare o dare un consiglio a una persona, sorgerà in noi la domanda immediata: come farebbe Cristo? E agiremo di conseguenza.

Molte volte – tutte! –, anche il buon esempio sarà il miglior modo di aiutare gli altri. Nel suo libro Solco san Josemaría ricorda che “Gesù cominciò a fare e poi a insegnare: tu e io dobbiamo dare la testimonianza dell’esempio, perché non possiamo condurre una doppia vita: non possiamo insegnare quello che non mettiamo in pratica. In altre parole – prosegue il Fondatore dell’Opus Dei –, dobbiamo insegnare quello che, per lo meno, ci sforziamo di mettere in pratica”. Infatti, la nostra lotta, il nostro desiderio di conversione, servirà di sprone perché altri fissino la loro attenzione sul nostro impegno nel vivere la fedeltà cristiana. Se vogliamo aiutarli, per prima cosa dobbiamo essere esigenti con noi stessi.

D’altra parte, dare un consiglio opportuno richiede un atto di generosità, perché occorre uscire dal proprio io e mettersi nella situazione del prossimo, cercando di comprenderlo fino in fondo – senza dimenticare le sue circostanze personali –, perché non possiamo condurre una doppia vita, allo scopo di dare suggerimenti ben mirati. Si tratterà sempre di un consiglio amichevole, e spesso con una intenzione soprannaturale, e con ciò sarà possibile aiutare l’altro, che valuterà le cose in base a un modo di vedere più ampio, che è quello di Dio.

Queste opere di misericordia ci debbono spingere a mostrare con generosità agli altri il cammino che conduce a Cristo. San Josemaría faceva notare che “l’apostolato è come il respiro del cristiano¸ un figlio di Dio non può vivere senza questo palpito spirituale [...]. Lo zelo per le anime è un comandamento dell'amore del Signore, che [...] ci invia come suoi testimoni al mondo intero”.

Molte persone, magari senza saperlo, aspettano che qualcuno faccia loro conoscere Cristo. Senza di Lui non può esserci vera felicità! Forse le grazie dell’Anno della misericordia ci aiuteranno a superare gli ostacoli che a volte ci impediscono di fare apostolato: i rispetti umani, la pigrizia o semplicemente il pensiero che si tratta di un compito impossibile. Invitiamo, comunque, coloro che frequentiamo nella nostra vita quotidiana a guardare il volto del Signore, mostriamo – ripeto – i suoi insegnamenti attraverso la nostra vita, spieghiamo la dottrina della Chiesa quando è necessario e, naturalmente, comportiamoci sempre in modo coerente con la nostra fede. In tal modo renderemo attraente uno stile di vita che concorda con il Vangelo.

Cito nuovamente san Josemaría, che ci diceva: “La nostra condotta deve essere tale che gli altri possano dire, vedendoci: ecco un cristiano, perché non odia, perché sa comprendere, perché non è animato da zelo fanatico, perché domina i suoi istinti, perché si sacrifica, perché manifesta sentimenti di pace, perché ama”.

Così ha sempre agito il fondatore dell’Opus Dei. La sua vita è consistita soprattutto nel trasmettere a coloro che incontrava lo spirito che aveva ricevuto da Dio. Sono stato testimone del suo zelo nel farci capire chiaramente, fin nei dettagli più minuti, come seguire Cristo santificando la vita ordinaria. Lo faceva con cuore materno e paterno: servendosi di dettagli comuni, trascinandoci con il suo esempio, ricordandoci ogni cosa con pazienza, ma anche con energia, tutte le volte che era necessario.

Vi suggerisco, in quest’Anno della misericordia, di leggere una delle biografie che raccontano i diversi episodi della vita di san Josemaría, anche se l’avete già letta. I suoi insegnamenti nascono direttamente dal Vangelo e racchiudono, come dice il Signore, cose vecchie e cose nuove, che ci danno sempre la capacità di dare nuovo slancio anche alla nostra vita spirituale. Leggendo queste biografie o i suoi scritti, il Signore ci aiuterà a scoprire, per la nostra condotta personale, aspetti stupendi e attraenti dello spirito cristiano, che potremo trasmettere agli altri.

San Josemaría definiva l’Opus Dei come “la storia delle misericordie di Dio”, perché, nel suo impegno per realizzare la volontà divina, ha sempre sentito l’inconfondibile vicinanza del Signore. Grazie a Dio, questa storia non si è fermata, ma continua ancora oggi nel lavoro di molti uomini e donne che si sforzano di far proprio questo modo di vivere e di seguire Cristo, sentendosi gli ultimi, coloro che servono.

Non è forse una grande manifestazione della misericordia divina la possibilità di trovare Dio nelle occupazioni quotidiane? Non dimostra una carezza del Signore il fatto che possiamo collaborare con Lui nella grandiosa avventura di portare i frutti della Redenzione in tutti i crocevia del mondo con la nostra vita normale?