Vita di Maria (II): Magistero, Padri della Chiesa e santi

La Nascita della Vergine Maria in una selezione di testi del Magistero, di Padri della Chiesa, di santi, di poeti.

La voce del Magistero

«I libri dell'Antico e del Nuovo Testamento e la venerata Tradizione mostrano in modo sempre più chiaro la funzione della Madre del Salvatore nella economia della salvezza, e per così dire la propongono alla nostra considerazione. I libri dell'Antico Testamento descrivono la storia della Salvezza, nella quale lentamente viene preparandosi la venuta di Cristo nel mondo.

E questi primitivi documenti, come sono letti nella Chiesa e sono capiti alla luce dell'ulteriore e piena rivelazione, passo passo mettono sempre più chiaramente in luce la figura della donna, Madre del Redentore. Sotto questa luce Ella viene già profeticamente adombrata nella promessa, fatta ai progenitori caduti nel peccato, circa la vittoria sul serpente (cfr. Gn 3, 15).

Parimenti, Ella è la Vergine che concepirà e partorirà un Figlio, il cui nome sarà Emanuele (cfr. Is 7, 14; Mic 5, 2-3; Mt 1, 22-23). Ella primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da Lui la salvezza. E infine con Lei, la eccelsa Figlia di Sion, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura la nuova economia, quando il Figlio di Dio assunse da lei la natura umana, per liberare con i misteri della sua carne l'uomo dal peccato».

Concilio Vaticano II

Cost. dogm. Lumen gentium , n. 55.

«Guardate Maria, bella come la luna, pulchra ut luna . È un modo questo per esprimere la eccelsa bellezza di Lei. Come deve essere bella la Vergine! Quante volte siamo stati colpiti dalla bellezza di un volto angelico, dall'incanto di un sorriso di bambino, dal fascino di uno sguardo puro! E certamente nel volto della propria Madre Iddio ha raccolto tutti gli splendori della sua arte divina. Lo sguardo di Maria! il sorriso di Maria! la dolcezza di Maria! la maestà di Maria, Regina del cielo e della terra! Come splende la luna nel cielo oscuro, così la bellezza di Maria si distingue da tutte le bellezze, che paiono ombre accanto a Lei. Maria è la più bella di tutte le creature. [...] Su quel volto non si rivela soltanto la bellezza naturale. Nell'anima di Lei Iddio ha riversato la pienezza delle sue ricchezze con un miracolo della sua onnipotenza, e allora Egli ha fatto passare nello sguardo di Maria qualche cosa della sua dignità sovrumana e divina. Un raggio della bellezza di Dio splende negli occhi della sua Madre [...].

Ma la Chiesa non paragona Maria soltanto alla luna; servendosi ancora della Sacra Scrittura (cfr. Ct 6, 10), passa ad un'immagine più forte ed esclama: Tu sei, o Maria, electa ut sol , eletta come il sole. La luce del sole ha una differenza grande da quella della luna: è luce che scalda e che vivifica. Splende la luna sui grandi ghiacciai del polo, ma il ghiaccio rimane compatto e infecondo, così come rimangono le tenebre e perdura il gelo nelle notti lunari dell'inverno. La luce della luna non porta il calore, non porta la vita. Fonte di luce, di calore e di vita è il sole. Ora Maria, che ha la bellezza della luna, splende anche come un sole e irraggia un calore vivificante. Parlando di Lei, parlando a Lei, non dimentichiamo che è vera Madre nostra, perché attraverso di Lei abbiamo ricevuto la vita divina. Ella ci ha dato Gesù e con Gesù la sorgente stessa della grazia. Maria è mediatrice e distributrice di grazie.

Electa ut sol . Sotto la luce e il calore del sole fioriscono sulla terra e danno frutto le piante; sotto l'influsso dell'aiuto di questo sole che è Maria fruttificano i buoni pensieri nelle anime. Forse, già in questo momento voi siete ripieni dell'incanto che promana dalla Vergine Immacolata, Madre della divina grazia, Mediatrice di grazie, perché Regina del mondo [...].

Riandate, diletti figli e figlie, alla storia della vostra vita: non vedete un tessuto di grazie di Dio? Voi potete pensare allora: in quelle grazie è entrata Maria. I fiori sono spuntati, i frutti sono maturi nella mia vita, grazie al calore di questa Donna eletta come il sole».

Pio XII (secolo XX)

Radiomessaggio all'apertura dell'Anno Mariano , 8-XII-1953

La voce dei Padri della Chiesa

«Si chiamava Gioacchino; era della casa di Davide, re e profeta; sua moglie si chiamava Anna. Rimase senza figli sino alla vecchiaia, perché sua moglie era sterile. Eppure, proprio a lei era riservato l'onore al quale, secondo la legge di Mosè, aspiravano tutte le donne che danno alla luce, un onore che non era stato concesso a nessuna donna privata di figli.

Gioacchino e Anna, infatti, erano degni di onore e di venerazione, tanto nelle parole come nelle opere; erano conosciuti come appartenenti alla stirpe di Giuda e di Davide, discendenza di re. Quando le case di Giuda e di Levi si unirono, il ramo reale e quello sacerdotale finirono per mescolarsi. Così sta scritto tanto riguardo a Gioacchino quanto riguardo a Giuseppe, con il quale si sposò la Vergine santa. Di quest'ultimo si afferma esplicitamente che era della casa e della tribù di Davide (cfr. Mt 1, 16; Lc 1, 5); però lo erano entrambi: l'uno secondo la discendenza naturale di Davide, l'altro in virtù della legge secondo la quale lo erano i leviti.

Anche la beata Anna era di un ramo eletto della medesima casa. Questo significava a priori che il re che sarebbe nato da sua figlia sarebbe stato sommo sacerdote, in quanto Dio e in quanto uomo. Tuttavia la mancanza di figli causava un gran dolore ai venerabili e stimati genitori della Madonna, a causa della legge di Mosè e anche delle frecciate che ricevevano da alcuni uomini stolti. Desideravano la nascita di un discendente che cancellasse l'ignominia davanti ai loro occhi e davanti al mondo intero, elevandoli così a una gloria superiore.

Allora la beata Anna, come quell'altra Anna madre di Samuele (cfr. 1 Sam 1, 11), andò al tempio e supplicò il Creatore dell'universo che le concedesse un frutto delle sue viscere, che poi gli avrebbe consacrato per averlo ricevuto come dono. Neppure il beato Gioacchino restava inattivo, ma chiedeva a Dio che lo liberasse dalla mancanza di figli.

Il Re benigno, l'Autore generoso di tutti i doni, ascoltò la preghiera del giusto e inviò un annuncio ai due coniugi. Prima di tutto mandò un messaggio a Gioacchino mentre stava pregando nel tempio. Gli fece udire una voce del cielo che gli diceva: “Avrai una figlia che sarà gloria, non solo per te, ma per il mondo intero". Questo stesso annuncio fu fatto alla beata Anna, la quale non cessava di pregare Dio con ardenti lacrime. Anche a lei fu inviato il messaggio da parte di Dio, nel giardino dove offriva sacrifici con petizioni e preghiere al Signore. L'angelo di Dio venne ad essa e le disse: “Dio ha ascoltato la tua preghiera; darai alla luce l'annunciatrice della gioia e la chiamerai Maria, perché da Lei nascerà la salvezza del mondo intero".

Dopo il messaggio avvenne il concepimento e dalla sterile Anna nacque Maria, Colei che illumina tutti: così, infatti, si traduce il nome di Maria: “colei che illumina". Allora i venerabili genitori della felice e santa bambina furono colmi di una grande gioia. Gioacchino organizzò un banchetto e invitò tutti i vicini, sapienti e ignoranti, e tutti diedero gloria a Dio che aveva operato per loro un grande prodigio.

In tal modo, l'angoscia di Anna si mutò in una gloria più sublime, la gloria di essere diventata la porta della porta di Dio, porta della sua vita e inizio della sua gloriosa condotta».

Vita di Maria

attribuita a San Massimo il Confessore (VII secolo). I fatti esposti si ispirano a scritti apocrifi, soprattutto al “Protovangelo di san Giacomo", che rimonta al II secolo.

La voce dei Santi

«Carissimi, un grandissimo danno ci è stato causato da un uomo e da una donna; ma, grazie a Dio, ugualmente attraverso un uomo e una donna si è ristabilita ogni cosa. E non senza un grande aumento di grazie. Infatti il dono non è paragonabile al misfatto, perché la grandezza del beneficio supera di gran lunga la stima del danno.

Così il prudentissimo e clementissimo Artefice non distrusse ciò che s'era infranto, ma lo rifece più utile in tutti i casi, e cioè, formando dal vecchio un nuovo Adamo e trasfondendo Eva in Maria.

Sicuramente poteva bastare Cristo, poiché tutta la nostra sufficienza ci viene da Lui; però non era bene per noi che l'uomo fosse solo (cfr. Gn 2, 18). Molto più conveniente era che fossero presenti alla nostra riparazione l'uno e l'altro sesso, non essendo mancati alla nostra corruzione né l'uno né l'altro. Fedele e potente Mediatore di Dio e degli uomini è l'uomo Cristo Gesù, ma gli uomini riconoscono in Lui una divina maestà. Sembra che l'umanità sia assorbita nella divinità, non perché si sia mutata la sostanza, ma perché i suoi affetti sono divinizzati. Non si canta di Lui solo la misericordia, ma si canta ugualmente la giustizia, perché, pur avendo appreso la compassione dalle cose che patì, ed essendo divenuto misericordioso (cfr. Eb 5, 8), proprio per questo ha, allo stesso tempo, la potestà di giudice. Infine, Dio nostro è un fuoco che consuma. Se il peccatore teme molto di avvicinarsi a Lui, non è forse dovuto al fatto che, come la cera si scioglie in presenza del fuoco, allo stesso modo potrebbe perire lui alla presenza di Dio?

Così dunque non sembrerà inutile la presenza della donna benedetta fra tutte le donne, perché si vede chiaramente il ruolo che Essa svolge nell'opera della nostra riconciliazione; infatti abbiamo bisogno di un mediatore accanto a questo Mediatore e nessuno come Maria può svolgere questo ufficio in modo più fruttuoso. Una mediatrice troppo crudele fu Eva, attraverso la quale il serpente antico infuse nell'uomo il pestifero veleno; fedele, invece, è Maria, che propinò l'antidoto della salvezza agli uomini e alle donne. Quella fu strumento della seduzione, questa della propiziazione; quella suggerì la prevaricazione, questa introdusse la redenzione. Che cosa trattiene la fragilità umana dall'arrivare a Maria? Nulla c'è in Essa di austero, nulla di terribile; tutto è dolce, a tutti vengono offerti latte e lana.

Studia con cura tutta la serie della storia evangelica, e se trovi in Maria un pizzico di durezza o di burbero rimprovero, o qualche segno di indignazione, sia pure lieve, ritienila d'ora in poi sospetta e diffida dall'avvicinarti a Lei. Ma se invece (come succede nella realtà) scopri che tutto ciò che appartiene a Lei è colmo di pietà e di misericordia, di mansuetudine e di grazia, sii grato a quel Signore che, con la sua misericordia straordinariamente benevola ti ha dotato di una mediatrice tale che niente può esserci nella Vergine che infonda timore. Ella si è fatta tutta a tutti; si è fatta debitrice di sapienti e di ignoranti, con una meravigliosa carità. A tutti apre il seno della misericordia, affinché tutti ricevano la sua pienezza: redenzione al prigioniero, guarigione al malato, consolazione all'afflitto, al peccatore il perdono, al giusto la grazia, all'angelo la gioia e, infine, la gloria a tutta la Trinità; e la stessa Persona del Figlio riceve da Lei la sostanza della carne umana, affinché non vi sia chi si sottragga al suo calore».

San Bernardo (XII secolo)

Sermone della Domenica nell'ottava dell'Assunzione , 1-2.

La voce dei Poeti

La nascita di Miryām

Bianco e azzurro è l'abito per Miryām

E Hannāh canta alle prime luci dell'alba.

Canta le profezie sulla figlia di Sion,

Della Madre dell'Emanuele. La perla

Del Creato sorride ai vecchi genitori

E fissa la luce che prepara

Lentamente all'angelo Gabrī 'el.

Miryām ascolta la voce di Hannāh,

Il canto gioioso per ringraziare il Signore

Il Padre che nello Spirito Santo

Le manderà un Figlio, concepito

Senza peccato. Miryām succhia il latte

Di Hannāh, respira già la Gloria

Del Creato. E Hannāh e Iehộyāqîm,

Mentre Miryām dorme, pregano

Il più grande miracolo del Padre, miracolo

Che annuncia una Croce e sette spade.

Da Elio Fiore, Miryām di Nazareth, 1992