Mons. Ocáriz: “Ognuno di voi è tanto Opus Dei quanto il prelato”

Il prelato dell'Opus Dei ha vissuto degli incontri con alcune realtà romane concludendo la sua visita con due incontri familiari all'ELIS.

L'incontro con i membri dell'Opus Dei a Roma è iniziato parlando del tempo di Avvento: “Tutta la nostra giornata dovrebbe essere in un certo modo un tempo di Avvento, un tempo di attesa, un tempo di anelito di trovare Cristo”.

Trasformare la nostra vita in un tempo di Avvento

In questa prima domenica di preparazione al Natale, tempo che coincide anche con la Novena dell’Immacolata, mons. Fernando Ocáriz, ricorda la necessità di mettere Dio “al centro della nostra vita e delle nostre speranze”, curando di più il rapporto con la Madonna, nostra Madre, ma anche con san Giuseppe, affinché “ci aiutino a conoscere e amare Gesù Cristo, vero Dio e fatto uomo per ognuno di noi”.

Un tempo, quello dell’Avvento, particolarmente adatto per cominciare a preoccuparci più degli altri e meno di noi stessi. Infatti, se la santità è prima di tutto “perfezione della carità”, “la fraternità dobbiamo vederla così: come espressione più immediata dell’amore per Cristo, vedendo il Signore nelle altre persone”.

Nel corso dell'incontro che si è tenuto domenica 3 dicembre all’ELIS, nel quartiere Tiburtino, il prelato ha risposto, come di consueto, alle domande poste dai partecipanti, che si sono rivoltI a lui per un consiglio, un aiuto o per condividere una testimonianza di vita spirituale.

Unità di vita: lavoro e apostolato

Tra i primi argomenti toccati, la non facile conciliazione tra il lavoro e vita spirituale: come riuscire, infatti “a tenere d’occhio le scadenze e allo stesso tempo a non perdere la nostra attenzione verso gli altri sul luogo di lavoro?”. Da una parte, ha affermato il prelato, c’è un aspetto pratico, di “organizzazione del tempo”; dall’altra, “lavoro e missione apostolica non sono aspetti separati o mondi diversi: dobbiamo riuscire a trasformare lo stesso lavoro che facciamo in apostolato, anche dedicandoci alle altre persone. A volte il tempo è poco, sfugge, ma bisogna cercare di "acchiapparlo", per scambiare un sorriso, una parola con un’amica o amico: nel lavoro bisogna avere un atteggiamento di interesse per le persone”.

La fedeltà è la perseveranza nell’amore

“Per essere fedeli bisogna avere ben chiaro che cos’è l’amore”, ha risposto mons. Fernando Ocáriz a chi gli ha chiesto come riuscire a far comprendere, anche alle coppie più giovani, che la virtù della fedeltà è una virtù forte, che si vive dappertutto, in ogni momento. “La fedeltà è perseveranza nell’amore” che si compone di due aspetti fondamentali: il desiderio dell’unione con l’altro, ma soprattutto il desiderio del bene dell’altro. Molta gente pensa che amare sia solo la prima parte, invece bisogna vivere rinnovando l’amore ogni giorno, amando l’altra persona coi suoi difetti e limiti”.

Vivere il presente e mantenere l’entusiasmo nella nostra vita

Rinnovare l’amore ogni giorno significa anche vivere il presente, senza lasciarsi sopraffare dai sogni o dalle aspettative che riponiamo nel futuro. Come fare allora, afferma Francesca, studentessa di 21 anni, “a vivere bene il presente e affidare nelle mani di Dio il futuro?”.

Il prelato ha parlato dell’idea che “il presente è lì dove il Signore ci aspetta”. Per questo, non dobbiamo mai perdere l’entusiasmo, la voglia di fare e di condividere con gli altri la nostra giornata. Certo, come ammette Simona, mamma di tre bambini, non sempre è facile far quadrare tutti gli impegni e per questo ha avviato un corso di formazione cristiana nel quartiere Talenti, per il desiderio di “vivere insieme e condividere il tempo di famiglia”. Sicuramente, per essere uniti, “è necessario incontrarsi, vedersi dal vivo”, ha risposto mons. Ocáriz, “senza dimenticare che l’unione più forte che abbiamo è la Comunione dei Santi; non siamo mai soli: nel lavorare, nel pregare, nel fare apostolato. Tutto ciò che facciamo lo facciamo con il Signore. E per questo, lo facciamo con tutti”.

“La comunione dei Santi - ha concluso il Padre -, non è semplicemente una pia metafora: è una realtà, e il bene che facciamo, si ripercuote su tutti. E questo ci dà anche una grande e gioiosa responsabilità: sapere che nel nostro piccolo, stiamo aiutando una moltitudine immensa di gente e una grandissima quantità di lavori apostolici”.

La santificazione della vita in famiglia
Franco, un padre di famiglia con la passione della poesia, ha voluto dedicare a mons. Ocáriz dei versi sulla propria nonna e sui consigli che gli dava quando ancora non era sposato. Dopo la poesia ha chiesto al prelato dei suggerimenti per santificare l’ambiente familiare, che a volte risulta essere quello più difficile da vivere. Questa la risposta del prelato: “Non si tratta di rendere compatibile l’ambiente familiare con quello lavorativo, come se fossero due aspetti in competizione. Bisogna santificare la vita ordinaria, di tutti i giorni. Il cammino di santificazione non è solamente il rapporto diretto con Dio – che è fondamentale perché permette di avere la forza spirituale – ma, come diceva san Josemaría, per il marito il cammino è la moglie, e per la moglie è il marito. La vita familiare e quella lavorativa sono un’unica realtà di vita cristiana”.

L'Opus Dei è le persone che lo compongono
Un’altra domanda rivolta al prelato riguardava l’impegno delle persone dell’Opus Dei nella vita di tutti i giorni, in special modo dei soprannumerari: “Dovete sentire l’Opus Dei come proprio – ha risposto mons. Ocáriz – ognuno di voi è tanto Opus Dei quanto il prelato. L’Opus Dei è una realtà viva, come diceva san Josemaría, e non bisogna rimanere passivi aspettando che qualcuno vi dica cosa fare. I soprannumerari non sono semplicemente persone che collaborano più intensamente con l’Opera, perché ognuno nel posto in cui si trova ha tutta l’Opera nelle proprie mani. Per questo motivo dovete essere propositivi e cercare di proporre modi sempre nuovi per portare Gesù a tutti coloro che vi stanno vicino".

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