Basta cominciare (8): Tenere compagnia sino alla fine

​Lidia e Maria Elena parlano dell’importanza delle nostre preghiere e della nostra compagnia per i malati, specialmente quando sono vicini alla morte. Don Cesare, Roseli e Roger spiegano che seppellire un morto e pregare per lui manifestano la fede nel fatto che la morte è il momento dell’incontro con Cristo e che alla fine dei tempi i corpi si riuniranno alle anime. Un funerale è una dimostrazione di apprezzamento verso il corpo che è stato dimora dello Spirito Santo.

I paragrafi che seguono ti possono aiutare a utilizzare questo video personalmente, in lezioni di formazione cristiana, in riunioni con i tuoi amici, nella tua scuola o nella tua parrocchia.

* * *

Domande per il dialogo

―Quali pensi che siano i motivi per i quali Lidia e Maria Elena tengono compagnia a persone che sono prossimi a morire? Ti sembra importante questo lavoro?

―Roseli e Roger parlano della morte di un parente. Che cosa li ha aiutato a sopportare il dolore della separazione fisica da quella persona?

―Perché don Cesare dà grande importanza alla sepoltura dei defunti?

―Perché ritieni che sia importante dare sepoltura ai morti e pregare per loro?

―Come spiegheresti a un amico che cos’è la comunione dei santi?

Proposte di azione

―Nelle tue preghiere tenere presenti le persone malate, i moribondi, i defunti, i loro parenti e gli amici.

―Quando è il caso, offrire consolazione e compagnia a chi soffre per la morte di una persona amata.

―Rendere più facile, con la tua preghiera e il tuo intervento – se è necessario –, che coloro che si avvicinano alla morte ricevano l’unzione dei malati.

―Aiutare, s’è possibile, chi incontra difficoltà a ottenere un posto dove seppellire un defunto.

―Fare visite periodiche alle sepolture, specialmente a quelle di parenti e amici, e offrire suffragi per i defunti.

Meditare con la Sacra Scrittura

―Pregate incessantemente nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pregando per tutti i santi (Ef 6, 18).

―Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno (Gv 11, 25-26).

―Non vogliamo lasciarvi nell’ignoranza, fratelli, circa quelli che sono morti, perché non continuiate ad affliggervi come gli altri che non hanno speranza. Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù insieme con lui (1 Ts 4, 13-14).

―Se noi viviamo, viviamo per il Signore; se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi (Rm 14, 8-9).

―Molti di quelli che dormono nella polvere della terra si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infamia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre (Dn 12, 2-3).

―Cristo è risuscitato tra i morti, primizia di coloro che sono morti. Poiché se a causa di un uomo venne la morte, a causa di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti; e come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo (1 Cor 15, 20-22).

Meditare con Papa Francesco

―La Chiesa invita alla preghiera continua per i propri cari colpiti dal male. La preghiera per i malati non deve mai mancare. Anzi dobbiamo pregare di più, sia personalmente sia in comunità (Udienza, 10 giugno 2015).

―La tradizione della Chiesa ha sempre esortato a pregare per i defunti, in particolare offrendo per essi la celebrazione eucaristica: essa è il miglior aiuto spirituale che noi possiamo dare alle loro anime, particolarmente a quelle più abbandonate (Angelus, 2 novembre 2014).

―Il ricordo dei defunti, la cura dei sepolcri e i suffragi sono testimonianza di fiduciosa speranza, radicata nella certezza che la morte non è l’ultima parola sulla sorte umana, poiché l’uomo è destinato ad una vita senza limiti, che ha la sua radice e il suo compimento in Dio (Angelus, 2 novembre 2014).

Meditare con san Josemaría

―Parole di Gesù: “E io vi dico: chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto”. Prega. In quale affare umano ti possono dare maggiori garanzie di successo? (Cammino, n. 96).

―Ricordate le parole del Signore: “Non vi chiamo più servi, ma amici”. Egli ci insegna ad avere confidenza con gli amici di Dio, che già sono in Cielo, e con le creature che ci vivono accanto, anche quelle che sembrano lontane dal Signore, per invogliarle a seguire la buona strada (Amici di Dio, n. 315).

―Morire è una cosa buona. Può mai essere che uno abbia fede e, allo stesso tempo, paura della morte?... Però, finché il Signore vorrà lasciarti sulla terra, per te morire sarebbe una vigliaccheria. Vivere, vivere e patire e lavorare per Amore: questo è il tuo compito (Forgia, n. 1037).

―Rimanesti molto serio, mentre mi ascoltavi: accetto la morte quando Egli voglia, come Egli voglia, dove Egli voglia; e allo stesso tempo penso che sia “una comodità” il morire presto, perché dobbiamo desiderare di lavorare molti anni per Lui, e, con Lui, al servizio degli altri (Forgia, n. 1039).

―Non ci apparteniamo. Gesù Cristo ci ha riscattati con la sua Passione e con la sua Morte. Siamo vita della sua vita. Ormai c’è un solo modo di vivere sulla terra: morire con Cristo per risuscitare con Lui, fino a poter dire con l’Apostolo: “Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me” (Via Crucis, 14ª stazione, 2).