Audio del Prelato: “Pregare Dio per i vivi e per i morti”

Ultimo podcast di mons. Javier Echevarría sulle opere di misericordia. “La necessità di sostenerci a vicenda con la preghiera – spiega il Prelato dell’Opus Dei – […] ha tutto il sapore della Chiesa primitiva”. E ricorda che il Papa ci ha chiesto di pregare in modo particolare per i cristiani perseguitati, i profughi, per chi non ha un lavoro e per gli anziani che vivono da soli.

“Senza di me non potete far niente”. Queste parole che Gesù rivolge ai suoi discepoli – a te, a me –, ci rivelano che, senza Dio nostro Padre, senza il suo aiuto, i nostri sforzi per praticare la misericordia saranno vani; nello stesso tempo ci confida che, dato il suo interesse per gli uomini e per le donne, desidera stare sempre con noi, se ci comportiamo rettamente. Per questo, giunti alla fine di questo anno giubilare, ci mettiamo nuovamente nelle sue mani e gli confidiamo i propositi che trasformeranno la nostra vita ordinaria in un tempo di misericordia.

L’ultima opera che ci viene proposta è Pregare Dio per i vivi e per i morti. Con la preghiera per il prossimo, in primo luogo riconosciamo umilmente che ogni bene proviene unicamente da Dio, e perciò ci rivolgiamo a Lui; inoltre, otteniamo per le anime la protezione divina e, infine, rafforziamo i legami soprannaturali che ci uniscono agli altri, anche con coloro che già godono della presenza di Dio.

La necessità di sostenerci a vicenda con la preghiera – sia per i vivi che per coloro che hanno già lasciato questo mondo ma continuano a far parte della famiglia cristiana – ha tutto il sapore della Chiesa primitiva. “Pregate gli uni per gli altri per essere guariti. Molto vale la preghiera del giusto fatta con insistenza”, dice l’apostolo Giacomo. “Ringraziamo sempre Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere”, assicura Paolo ai Tessalonicesi. “Se uno vede il proprio fratello commettere un peccato che non conduce alla morte, preghi, e Dio gli darà la vita”, avverte san Giovanni. Dopo aver ascoltato queste raccomandazioni, domandiamoci, amici e amiche, se sosteniamo fino a questo punto i nostri colleghi di lavoro, la nostra famiglia, i vicini del quartiere, le persone della parrocchia di cui facciamo parte. Se qualcuno attraversa un periodo di difficoltà, lo assistiamo con le nostre preghiere, anche se l’interessato non lo saprà mai?

Aiutarsi con la preghiera è un’opera di misericordia che, per volontà di Dio, impregna la storia della Chiesa, dalle sue origini fino ai nostri giorni. Attualmente il Papa ci chiede di pregare assiduamente per i cristiani perseguitati, i nostri fratelli decisi a perdere tutto pur di conservare la fede. Ci ha invitato, ugualmente, a pregare per i profughi che rischiano la vita alla ricerca di un futuro in altri Paesi, o per quelli che non trovano un lavoro, oltre che per le persone anziane che vivono da soli e per le molte altre persone che hanno bisogno del calore della Comunione dei santi.

La preghiera per il prossimo ci spingerà a evitare l’individualismo egoista che induce tanti a ritirarsi in una vita comoda e apparentemente sicura, esclusivamente solleciti delle proprie necessità personali, ma insensibili al dolore altrui. San Josemaría faceva osservare che “bisogna riconoscere Cristo che ci viene incontro negli uomini nostri fratelli. Nessuna vita umana è una vita isolata, ma s’intreccia con altre vite. Nessuna persona è un verso sciolto, tutti noi facciamo parte di un poema divino”. San Josemaría si esprimeva in questi termini; pertanto, in una società nella quale un po’ per volta sembrano venir meno quei legami che la tenevano coesa – e non è questa un’affermazione pessimista –, l’orazione quotidiana sarà un motivo potente di unità e di rinvigorimento.

I drammi umani che ho ricordato si uniscono alle difficoltà o alle opportunità con le quali ogni creatura s’imbatte nella propria esistenza personale o familiare. Per questo, come appare evangelico l’atto di caricare generosamente sulla nostra anima i buoni desideri e i problemi degli altri! E siccome ci proponiamo di essere cristianamente solidali, dobbiamo convincerci che quando un battezzato prega, si sta già dando da fare. Quando supplichiamo l’intercessione di Dio, Egli ci ascolta e interviene. Non rimane indifferente. Siamo seriamente convinti che possiamo cambiare la storia del prossimo, di una famiglia o di una comunità, con la forza della nostra preghiera personale. Certe volte forse non vedremo i risultati, o una storia non si svolgerà come noi avevamo immaginato, ma siamo perfettamente convinti che il Signore percorre altre strade, sempre misericordiose, sempre sorprendenti. Dunque, sogniamo! Preghiamo per coloro che non ci danno più speranza; chiediamo ciò che è al di là della nostra portata; non mettiamo limiti alla misericordia di Dio.

Nella riflessione sull’opera di misericordia Seppellire i morti abbiamo affermato – e non abbiamo ombra di dubbio – che la misericordia è capace di attraversare la barriera della morte e arrecare beneficio a coloro che sono in attesa del premio eterno. Le preghiere per i defunti hanno la capacità di trasferire il nostro amore a coloro che hanno dato la loro anima a Dio. San Josemaría ci faceva notare che la morte del figlio della vedova di Nain commosse profondamente Cristo, che reagì restituendolo alla vita. Lo spiegava con queste parole: “San Luca dice: misericordia motus super eam, [Gesù] si mosse per compassione, per misericordia verso quella donna”. Impariamo da questa scena: la nostra preghiera non potrebbe commuovere di nuovo il Signore in modo che, per la sua misericordia, conceda la vera Vita a coloro che ci hanno preceduto?

* * *

L’anno giubilare che sta per concludersi non dev’essere considerato semplicemente uno dei tanti eventi del calendario, ma deve spingerci verso il futuro e rinnovare in noi solidi aneliti di santità. Mi domando e ti domando, in confidenza, con amicizia: questo tempo ha lasciato nella tua anima una traccia profonda? Hai scoperto Dio come Padre Misericordioso? Conosci ora più a fondo l’interiorità del Signore, l’interesse che ha per ognuna e ognuno di noi?

Ricordiamo che, come ha detto il Santo Padre, “non è sufficiente aver sperimentato nella nostra vita la misericordia di Dio”, ma con gli altri “dobbiamo essere il suo segno e il suo strumento attraverso piccoli gesti concreti”. Per questo, le quattordici opere sulle quali abbiamo meditato insieme durante questi mesi ci invitano a piantare in permanenza il seme della “prima evangelizzazione” in tanti cuori che ancora non conoscono Cristo o che si sono allontanati da Lui. Al calore di questo nostro affetto e con l’aiuto della grazia molte anime, forse indurite dall’indifferenza, si apriranno di nuovo all’amore di Dio e si risveglierà in loro l’ardente desiderio di conoscere il Padre buono che ne aspetta il ritorno.

Mettiamo nelle mani della Madonna i nostri propositi e le nostre intenzioni. Supplichiamola: Dio ti salvi, Regina e Madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra […]; volgi a noi i tuoi occhi misericordiosi; e mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo ventre. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria!