Un aiuto per Walé

Le studentesse della scuola alberghiera SAME ogni anno raccolgono fondi per aiutare un centro sanitario in Costa d'Avorio.

Si può aiutare anche chi è molto lontano. Lo hanno imparato le studentesse della scuola alberghiera di Palermo SAME, che da quattro anni a questa parte coinvolgono i propri amici e le proprie famiglie per raccogliere contributi da inviare al Centro sanitario Walé, in Costa d’Avorio.

“Il primo anno abbiamo cominciato con il progetto Una goccia nell’Oceano - racconta Tere Sàdaba, la direttrice della SAME - ciascuna ragazza si era impegnata nel raccogliere un euro a settimana per un anno”.

Si può aiutare anche chi è molto lontano

Ogni volta l’obiettivo della raccolta fondi è molto concreto. Due anni fa si trattava di dedicare gli sforzi economici affinché la gravidanza di alcune donne sieropositive andasse a buon fine. L’anno scorso, anche grazie ai soldi raccolti dalle ragazze, i 50 bambini sani da madri sieropositive hanno potuto ricevere come nutrimento latte artificiale.

L'iniziativa è partita dalle ragazze della scuola, ma si è rapidamente estesa a tutte le persone che ne hanno sentito parlare. Una signora alla quale era stato chiesto di contribuire con dei soldi ha rilanciato, preparando diversi presepi all’uncinetto, che poi sono state venduti dalle studentesse per la causa di Walé.

Il periodo natalizio è sempre quello ideale per coinvolgere più persone possibili, anche perché l’appuntamento con il dispensario africano è proprio a gennaio, periodo in cui le ragazze inviano i soldi raccolti.

grazie ai soldi raccolti dalle ragazze, 50 bambini sani da madri sieropositive hanno potuto ricevere come nutrimento latte artificiale

“Negli anni passati la nostra scuola era di tipo convittuale, quindi le ragazze nel fine settimana solitamente tornavano a casa, molte nei loro paesi di provenienza - continua Tere - ; è stato molto bello vedere come tante si siano adoperate affinché proprio dai loro paesi di origine arrivassero molti contributi da parte di persone generose”.

“Spesso le nostre alunne non provengono da famiglie particolarmente facoltose, eppure - racconta Assunta, una delle responsabili del progetto - alcune di loro hanno contribuito personalmente anche con venti euro”.

A Natale le studentesse, insieme alle insegnanti della scuola alberghiera, hanno organizzato una cena di beneficenza coinvolgendo le loro famiglie e gli amici: “Per noi ragazze - racconta una studentessa della SAME - è stato gratificante metterci in gioco per occuparci di questa nobile causa: ci siamo impegnate a rendere la serata indimenticabile curando i dettagli! Ma è stato ancora più gratificante pensare che il ricavato andasse al centro medico in Costa d’Avorio. Abbiamo cercato di creare un ponte tra due mondi lontani”.

"Abbiamo cercato di creare un ponte tra due mondi lontani"

Come spesso capita, anche nella beneficenza il passaparola è un metodo efficace: “Una persona che lavora nella scuola - continua Assunta - ha parlato dell’iniziativa ai suoi famigliari. Un nipotino di questa persona ne ha parlato alla maestra, che ha coinvolto tutta la classe per vendere un bel numero di biglietti della lotteria”.

Il premio della lotteria di beneficenza per Walé era un cesto pieno di regali. “Un’ex alunna, oggi mamma, ha saputo dell’iniziativa da un’amica e ha venduto un intero blocchetto di biglietti nel proprio paese".


Anche Harambee Africa International, la onlus nata in occasione della canonizzazione di san Josemaría, sostiene il centro medico Walé.