San Giuseppe: fidanzato, sposo e padre

Che cosa può insegnare con la sua vita san Giuseppe ai fidanzati, ai mariti e ai padri di oggi? Vi proponiamo una riflessione di don Andrea Mardegan.

"Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe". Il Vangelo di Matteo introduce così la figura di Giuseppe: è il terzo nome, il terzo personaggio che appare, dopo Gesù e dopo Maria. Terzo anche per noi: Gesù, Maria, Giuseppe.

È presentato come colui a cui era promessa sposa Maria. Ecco il primo dato su Giuseppe: è un fidanzato. Il Vangelo non dice di più ma possiamo supporre che fosse proprio felice. Un fidanzato felice. Continua Matteo:“…prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo.”

La felicità si infrange contro un problema grande, imprevisto, doloroso. Il Vangelo lo risolve subito affermando che il frutto di quel grembo è opera dello Spirito santo. Ma Giuseppe, che ancora non lo sa o se lo sa si sente assolutamente distante e inadeguato di fronte a così grande mistero, deve affrontare una delle situazioni umane più complicate nel rapporto tra un fidanzato e la sua fidanzata.

Giuseppe deve affrontare una delle situazioni umane più complicate nel rapporto tra un fidanzato e la sua fidanzata

È il secondo profilo di Giuseppe nel racconto di Matteo: un fidanzato nei guai. Ma la situazione dolorosa fa scaturire la terza caratteristica di Giuseppe fidanzato. “Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.” Non voleva seguire la legge e ripudiarla pubblicamente esponendola alla lapidazione. Era un uomo giusto. Fin dall’inizio della loro storia Giuseppe protegge Maria.

Per questo si merita, ancora prima delle nozze, di essere definito dal Vangelo “suo sposo”. Giuseppe si trova di fronte al mistero di Maria. Al mistero della sua donna.

Fin dall’inizio della loro storia Giuseppe protegge Maria

E pur non comprendendolo lo protegge. Pagando di persona. Si sta per addossare una colpa infamante. La colpa di quella gravidanza prima del tempo. E scappare. Così voleva proteggerla. La comprende: la prende dentro di sé pensando di scappare da lei per salvarla.

Vive già in anticipo quello che san Paolo chiede a tutti i mariti. “e voi mariti, amate le vostre mogli, come anche Cristo ha amato la Chiesa”(Ef 5,23). La ama offrendo per lei la sua vita, bruciando per lei la sua esistenza. Sposo giusto che salva donando la vita. Disposto a vagare nel futuro dei suoi giorni, lontano da lei e diffamato dalla gente. “Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».

L’angelo del Signore che impedì ad Abramo di rinunciare a Isacco il figlio della promessa, appare a Giuseppe e gli impedisce di rinunciare alla sua sposa. Dio ha gradito il suo donare se stesso, per lei e per il bambino. E gli regala in cambio tutto ciò che lui desiderava e che era disposto a lasciare e ancor di più: lei, la sua sposa, Maria e il figlio della promessa per tutte le genti.

L’angelo del Signore che impedì ad Abramo di rinunciare a Isacco il figlio della promessa, appare a Giuseppe e gli impedisce di rinunciare alla sua sposa

Il figlio che Abramo vide pieno di gioia (cfr Gv 8, 56). ”Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa”. Sposo e padre felice. “Senza che egli la conoscesse, ella diede alla luce un figlio ed egli lo chiamò Gesù.” Senza che la conoscesse significa che non ebbe rapporti coniugali con lei, eppure la amò come Adamo amò Eva prima del peccato originale, trovò in lei “un aiuto che gli corrispondeva” (cfr Gen 2, 18). E ancora di più. Come spiega san Giovanni Paolo II: «Non temere di prendere con te» significa fa di tutto al fine di riconoscere il dono che lei è per te. Per tutto il tempo che lei rimane per te il dono di Dio stesso, puoi tranquillamente gioire di tutto ciò che quel dono è.”[1] Conobbe la pienezza della sua comprensione, la tenerezza del suo cuore, la dolcezza delle sue carezze, la fortezza capace di sostenerlo in ogni difficoltà. Conobbe in lei la compagna di ogni avventura, la sorella, l’amica, la moglie conoscitrice di ogni suo intimo desiderio e preoccupazione, slancio e scoraggiamento.

«Non temere di prendere con te» significa fa di tutto al fine di riconoscere il dono che lei è per te. (san Giovanni Paolo II)

L’amore di Maria e la paternità verso Gesù riempirono il suo cuore. La sua castità era amore totale del Padre riversato in lui dallo Spirito santo. “Un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo»".

Il comando dell’angelo, in tempi belli e in tempi duri, per Giuseppe è sempre lo stesso: prendi con te il bambino e sua madre. Ripetuto varie volte. Sintesi della sua vita: ha preso con sé, lungo tutta la vita, il bambino e sua madre. Non li ha più lasciati. Li ha presi dentro la sua vita. Assunti, compresi, protetti, valorizzati, lanciati, dentro alla sua esistenza.

Quando Maria lo abbracciava piena di gratitudine nelle sere di Nazaret, pregava insieme a lui per tutti i Giuseppe della storia

Quando Maria lo abbracciava piena di gratitudine nelle sere di Nazaret, pregava insieme a lui per tutti i Giuseppe della storia, per tutti gli uomini che avevano e avrebbero capito, sostenuto e valorizzato le donne e si sarebbero lasciati aiutare da loro, per coloro che avrebbero protetto, salvato, aiutato, educato i bambini. Perché questi Giuseppe fossero numerosi come le stelle del cielo e la sabbia del mare, perché non si scoraggiassero nelle difficoltà e si sentissero sempre scelti per un compito di salvezza.

Don Andrea Mardegan


[1] San Giovanni Paolo II, Il dono disinteressato, in Mauro Leonardi, Come Gesù, Ares Milano 2011, pag. 306