Il Prelato in Germania: “Dobbiamo essere strumenti di unità nella Chiesa e nella nostra famiglia”

Sabato mattina più di 500 fedeli si sono riuniti nella parrocchia di san Pantaleone, a Colonia, per partecipare alla Messa celebrata da mons. Fernando Ocáriz.

Navata centrale della chiesa di san Pantaleone (Colonia).

20 agosto

Il prelato, che dallo scorso 5 agosto si trova in Germania, ha concelebrato con 30 sacerdoti della Società Sacerdotale della Santa Croce.
“Far conoscere Gesù Cristo nel proprio ambiente”, è stata una delle idee centrali trasmesse da mons. Ocáriz: “Ciascuno nel proprio ambiente, nella famiglia, nel lavoro, nelle relazioni sociali, può e deve fare presente la parola di riconciliazione di Cristo. Che grandiosa missione, malgrado la nostra debolezza personale!”.

“Sforziamoci di essere strumenti di unità nella Chiesa – ha detto anche il prelato nella sua omelia -, essendo strumenti di unità nella propria famiglia, nel proprio ambiente e nella vita ordinaria”.
Poi ha ricordato le parole pronunciate da Benedetto XVI all’inizio del suo pontificato: “Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con Lui”.
Alla fine della Santa Messa, che è stata offerta in modo speciale per le vittime dei recenti attentati terroristici, mons. Ocáriz ha ringraziato Dio per il fatto che la Chiesa è davvero una grande famiglia e ha chiesto che i fedeli siano sempre molto uniti tra loro e con il Papa: “Non manchi mai – ha chiesto - nella nostra giornata una preghiera frequente per il Papa, per le sue intenzioni, per la sua attività di pastore della Chiesa universale”.

Tre giovani irachene
La cordialità e la gioia dei fedeli era un fatto palpabile durante la celebrazione della Santa Messa. Tra i presenti all’Eucaristia c’era un gran numero di famiglie, coppie di fidanzati, giovani e bambini. C’erano anche Larsa, Larmiin e Melda, tre ragazze di confessione siro-cattolica, che erano state costrette a fuggire con le loro famiglie da Mosul. Poche settimane prima le tre irachene avevano partecipato a un campeggio estivo nella regione dell’Eifel, organizzato da alcune giovani dell’Opus Dei.

Prima della Santa Messa ha avuto luogo un incontro del Prelato con un gruppo di sacerdoti della Società Sacerdotale della Santa Croce. Mons. Ocáriz li ha incoraggiati a vivere la gioia nella speranza, ben sapendo che “non si perde neppure una virgola del lavoro pastorale, anche se alle volte i frutti non si vedono”. Ha fatto l’esempio di Giovanni Maria Vianney, il santo Curato d’Ars: quante persone possono prendere la decisione di convertirsi e vivere una vita cristiana portati dalla grazia divina e dal lavoro perseverante di un sacerdote! “Non è un ingenuo ottimismo, ma significa alimentare nell’anima la virtù della speranza in Dio, che non ci defrauda mai e che è la fonte della nostra gioia e del buon umore”.

Infine ha chiesto ai sacerdoti di accrescere l’unione con il loro vescovo e con il Santo Padre. Li ha poi invitati a pregare con perseveranza per Papa Francesco, che chiede sempre l’elemosina della preghiera a ogni persona che lo saluta e in ogni lettera che scrive.

Se manca l’amore

Sabato pomeriggio, durante un incontro con alcuni fedeli della Prelatura, il prelato dell’Opus Dei ha messo in evidenza la relazione esistente tra la libertà e l’amore: “ Ogni volta che i nostri obblighi personali o familiari ci appaiono come qualcosa di penoso, dovremmo chiederci se non è l’amore che manca. In questo caso – ha concluso – possiamo rivolgerci al Signore nella nostra orazione e chiedergli di accrescere la nostra fede”.