Come si diventa santi? Stando con il Signore

Cosa definisce veramente un santo? Quando pensiamo ad un santo dobbiamo partire da Gesù. Una riflessione sulla santità quindici anni dopo la canonizzazione di san Josemaría.

Tutti possono essere santi, ovunque siano, nel bel mezzo della strada.

Quando si sente parlare di un santo, lo si può immaginare in molti modi: a partire dalle immagini delle statue nelle chiese, dai film che forse si sono visti qualche volta oppure semplicemente come richiamo a un mondo lontano e che poco ha a che vedere con la vita delle persone reali. Ma cosa definisce veramente un santo? Cosa lo caratterizza come tale? Come lo si diventa?

santo è chi sta con Gesù, chi cammina con Lui, chi parla con Lui.

Il Vangelo offre subito una indicazione chiara: santo è chi sta con Gesù, chi cammina con Lui, chi parla con Lui. Per questo si narra delle “sante donne”, cioè di parenti, amiche o peccatrici che accompagnavano Maria sulle orme di Gesù. Addirittura il primo santo a entrare in paradiso è stato un ladrone, il quale aveva affermato pubblicamente di meritarsi la pena di essere crocifisso, a differenza di Gesù, ma che è andato in Cielo perché sulla croce si è affidato proprio a Gesù. È con Lui in Cielo perché è stato con Lui sulla terra.

Così quando pensiamo ad un santo dobbiamo partire da Gesù, perché ciò che lo caratterizza non è di aver compiuto grandi imprese, o di essere fatto in un certo modo, ma semplicemente la sua relazione con il Maestro. Alla luce di tutto questo si può capire perché san Giovanni Paolo II ha definito san Josemaría "un maestro nella pratica dell'orazione, che egli considerava come straordinaria arma per redimere il mondo."

san Giovanni Paolo II ha definito san Josemaría "un maestro nella pratica dell'orazione"

San Josemaría è santo perché ha parlato con Gesù e in questo stava tutta la sua forza, da qui sgorgava tutto il suo amore appassionato per il mondo. Ciò è anche il fondamento del messaggio che Dio gli ha affidato: tutti possono essere santi, ovunque siano, nel bel mezzo della strada, vivendo la propria vita e senza fare cose speciali, se parlano con Gesù. Così Dio ha voluto che san Josemaría fosse un maestro di orazione per annunciare a tutti la chiamata universale alla santità, poi riproposta a tutta la Chiesa nel Concilio Vaticano II.

Per il termine maestro vale un po' lo stesso che si è detto per santo. Maestro, qui, non deve farci pensare a un guru o a una persona su un piedistallo. Forse qui maestro è più simile al titolo che si dà ai musicisti e agli artisti in generale: il maestro è colui al quale viene facile fare una cosa bellissima e che è capace di rendere gli altri capaci di fare lo stesso.

Nella mia vita l'incontro con san Josemaría è coinciso proprio con la scoperta dell'orazione. Quando ero studente di fisica e stavo preparando l'esame più difficile del corso, studiavo con un amico che si preparava per l'ingresso alla specialità in medicina. Lui aveva seguito san Josemaría e io lo ammiravo per la sua serietà e sincerità. Però tutti i pomeriggi interrompeva per un po' di tempo lo studio e spariva. Io ero incuriosito e alla fine le mie domande ricevettero una risposta che mi sembrava incomprensibile: il mio amico lasciava lo studio non per andare a prendere un caffè o per altro, ma per pregare davanti al Santissimo, per parlare con Gesù. Si dice che la curiosità è la madre di ogni scienza, così alla fine io cedetti proprio alla mia curiosità e gli chiesi di andare con lui. Pensavo che fare orazione fosse difficile e richiedesse una preparazione particolare, tipo quella che stavamo perseguendo con gli studi universitari. Invece il mio amico mi disse che era semplicissimo, perché Gesù era vivo, era mio amico ed era davanti a me. Pregare era solo parlarGli. Da allora non ho più smesso di farlo e sono profondamente grato a san Josemaría e al mio amico.

Non ci sono regole fisse nella preghiera

Non si può spiegare cosa significa pregare, come non si può dare un metodo o regole fisse per parlare tra amici o voler bene alle persone che si amano. Non è quello che si dice ciò che conta, ma il fatto che quel parlare nasce dalla relazione e approfondisce sempre più la comunione. San Josemaría ha fatto vedere a tutti che si può parlare a Gesù di tutto, della propria vita, di Lui, del Suo cuore, di Sua Madre. Basta immergersi nel Vangelo partendo dalla presenza del Risorto davanti a noi e lasciarsi attrarre dentro la Sua vita e dentro la nostra vita. Facile come ridere, come cantare, come amare.

Don Giulio Maspero