Chi sostenne i costi di Escrivà durante la guerra e pagò il pasaggio attraverso i Pirenei?

Conviene fare una considerazione preliminare: in tempo di guerra il valore del denaro e la sua utilità si modificano sostanzialmente.

Conviene fare una considerazione preliminare: in tempo di guerra il valore del denaro e la sua utilità si modificano sostanzialmente. In quegli anni di guerra, la cifra media stimata per passare i Pirenei era fissata intorno a 1.200 pesetas a persona, più gli straordinari.

A questo si dovevano sommare i costi derivati dal viaggio e – soprattutto – dalla permanenza a Barcellona dei membri della spedizione. Insieme con San Josemaria fuggirono sette persone, che passarono sei settimane nella capitale catalana. Ciò fece sì che i costi lievitassero a circa duemila pesetas a personaQuesto denaro uscì fondamentalmente dal salario professionale e dai risparmi di quattro di essi: José Maria Albareda e Tomás Alvira, professori di scuola, Juan Jiménez Vargas medico, Manuel Sainz de los Terreros ingegnere.

Tre dei fuggitivi erano studenti: Pedro Casciaro, Miguel Fisac e Francisco Botella, e le famiglie di questi ultimi due sostennero i costi corrispondenti. Collaborarono inoltre le famiglie di Sainz de los Terreros e di Jiménez Vargas.

Altri fedeli dell’Opera a Madrid misero qualcosa, come l’ingegnere Isidoro Zorzano e José Maria Gonzàlez Barredo, professore di scuola. A questo si aggiunse il poco che restava del denaro che era destinato alla sistemazione, nel luglio 1936, della nuova residenza di Via Ferraz, che non poté essere terminata a causa del conflitto.Nonostante tutto, la somma degli imprevisti fece sì che gli otto fuggitivi non potessero coprire i costi, e per questa ragione all’arrivo ad Andorra lasciarono all’ultima delle loro guide un debito di 4.500 pesetas.