Anima sacerdotale, Anima di Cristo

Ogni mattina, nell’iniziare la giornata, possiamo dire al Signore che desideriamo che anche il nuovo giorno sia per lui, gli offriamo la nostra vita, il nostro cuore, il nostro lavoro…Questa offerta è possibile perché ogni cristiano possiede un’anima sacerdotale.

Tra le domande del catechismo, che si usava in alcuni luoghi per preparare i bambini alla Prima Comunione, si trovava la seguente: “Perché Dio ha creato gli uomini?” La risposta era semplice e facile da mandare a memoria: “Dio ha creato gli uomini per amarlo, ubbidirgli sulla terra ed essere felici con lui in cielo”. In questa frase è contenuta l’essenza del nostro destino sulla terra.

Il Compendio dell’attuale Catechismo della Chiesa Cattolica mette in evidenza, tuttavia, un aspetto importante: “L’uomo è stato creato per conoscere, servire e amare Dio, per offrirgli in questo mondo tutta la creazione in rendimento di grazie, ed essere elevato alla vita con Dio in cielo” (1). Effettivamente, forma parte del senso generale della creazione dell’uomo, il dirigere verso Dio la propria attività nel mondo e offrirgli tutta la creazione in rendimento di grazie. In un certo modo, dal momento che Dio ha associato l’uomo alla sua opera creatrice, ogni attività umana deve tendere a cooperare e riflettere la bontà e la bellezza dell’azione di Dio. “L’uomo infatti, creato ad immagine di Dio, ha ricevuto il comando di sottomettere a sé la terra con tutto quanto essa contiene, e di governare il mondo nella giustizia e nella santità, e così pure di riferire a Dio il proprio essere e l’universo intero, riconoscendo in lui il Creatore di tutte le cose” (2).

Ma dopo il peccato originale, questo compito di collaborazione nel disegno divino ha trovato un ostacolo insuperabile: la mancanza di rettitudine del cuore dell’uomo. Come narra la Bibbia, più che cooperare con Dio nella costruzione del cosmo, gli stavamo comunicando il nostro stesso disordine, stavamo costruendo un mondo egoista. Allora, nella sua grande misericordia, Dio ha voluto inviare suo Figlio per introdurre di nuovo nella creazione la rettitudine di vita, la giustizia del cuore, le parole e le azioni che gli fossero veramente gradite. E a quest’opera di Redenzione, prevista da Dio fin dall’eternità, siamo stati associati noi cristiani. Il sacrificio e la grazia di Cristo ci hanno riportati a Dio e hanno reso possibile che le nostre opere potessero collaborare alla salvezza delle creature.

"Dal momento che Dio ha associato l’uomo alla sua opera creatrice, ogni attività umana deve tendere a cooperare e riflettere la bontà e la bellezza dell’azione di Dio".

La vocazione all’Opus Dei rafforza in noi questa chiamata a cooperare con Cristo nell’opera creatrice e redentrice. Inoltre ci indica un cammino specifico: compiere con perfezione le cose di ogni giorno, il lavoro ordinario, la vita familiare, le relazioni sociali. Offrire a Dio la quotidianità, la vita abituale, fino a riconoscere la Sua presenza in mille piccoli particolari.

E tutto questo esige da noi una profonda disposizione interiore, il desiderio soprannaturale di servire Dio in ciò che facciamo, di portargli le persone che frequentiamo, di glorificarlo e, per questo, di liberarci dalle miserie che hanno la loro radice nel peccato. E’ come un sedimento lasciato poco a poco nell’anima dall’azione dello Spirito Santo, contando sulla nostra corrispondenza; un modo di essere che procede da Cristo e ci lega al suo Sacerdozio.

L’anima sacerdotale è propria di tutti noi cristiani, poiché per il Battesimo siamo stati costituiti sacerdoti della nostra stessa esistenza (…), per compiere ciascuna delle nostre azioni in spirito di obbedienza alla volontà di Dio (3). Perciò ogni mattina, all’iniziare la giornata, diciamo al Signore che vogliamo che pure il nuovo giorno sia per lui, gli offriamo la nostra vita, il nostro cuore, il nostro lavoro, tutto il nostro essere.

SALDAMENTE APPOGGIATI SULLA GRAZIA

Noi possiamo essere graditi a Dio e far sì che le nostre opere riflettano la carità e la bontà divine non in virtù dei nostri meriti, ma per la grazia di Dio che ci rende giusti al di dentro. Perché, come dice San Paolo, l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (4).

Pertanto, l’anima sacerdotale nasce dall’alto (5), dalla nostra condizione di figli di Dio: fa aprire il cristiano alla vita di Cristo, sacerdote eterno. Agire con anima sacerdotale richiederà il sapersi vincere frequentemente, e andare al di là dei limiti di dedicazione e di sforzo che sembrano ragionevoli; esigerà ignorare o risolvere difficoltà originate dal proprio carattere o dalle circostanze, perché notiamo che racchiudono qualcosa di conveniente alla gloria di Dio o al bene del nostro prossimo; richiederà di saper trovare il tempo necessario per fare del bene, o superare il timore di non essere capaci di realizzarlo.

In tutte queste cose dobbiamo esercitarci ogni giorno, cercando di ottenere piccole conquiste, aumentando la generosità in qualche particolare, evitando di scoraggiarci quando verifichiamo che non ci siamo riusciti o non abbiamo voluto; ma è così che possiamo gettare sempre più in profondità le basi della nostra vita interiore. La nostra generosità e la nostra corrispondenza non ci sembreranno mai sufficienti se sappiamo guardare in avanti, verso una meta che sta sempre più in là: se ci guardiamo allo specchio della vita di Gesù.

L’anima sacerdotale di Cristo risulta ben rispecchiata nella breve affermazione circa il senso della sua venuta: il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti (6). E’ come se con queste parole Gesù avesse voluto manifestare la propria disponibilità ad abbattere ogni limite per liberare molti dal pecccato e dare loro la vita, affinché il Padre fosse glorificato con la salvezza di tali persone.

Alla luce dell’esempio di Cristo, si intende bene quanto scriveva don Álvaro in occasione delle nozze d’oro della Società Sacerdotale della Santa Croce: se desiderate conoscere veramente in che cosa si nota l’anima sacerdotale, ve lo riassumerò con parole di san Josemaría: nel non dire mai “basta”. Non rispondere “basta” all’amore, non fermarci davanti al sacrificio, come Cristo (7).

Abbiamo la certezza che su questa terra, al di fuori di Gesù, soltanto la Madonna fu capace di non dire mai basta, guidata dal desiderio di essere in ogni circostanza la serva del Signore. Lei ha accompagnato Gesù crocifisso più di qualunque altra persona, e il Signore l’ha associata al suo Sacerdozio in un modo specialissimo e superiore a quello degli altri uomini.

Ricordando la frequenza con cui san Josemaría esortava le sue figlie a crescere nell’anima sacerdotale, don Álvaro diceva: Guardate Maria Santissima, che la Chiesa invoca come Mediatrice di tutte le grazie e Madre dei sacerdoti.Contemplatela ai piedi della Croce, pienamente identificata con suo Figlio. Ci può essere un esempio più grande di anima sacerdotale in una donna? (8).

Santa Maria ha potuto esercitare l’anima sacerdotale con tale perfezione per la sua particolare pienezza di grazia dello Spirito Santo. Non possiamo pertanto contemplare il suo esempio semplicemente con occhi umani: la nostra immaginazione rimarrebbe sommersa dalla difficoltà che tanta rinuncia e tanto sacrificio portano con sé; saremmo portati a giudicare che un tale cammino è impossibile per noi, e ci accontenteremmo di cercare, più o meno coscientemente, percorsi più comodi.

"Su questa terra, al di fuori di Gesù, soltanto la Madonna fu capace di non dire mai basta".

La liturgia della Chiesa dice dello Spirito Santo –che ci è stato dato- che è “Padre dei poveri, Datore dei doni, Luce dei cuori” (9). Se siamo fedeli e abbiamo fiducia in Lui, otterremo pure tutti i suoi doni: “virtù e premio, morte santa, gioia eterna” (10). E in questo modo ci riempiranno di gioia tutte le occasioni di esercitare l’anima sacerdotale. Proprio quando ci potrà costare un po’ di più, sentiremo inesplicabilmente una gioia maggiore, che procede dal di dentro, da quella sorgente di acqua che zampilla per la vita eterna (11).

COMMUNICATIO CHRISTI Abbiate in voi, dice San Paolo, gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù (12). Il Vangelo ci fa vedere con frequenza molti dei desideri e dei modi di pensare del Signore. Si nota che il primo posto nella sua anima è sempre per Dio Padre: lo consuma il desiderio di fare quanto il Padre gli chiede, lo divora lo zelo per la Casa di Dio…

Uno zelo che si era già manifestato quando, ormai adolescente, aveva sentito nel Tempio l’imperiosa necessità di occuparsi delle cose del Padre suo. Anni dopo, avrebbe dichiarato che tale Volontà era la sostanza di cui viveva, il suo cibo, e che provava autentica angoscia finché non avesse visto compiuto il piano divino (13).

Spinto da tale forte anelito, Gesù Nostro Signore desiderava profondamente la conversione degli uomini, che si aprissero all’amore di Dio, alla carità degli uni verso gli altri. Era in grado di scoprire nei cuori questa sete di felicità, incatenata molte volte con i lacci del peccato: Zaccheo, la samaritana, l’adultera, ne sono testimoni eloquenti.

Le necessità umane, l’indigenza e il dolore commuovevano profondamente il suo Cuore amabilissimo. La risurrezione del suo amico Lazzaro, della figlia di Giairo – uno dei capi della sinagoga –, del figlio della vedova di Nain; la miseria dei lebbrosi, del cieco dalla nascita, dell’emorroissa malata e ridotta in rovina. Cristo apprezzava la purezza di cuore dei bambini, l’umiltà della cananea, la nobiltà d’animo dei suoi discepoli. Percepiva profondamente l’amicizia dei suoi, la gioia di vederli crescere nella fede e di condividere i loro desideri. Voi siete –diceva loro- quelli che avete perseverato con me nelle mie prove…(14). Gli avrà causato profondo dolore il tradimento di Giuda, l’apostasia di coloro che lo avrebbero abbandonato, l’ostinazione dei suoi nemici. Pianse Gesù di fronte al duro destino riservato a Gerusalemme.

Ci siamo affacciati sull’anima di Cristo perché in essa troviamo le principali manifestazioni dell’anima sacerdotale che ogni cristiano deve possedere, partecipazione di quella volontà di Redenzione che ha portato Cristo a morire per noi sulla Croce. L’anima sacerdotale consiste nell’avere gli stessi sentimenti di Cristo Sacerdote, cercando di compiere in ogni momento la Volontà divina, e offrire così la nostra vita intera a Dio Padre, in unione con Cristo, per corredimere con Lui grazie all’azione dello Spirito Santo (15).

Questi sentimenti li elargisce nel nostro cuore lo Spirito Santo, che è, come diceva Sant’Ireneo, communicatio Christi, comunicazione di Gesù e pertanto trasmissione della sua intimità, dei suoi pensieri e desideri, che diventano sempre più nostri. “Nella Chiesa si è insediato lo Spirito Santo, cioè la comunicazione di Cristo” (16).

"L’anima sacerdotale consiste nell’avere gli stessi sentimenti di Cristo Sacerdote, cercando di compiere in ogni momento la Volontà divina".

Nella preghiera, diamo impulso ai nostri desideri affinché sia così. Spesso, ci aiuterà in questo la lettura del Vangelo, e metteremo impegno per situarci in quelle scene e concentrarci su Gesù, su quanto ci vuole comunicare, su ciò che porta nel suo cuore. E questo, anche se talvolta dobbiamo iniziare dicendogli che siamo privi di idee o freddi, o insensibili …, o chiedendogli di concederci almeno quei desideri di avere desideri (17), che san Josemaría ci spingeva a chiedere. Se lo facciamo con umiltà, sicuri che stiamo richiedendo il meglio, il Signore avrà misericordia della nostra povertà, premierà la nostra fede e farà in noi il miracolo: il suo potere divino, che ha trasformato la vita dei personaggi che sfilano nel Vangelo, imprimerà nella nostra anima i suoi stessi sentimenti di Redenzione.

E così, guardando il mondo, le persone, la vita nostra con gli occhi che Cristo ci presta, gli chiederemo umilmente di aiutarci a fare la cosa giusta, a compiere quanto Gli è gradito, a servirlo nelle faccende che ci tengono occupati, a portargli le persone che ci circondano senza timore di spenderci.

Nei momenti di preghiera – e sempre nella nostra vita – rivolgiamo il nostro sguardo a Maria, Madre nostra, e le chiediamo che crescano impetuosi nel cuore di tutti i cristiani queste sante ambizioni: lasciarci trasformare dall’Anima di Cristo per arrivare ad essere veramente conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli (18).

A. Ducay

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1. Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, n.67.

2. Conc. Vaticano II, Costit. Past. Gaudium et Spes, n. 34.

3. Gesù che passa, n. 96.

4. Rm 5, 5.

5. Cfr. Gv 3, 3.5.

6.Mc 10, 45.

7. Don Alvaro, Cartas de familia (3), n. 377.

8. Ibid., n. 374.

9. Sequenza Veni Sancte Spiritus.

10.Ibid.

11. Gv 4, 14.

12. Fil 2, 5.

13. Cfr. Gv 4, 34; Lc 12, 49-50.

14. Lc 22, 28.

15. Don Alvaro, Cartas de familia (3), n. 375.

16, Sant’Ireneo di Lione, Adversus haereses, III, 24, 1.

17. En diálogo con el Señor, p.28.

18. Rm 8, 29.