37. Chi fu San Paolo? Come trasmise gli insegnamenti di Gesù?

Quasi in ogni pagina del Vangelo ci imbattiamo in personaggi che si chiedono qualcosa su Gesù: da dove viene, come mai insegna con tanta autorità, da dove deriva il suo potere, perché fa miracoli, perché sembra opporsi alle tradizioni, perché le autorità lo respingono. Sono domande che si fecero allora e si sono continuate a fare lungo i secoli. A queste domande se ne sono aggiunte altre sul Gesù storico: che lingua parlava, che rapporto aveva con Qumran, è esistito davvero Ponzio Pilato?

Paolo è il nome greco di Saulo, uomo di razza ebrea e di religione giudea, oriundo di Tarso di Cilicia, città situata nel sud-est della attuale Turchia, che visse nel secolo I dopo Cristo. Paolo fu, pertanto, contemporaneo di Gesù di Nazaret, sebbene presumibilmente non arrivarono a incontrarsi in vita.

Saulo di Tarso fu educato nel fariseismo, una delle fazioni del giudaismo del secolo I. Come lui stesso narra in uno dei suoi scritti, la lettera ai Galati, il suo zelo per il giudaismo lo portò a perseguitare il nascente gruppo dei cristiani (Ga 1,13-14), che considerava contrari alla purezza della religione giudea, fino a che in una occasione, sulla strada per Damasco, Gesù stesso gli si rivelò e lo chiamò a seguirlo, come prima aveva fatto con gli apostoli. Saulo rispose a questa chiamata battezzandosi e dedicando la sua vita alla diffusione del vangelo di Gesù Cristo (At 26,4-18).

La conversione di Paolo è uno dei momenti chiave della sua vita, perché è proprio allora che comincia a capire la Chiesa come corpo di Cristo: perseguitare un cristiano è perseguitare Gesù stesso. In questo passaggio, Gesù si presenta come “Resuscitato”, situazione che è riservata a tutti gli uomini dopo la morte se uno segue le orme di Gesù stesso, e come “Signore”, rimarcando il suo carattere divino, giacché la parola che si usa per denominare il “signore”, kyrie, si applica nella Bibbia a Dio stesso. Possiamo dire, allora, che Paolo ricevette il vangelo da predicare da Gesù stesso, sebbene poi, anche aiutato dalla grazia e dalla propria riflessione, seppe ricavare da questa prima luce molte delle principali caratteristiche del vangelo, sia per una maggiore comprensione del mistero divino sia per mostrarne le implicazioni sul modo d'essere e d'agire degli uomini senza fede e con fede in Cristo.

Paolo, al momento della sua conversione, è presentato con tratti da profeta a cui si assegna una missione molto concreta. Come dice un altro dei libri del Nuovo Testamento, gli Atti degli Apostoli, il Signore disse ad Anania, quello che aveva battezzato Paolo: “Vai, perché questo è il mio strumento eletto per portare il mio nome ai gentili, ai re e ai figli di Israele. Io gli mostrerò quello che dovrà soffrire a causa del mio nome” At 9,15-16).

San Paolo portò a compimento la sua missione di predicare il cammino della salvezza realizzando viaggi apostolici, fondando e rafforzando comunità cristiane nelle diverse province dell’Impero Romano dove passava: Galazia, Asia, Macedonia, Acaia, ecc. Gli scritti del Nuovo Testamento ci presentano un Paolo scrittore e predicatore. Quando arrivava in un posto, Paolo si rivolgeva alla sinagoga, luogo di riunione dei giudei, per predicare il vangelo. Poi, si rivolgeva ai pagani, cioè ai non giudei.

Successivamente, Paolo incominciò a scrivere lettere, che presto sarebbero state ricevute nelle chiese con una particolare riverenza. Scrisse lettere a comunità intere e a persone singole. Il Nuovo Testamento ce ne ha trasmesso 14, che hanno la loro origine nella predicazione di Paolo: una Lettera ai Romani, due Lettere ai Corinti, una Lettera ai Galati, una Lettera agli Efesini, una Lettera ai Filippesi, una Lettera ai Colossesi, due Lettere ai Tessalonicesi, due Lettere a Timoteo, una Lettera a Tito, una Lettera a Filemone e una Lettera agli Ebrei. Sebbene non siano di facile datazione, possiamo dire che la maggioranza di queste lettere furono scritte durante la decade che va dall’anno 50 al 60.

Il centro del messaggio predicato da Paolo è la figura di Cristo dalla prospettiva di quello che ha realizzato per la salvezza degli uomini. La Redenzione operata da Cristo, la cui azione si pone in relazione molto stretta con quella del Padre e con quella dello Spirito Santo, conduce ad una riflessione sulla situazione dell’uomo e sulla sua relazione con Dio. Prima della redenzione, l’uomo camminava nel peccato, sempre più lontano da Dio: però ora c’è il Signore, il Kyrios, che è resuscitato e ha vinto la morte e il peccato, e che costituisce una sola cosa con quelli che credono e ricevono il battesimo. In questo senso, si può dire che la chiave per capire la teologia paolina è il concetto di conversione (metànoia), come passaggio dalla ignoranza alla fede, dalla Legge di Mosè alla legge di Cristo, dal peccato alla grazia.